
É l’inizio di una nuova avventura lavorativa carica di responsabilità che un po’ mi spaventa ma d’altra parte mi eccita, mi carica di adrenalina e di entusiasmo.
Si comincia con un viaggio in giro per l’Europa per vari meeting con colleghi e agenti di cui sono responsabile e una volta di ritorno in Italia si inizia un lungo road-trip per le maggiori città Italiane così da conoscere gli italici agenti di cui sarò poi responsabile.
Questo viaggio, in pieno inverno, mi porta nelle belle e vaste terre venete: grandissimii spazi di terreni agricoli a destra e a sinistra delle lunghe strade statali che percorro ogni giorno per lavoro, ma per fortuna in queste terre ho dei buoni amici, amici come Fede e Cosy che proprio quella sera dovevo incontrare per cenare insieme.
“Bene! Allora ci vediamo stasera in questo locale bellissimo che è a metà strada tra casa nostra e l’hotel in cui alloggi ora”, mi dice il caro Fede ma poi aggiunge “mi raccomando non dare retta al navigatore quando ti dice di girare, tu continua diritto perché il locale è dopo una grande curva! Ma tranquillo lo vedi perché è molto bene illuminato anche se la strada è buia!”
“Bene!” esclamo io contento, e dopo aver segnato l’indirizzo con cura, penso “beh, stasera saremo io, la nebbia e Jack lo Stupratore! Speriamo solo di arrivare sani e salvi e poi vabé… tanto metto il navigatore e sarò guidato dai benedetti satelliti di San TomTom.”
La sera arriva, io mi preparo, sono carico di felicità perché finalmente rivedo Cosy e Fede che non vedo da qualche mese e perché per una sera almeno in questo mio viaggio di lavoro in giro per l’Italia, non cenerò da solo al tavolo di un ristorante e non mi sentirò chiedere per l’ennesima volta “è da solo?” (anche se mi piace poi rispondere: “no, siamo in due! Io e il mio amico immaginario Flip! Grazie.”)
Esco, salgo in macchina, imposto il navigatore e toh! Solo 15 minuti per arrivare al locale e quindi via verso il luogo dell’appuntamento.
Mentre mi avviavo però ricordo che se c’è una cosa che non mi tranquillizza è proprio quando tutto sembra troppo facile: mai fidarsi perché l’inculatura è sempre dietro l’angolo!
Infatti…manco esco dal centro città per prendere la statale che da una visibilità nitida e perfetta passo a visibilità 3 mt dalla macchina, con banchi di nebbia fitti che manco il coltello dello Chef Tony riesce a tagliare. Così, con pazienza e tanta, tanta, ma tantissima ansiaH mi metto piano piano alla guida e seppure fuori faccia un freddo della MDNA io in macchina sudo per la difficoltà del guidare con la nebbia: sono e rimango pur sempre un terrone…che ci posso fare?
Proseguo “tranquillo” (che eufemismo) ignaro della situazione surreale in cui mi sarei trovato di lì a 10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1 …
Si impalla San Tom Tom, statale vuota, ero l’unico essere impavido che la percorreva in quelle ore, io smadonno e non capisco quale cacchiolina di bivio prendere, così mi fermo 3 secondi, TRE, in quell’isola sparti traffico che c’è sempre di fronte ai bivi in statale o autostrada, e San TomTom resuscita, così in meno di 3 secondi resomi conto di quale svincolo prendere, inserisco la marcia e improvvisamente, dal nulla e nel buio e nella nebbia più fitti un faro mi viene puntato addosso da dietro. D’improvviso le sirene della polizia, io guardo nello specchietto retrovisore, e noto i due poliziotti intimarmi a seguirli.
MI lascio superare, e mi metto dietro di loro: pochi sono i metri che ci separano da un grande autogrill dove ci fermiamo, ma in quei pochi metri ho fatto scendere tutti i santi, le madonne, i cristi, i Dio e magari anche qualche deo Pagano da cielo, così per non farmi mancare nulla: i due scendono dalla macchina e si avvicinano alla mia, mi puntano una torcia negli occhi e mi intimano di abbassare il finestrino e tenere le mani sul manubrio. Ma davvero? Manco fossi un terrorista!
Si convincono che non ho armi da fuoco con me e dopo aver controllato il libretto della macchina e la mia patente, iniziano ad ispezionare tutta l’autovettura alla ricerca di droga, ma non avendone trovata manco mezza traccia inizia l’interrogatorio/ramanzina più surreale ch’io abbia vissuto.
“Ma lei lo sa che poteva provocare un maxi tamponamento mortale in superstrada per la bravata che ha fatto femmandosi al bivio?!?”
“Ma veramente guidavo su una strada che definire deserta è dire poco!”
“E se invece ci stavano i camion? Altre auto? Che cosa avrebbe potuto succeTere? [parole reali]
“Lei ha perfettamente ragione!”
“E che ci fa a quest’ora in queste strade?”
“Vado a cena con amici”
“AH! E come mai un milanese del sud sta qui?”
(Stavo per dire: parli tu che sei siciliano!) “Perché son qui per lavoro”
“E che lavoro fate?
(spiego in parole povere quello che faccio) “Ah buono! Mi interessa per me per iNparare nu poco d’inClese che è sembre bbbuono a pallarlo!”
“eh infatti” ….
MI fanno 80 euro di Multa, OTTANTA, saluto cordialmente con l’augurio che di quegli 80 euro, almeno 79,99 euro servissero all’acquisto di medicine per emorroidi sanguinanti ai due poliziotti, salgo in macchina, e mi riavvio verso l’appuntamento al quale oramai ero già in ritardo di almeno 40 minuti!
Per la strada però i nervi erano tantissimi, le madonne, i santi e i cristi continuavano a fioccare come neve a Natale e improvvisamente di fronte a me si palesa il fatidico punto in cui “se ti dice di girare tu vai diritto”. Ma che vuoi ricordare in quel momento? San TomTom mi dice “idiota, gira a sinistra!” e io lo faccio senza batter ciglio. E … mavaffanc…. mi ritrovo in una stradina sterrata che va in campagna, buia come la pece, con macchine in sosta all’interno delle quali i loro abitanti facevano zumZum e io sentivo già la forte presenza di Jack lo Stupratore che era nell’angolo come quei simpaticoni che mi hanno fermato al bivio, pronto a puntarmi una torcia negli occhi, a stuprarmi, rubarmi tutto e lasciarmi a terra al freddo e al gelo, esanime e morente.
L’istinto di sopravvivenza e la paura matta si impossessano di me, mi trasformano in rallysta che LEVATEVI proprio e ritorno verso retta via sgommando e schizzando pietrucce sulle auto parcheggiate.
Riprendo il giro, ricordo i saggi consigli del Fede, e dopo poco ecco il mega posto illuminato tanto desiderato.
Entro, racconto tutto, ma nessuno mi crede…o meglio, stenta a credermi…almeno però l’ottima compagnia di Fede, Cosy e Sere mi mette di buon umore e per qualche ora non penso alle medicine che avrei voluto comprassero i due poliziotti.
Ah per la cronaca: il ritorno in albergo è stato molto meno traumatico dell’arrivo al locale.
E dire che San TomTom mi diceva che ci sarebbero voluti solo 15 minuti…
ma vaffan…..