
Oggi il Punto Coolinario toglie il grembiule da cucina e indossa i panni di un giudice imparziale solo per voi cari lettori de IlPuntoH.
La TV oramai ci propone sempre di più show di cucina e persone che prima di e in cucina vivevano oggi invece sono stelle del piccolo schermo, giudici indiscussi (e tal volta anche poco simpatici) di talent culinari che volenti o nolenti tutti seguiamo (anche solo per semplice curiosità). Queste “stelle” indiscusse della scena cuciniera della tivì hanno un background di gavetta e di quel pizzico di follia creativa che le ha portate a diventare quello che sono, e con i soldini derivanti da questi grandi ingaggi televisivi cosa c’è di meglio che investirli in nuove attività ristorative, dove il cliente anche poco colto (in materia di cibo intendo), sarà spinto ad andare perché è il ristorante dello Chef di questa trasmissione!?!?
Bene, il vostro Raffa, per festeggiare il Farewell Party di Donna Sophia si è recato con un gruppo di amici al nuovo ristorante “low cost” dello Chef Cracco: Carlo e Camilla in Segheria. E per voi ho creato questa chart di giudizio che sono sicuro potrà interessarvi.
Iniziamo dalla Location – una ex Segheria vicino al Naviglio Pavese, dagli spazi ampi che però, secondo me, sono sfruttati non al massimo. L’illuminazione con faretti a spot ha il suo fascino, e cioè rende una luce pacata che non disturba gli occhi, ma dall’altro lato fa un caldo all’interno del locale che già di questi tempi ancora freschetti nella bella Milano, rendono il soggiorno poco piacevole dopo un certo tempo. Il locale è ben areato grazie alle porte enormi che danno sull’esterno, peccato però che quelli siano i luoghi adibiti a chi vuole fumare e quindi, tu caro ospite non fumatore, di tanto in tanto dovrai respirarti la zaffata di fumo proveniente dall’esterno.
Arredamento – non saprei definire bene il tipo di arredamento, sicuramente però potrei chiamarlo “spartano”, “particolare”, “ricercato” ma non troppo. Si tratta di una disposizione a T (più o meno precisa) di 3 tavolate enormi, tutte bianche, decorate da servizi da té in porcellana bianca (che se fossero state piene di té/tisane che gli ospiti avrebbero potuto sorseggiare, sarebbe stato un tocco di classe ma anche un fortissimo elemento distintivo del locale: chi a Milano offre un té/tisana ai propri ospiti al tavolo?), tovaglioli usa e getta logati col nome del locale, piatti tra loro tutti diversi e grandi lampadari di cristallo (?) che vengono giù dagli altissimi soffitti.
Ambiente – tutto sommato non è malaccio se vuoi recartici con un gruppo di amici,ma devi essere pronto ad alzare molto la voce mentre parli con i tuoi commensali visto che la musica di “sottofondo” non è proprio così bassa, anzi, il volume in questo caso è troppo alto e copre di parecchio il tono delle voci degli ospiti che per capirsi finiscono per gridare l’uno con l’altro creando così quell’effetto fastidioso e disturbante delle “chiacchiere da mensa”… non so se avete presente? Altro punto debole, è secondo me, la poca intimità che queste tavolate offrono: se hai intenzione di andarci solo in due, tieniti pronto allora a dover condividere i tavoli con altre persone e dimenticati l’intimità delle frasi dolci e/o cose sconce sussurrate al partner che hai di fronte.
Concept – voi non ci crederete ma questo ristorante ha un concept, e non sarà facile scoprirlo se non lo estorcerete di bocca ai camerieri! Se per caso prendete tra le mani la carta dei vini, vi renderete conto che i vini offerti, per essere un ristorante di quel calibro, sono pochi, giovani (e qualitativamente, io che li ho provati posso dirvi che siamo messi maluccio) e hanno uno spazio poco curato. I drink invece sono quelli che la fanno da padrone! Così, dopo essere stati incuriositi dalla carta drink e aver chiesto al maitre di sala, abbiamo scoperto che i loro piatti vengono per lo più abbinati ai cocktails di loro invenzione: peccato averlo scoperto solo dopo aver già preso il vino!
Servizio – se vi piacciono le cose un po’ “alla buona” o comunque poco curate, allora andateci tranquilli. Ma per me che se vado in un ristorante di un certo nome, mi aspetto anche un certo servizio, il fatto di avere camerieri senza una divisa, che puzzano di fumo, un sommelier che se gli chiedi di spiegarti un vino, incespica perché non sa cosa raccontarti e per “raccontartela” la bottiglia di vino te la apre per poi portarsela indietro perché non è il vino di tua preferenza (lo stesso sommelier che poi voleva farmi credere che il Barbera e il Nebbiolo vengono dallo stesso vitigno… ma davvero?) è già un NO. E se poi ci metti il fatto che il cambio posate te lo adagiano gentilmente sul tavolo (non apparecchiato) senza nemmeno poggiarle su tovagliolo (che essendo un usa e getta potrebbe anche essere cambiato ad ogni pasto, magari) allora il NO diventa un SECCO NO!
Ma veniamo finalmente al cibo, che è ciò che ci interessa di più! Ho preso i 3 piatti che secondo me potevano essere quelli più particolari del menu proposto quella sera e non ne sono pentito, però da qui a dire che ne sono pienamente soddisfatto, ce ne passa.
Camilla Summer Salad: tra gli antipasti in carta era quella che maggiormente mi attirava. Una presentazione molto semplice, che non mi è dispiaciuta, ed un buon equilibrio di sapori freschi che regalavano al palato continui cambi e oscillazioni tra l’acidulo, il sapido forte e il dolce della frutta. Tutto sommato una cosa davvero molto semplice ed estiva ma che stona parecchio nella lista degli antipasti: non puoi farmi pagare un’insalata 16 euro quando poi è lo stesso prezzo di tutti gli antipasti dove ci sono anche porzioni di baccalà o cose anche più particolari ed elaborate.
Meat Cube Hamburger: come piatto principale ho scelto questa portata dal nome davvero appealing e chiedendo al maitre, il quale mi ha spiegato che grazie al pascolo libero dell’animale prima di essere macellato, la carne ha un forte sentore di nocciola, la mia curiosità per questo piatto è arrivata alle stelle e convinto l’ho atteso con ansia! All’arrivo vengo però un po’ deluso dalla porzione: una via di mezzo tra finger food e portata piccola, ma tutto sommato la presentazione del piatto è anche buona. Taglio il primo pezzo di carne e con mia piacevolissima sorpresa mi ritrovo in bocca un taglio di carne cotto alla perfezione, morbido, dal sapore delicato di nocciola e che si scioglie in bocca senza lasciare al palato alcun sentore di grassezza. Provo ad addentare poi un morso del sandwich e l’effetto è ancora più piacevole perché alla delicatezza della carne si contrappone il salaticcio e friabile sapore del panino piastrato e morbido. Una nota negativa era la salsina chilly di accompagnamento alle patatine che sapeva più di pomodoro crudo misto a ketchup che altro.
Finiamo col il dolce. Tortino di grano saraceno ai frutti rossi: presentazione semplice ma delicata e carina. Alla vista sono i colori dei frutti freschi che attirano e stimolano l’immaginazione facendoti aspettare un’esplosione di gusto; al naso è sempre l’odore forte dei frutti rossi che risalta, ma la sorpresa è in bocca. Al taglio con forchetta del tortino trovo una certa difficoltà per la durezza del cestino di pasta di grano saraceno, ma tagliato il mio boccone lo porto alla bocca e in quel momento viene fuori la sorpresa: sapori completamente slegati. Senti chiaramente il sapore del grano saraceno che però prevarica sul sapore della delicatissima crema pasticciera (che non sapeva d’uovo!!! Ottimo per me che non sopporto il sapore e l’odore dell’uovo) che poverina, a sua volta, viene quasi annientata dal fortissimo sapore acidulo dei frutti di bosco. C’è a chi piace sentire i sapori l’uno diviso dall’altro, a me un po’ meno, mi piace sì poterli distinguere ma non adoro il fatto che uno vinca sull’altro, soprattutto in un dolce dove mi aspetto un equilibrio di sapori.
Costo totale della cena (tra vini, acque e portate) 61 euro a persona….un vero “LowCost”! 😉
Nell’insieme mi sento di dargli un 6 come voto. Ci sono cose che da un ristorante di Cracco uno non si aspetta; e se mi è concesso consiglierei al nostro Chef Star di stare più dietro alle sue cucine perché a metterci il nome ma non la propria presenza in situazioni del genere ti fa rischiare parecchio, e poi basta un niente che le recensioni non buone ti facciano cadere dal piedistallo.
Resto ancora molto indeciso.. sono un tipo che ama provare cose nuove senza il peso del pregiudizio certo è che un locale “chef star”, low cost, (ma mica tanto) che come voto si becca un sei mi fa pensare..
Sai, è sempre tutto molto soggettivo e personale. Ma certo, da un ristorante che alle spalle ha un nome del calibro di Cracco, ti aspetti standard diversi