Cara Beatrice è strano ma i diritti arrivano anche in Italia

Ogni volta che cerco di scrivere qualcosa succede che cambio idea spostando pensieri e priorità. Volevo parlare della situazione economica in Europa, di Renzi, della manovra/non-manovra che ci aspetta e invece, ieri pomeriggio, in treno, il controllore (una donna sulla quarantina) comincia a parlarmi della sua vita.
Dal fidanzato storico che, dopo più di vent’anni, la fa stare ancora male quando per caso si incontrano, al matrimonio naufragato. Passando per i suoi viaggi in giro per il mondo e alla sua adorata New York dove se i gay si baciano per strada nessuno ci fa caso; “dovrebbe essere così dappertutto” mi dice. Arrivati quasi al capolinea mi spiega che però oggi è felice; ha un compagno da qualche anno ma non ci sono pargoli, a causa di problemi salute si è ritrovata sterile a 26 anni.
“Eh, se avessi i soldi, andrei all’estero. Tipo la Nannini. Ma non mi importa, faccio tanto volontariato adesso. Va bene così!”
Nei suoi occhi leggo una vena di malinconia, un’occasione mancata verso la quale prova ancora qualcosa. Un sentimento materno che non ha mai potuto esternare.

Fortunatamente per tutte le coppie, quelle che ovviamente soddisfano i requisiti di legge per accedere alle tecniche di procreazione assistita, le cose in Italia stanno cambiando. Piccola parentesi, le cose cambiano per merito della Corte Costituzionale che ha definito incostituzionale non consentire alle coppie sterili di avere figli, così come ha definito incostituzionale l’assenza di un diritto famigliare per le coppie gay ma il parlamento (e il Governo) restano sempre indietro.

Il Ministero della Salute, affidato ad una diplomata al liceo classico appoggiata da quella destra che fa riferimento Comunione e Liberazione, sta cercando in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote a quel diritto che anche la Corte Europea ha più volte ribadito.
Il caro ministro infatti, aveva prima detto di essere a lavoro su “linee guida nazionali in materia di fecondazione eterologa”, poi è passata ad un fantomatico decreto legge ed infine ha passato la palla all’iniziativa parlamentare che come ben sappiamo è, molto spesso, fallimentare.
Il ministro si è dimenticato che la sanità è di competenza regionale e dunque queste possono autonomamente predisporre un regolamento che indichi i criteri da adottare, tenendo presente che non esiste vuoto normativo: la fecondazione eterologa segue semplicemente le regole stabilite per le altre tecniche di fecondazione assistita, almeno fin quando il legislatore non si pronuncerà diversamente.

La Toscana è stata la prima a muoversi in questo senso ed ha già aperto la possibilità alle coppie sterili di provare a diventare mamma e papà, nonostante le polemiche dei cattolici più incalliti e le minacce del ministero di portare i NAS negli ospedali che attuino le procedure; la risposta (del Governatore Rossi)  è stata esemplare: ” [Se vengono] Gli diremo buongiorno e gli spiegheremo cosa abbiamo fatto seguendo una linea che tra l’altro fino a pochi giorni fa, fino allo stop decreto, era anche quella del Governo. Vorrei rammentare al ministro che i Nas non sono una minaccia ma un organo dello Stato, e quindi anche nostro. […] 

Cara Beatrice, lo so, è strano ma prima o poi i diritti arrivano anche in Italia, rassegnati.

 
 

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