Milano è la città del traffico, della congestione, della fretta, dei lavoratori alienati che in metro corrono come tori di fronte al rosso. La vita milanese è purtroppo scandita dal ticchettio delle lancette dell’orologio: tutto segue un determinato orario, tutto ha il suo tempo, tutto e tutti devono starci dentro altrimenti è la fine e si sballa “tutto“.
L’inverno passa in fretta ma da quando vivo a Milano a me sembra che invece ci metta il doppio dei mesi a passare: il continuo grigiore, la pioggia, l’umidità e il freddo la rendono cupa, pesante quasi oppimente. Ma bella, sempre bella e ricca di gioielli architettonici, artistici e stilistici da trovare dove meno te lo aspetti, magari proprio all’angolo della strada dove attendi il bus mentre distratto guardi verso l’alto e vieni catturato da un putto o una maschera che decora un balcone di un palazzo d’epoca al quale, passando sempre di fretta, non avresti dato un soldo bucato.
Poi Milano – come tutte le altre città ma soprattutto quelle dove il sole spesso si dimentica di passare – con l’arrivo della bella stagione (che quest’anno pare avere vergogna a farsi vedere e ci regala solo brevi periodi di sole e caldo africano) si trasforma, s’illumina e cambia volto: le persone sorridono di più, il tempo diviene un concetto meno “costrittivo” meno “opprimente“, si vive meglio la giornata, si trova più tempo per tutto, si vive il pomeriggio, si vive la luce, si vive la sera e ci si lascia succhiare quei 2 o 3 litri di sangue dalle zanzare tigre-trans-gender che nemmeno usando il più potete antizanzare per la pelle riesci a tenere lontane.
Ma la cosa migliore per vivere Milano con meno stress è la bici, la santissima due ruote che da secoli ci permette di spostarci con agilità e in tempi più o meno brevi quasi evvriuér senza consumare benzina!
Le bici nella città meneghina sono la cosa più rubata in assoluto: se a Napoli ti fottono la macchina o il motorino qui a Milano ti fottono la bici come se niente fosse. Poi se ti va di culo la ritrovi al mercato di Sinigallia o dagli indiani/pachistani/nonsocomedefinirlichiedoscusa che sono in Piazza XXIV Maggio, e magari riacquistarla per 30 o 50 euro e rischiare che te la ri-freghino mentre stai per abbandonare il posto magari menandoti pure (successo ad un mio amico). Ma che ci volete fare? É colpa dell’economia e delle spietate regole di mercato! Mica colpa dei ladri?
Quando poi ti va bene, magari, sotto casa hai anche una pista ciclabile che ti porta quasi fino a dove devi arrivare e in quei tratti dove si interrompe arriva il panico più assoluto: devi attraversare incroci privi di semaforo, o anche con semaforo multidirezionale, devi attraversare la strada sulle strisce pedonali tra orde di persone cieche che manco una mandria di Gnu in fuga da un leone, o ancora attraversare i binari del tram. Sono questi i momenti in cui maledici di avere una bici e rischi la vita quelle 8500 volte!
Ma poi ti rimetti sulla tua bella pista ciclabile, tra gli alberi, il parchetto pieno di bambini che giocano e ridono, dove le vecchiette ciarlano e dove i cani al guinzaglio pisciano e cacano in libertà, dove poi la sera tardi ci trovi chi beve birra, chi limona duro, chi si fuma una bella canna e l’odore si espande nell’aeree e magari chi appartato dietro le giostrine consuma una sveltina, ma dove di giorno il venticello fresco, il sole che ti bacia e l’ombra che ti dona sollievo ti fanno amare questa città, ti fanno amare la tua bici e sperare fortemente che nessun balordo balengo venga a fottertela.
Poi è ecosostenibile e ti rassoda le chiappe…vuoi mettere unire l’utile (anzi utilissimo visto l’avvicinarsi dell’estate) e il dilettevole?