
Devo ammettere che, quando IO CHE AMO SOLO TE (di Luca Bianchini, edito Mondadori) è uscito nelle librerie nella primavera del 2013, ci sono stato volutamente alla larga per due buoni motivi. Il primo: non ero pronto a leggere un libro dal titolo così smielato, per motivi strettamente personali. Il secondo: i “grandissimi successi” non mi hanno mai convinto molto, specie appena usciti.
Ecco perché l’ho lasciato, diciamo, decantare per un annetto buono. Ogni volta che entravo in una libreria vedevo i suoi due peperoncini abbracciati in copertina guardarmi speranzosi, ma io niente, lasciavo passare i mesi, le ristampe, i nuovi formati, tutto, e proseguivo oltre.
Quest’estate, invece, il giorno prima di partire per il mare mi sono tuffato in una Mondadori per cercare qualcosa da divorare e l’ho ritrovato. I due peperoncini mi guardavano ormai stanchi di pregarmi, sfiniti di essere sulla bocca di tutti, e mi sono deciso in un attimo.
E se solo l’avessi letto prima…
“Io che amo solo te” è ben lontano dall’ essere il romanzetto rosa per signore che immaginavo, il titolo inganna parecchio. Racconta infatti, con cura e talento, la storia di un matrimonio (“il matrimonio dell’anno!”) tra due giovani sposi, Chiara e Damiano, nei giorni della sua celebrazione nella meravigliosa Polignano a Mare. Fin qui tutto regolare, se non fosse che i futuri consuoceri (la meravigliosa Ninella e il ricchissimo Don Mimì) erano stati fidanzati molti anni prima e la fine della loro storia non ha mai spento l’amore, tenuto per quanto possibile al riparo dalle chiacchiere delle pettegole vicine di casa. Ecco però che questo matrimonio li porterà a ritrovarsi, tra gli ultimi preparativi per una cerimonia indimenticabile e i 287 invitati che non li leveranno mai gli occhi di dosso.
Queste pagine, però, sono molto di più: sono anche la storia di Nancy, la diciassettenne sorella della sposa che sogna di fare la cantante e di perdere la verginità per non sfigurare davanti le amiche, di Orlando, il fratello gay dello sposo che si presenterà con la migliore amica lesbica in qualità di finta fidanzata, ma è anche la storia degli zii che si sono trasferiti al Nord perchè “al Sud sono tutti terroni”. In questo vortice meravigliosamente in bilico tra Goldoni e Ferzan Ozpetek, si snodano dialoghi spassosi tra personaggi a cui ci si affeziona immediatamente per la loro umanità e troviamo scenette indimenticabili in un paese in festa e sagge lezioni di vita sul servizio fotografico perfetto e su un menù da far invidia alla regina Elisabetta. La voglia di amare e di essere amati prende il sopravvento pagina dopo pagina, vediamo i protagonisti cercare di ritagliarsi faticosamente un pezzetto di felicità in tre giornate surreali, eppure così quotidiane, così vicine ad ognuno di noi.
Noi lettori siamo quello che leggiamo, per questo ci troveremo avvolti nelle insicurezze sul trucco-parrucco (e non solo) della sposa, ci sentiremo coinvolti nell’amore impossibile di Ninella perché “i nostri figli si sono sposati al posto nostro”, troveremo la voglia di incominciare a rischiare di Orlando per essere noi stessi nonostante tutto e di essere amati, sopra ogni cosa, da chi proprio non ci merita. O forse sì.
Ci aggiorniamo molto presto con altre recensioni che… vedrete!
p.s. Voi “Io che amo solo te” l’avete già letto? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere qui nei commenti oppure mandatemi una mail a matteo@ilpuntoh.com 😉
Matteo
Per saperne di più: www.lucabianchini.it

ora voglio leggerlo
Allora attendo tuoi pareri 🙂
l’ho semplicemente adorato: un libro scorrevole, che ti prende e per nulla superficiale.
Voglio raccontarti come ho scoperto Luca. Nel maggio del 2013 sono andato a trovare per una decina di giorni degli amici a Parma; una mattina, mentre con Mario eravamo diretti sui colli a vedere uno dei meravigliosi castelli della zona, in radio sento la Littizzetto e Luca che si divertono parlando proprio di questo libro. Non avevo idea di chi fosse Bianchini ma amo da sempre Lucianina. Percepimmo subito che i due fossero molto amici e forse questo ci avrebbe dovuto suggerire una maggiore cautela ma, data l’accattivante recensione fatta dalla Littizzetto, di ritorno andammo in Feltrinelli e comprammo il libro. Durante la trasmissione radiofonica fui essenzialmente colpito dall’immediatezza di Luca, dal suo travolgente eloquio e dalla sua simpaticissima spigliatezza radiofonica: un personaggio, non c’è che dire. Lessi il libro in due giorni, lo chiusi e lo rilessi tutto d’un fiato dopo una settimana: volevo verificare se le prime impressioni ricevute a freddo fossero giuste; lo erano o, almeno, erano giuste per me. Non voglio star qua a dilungarmi e a tediarti, m’interessa semplicemente condividere il piacere che mi ha provocato Io che amo solo te. un libro scritto con semplicità ma capace di scavare, condotto sul filo di un’introspezione psicologica mai pesante e cupa ma costruita sulla leggerezza di una narrazione che sa essere intensa e delicata. Tramite una serie di congiunture favorevoli ho conosciuto Luca, non posso dire che siamo diventati amici ma ogni volta che viene da queste parti ci vediamo e ridiamo insieme come matti; ho letto tutti i suoi libri ed ho trovato tutto tranne che uno scrittore idiota o superficiale. Secondo molti quella non può essere letteratura ma a queste persone dico solo una cosa: “Per letteratura intendete soltanto quei tomi indigesti che per leggerli hai bisogno di uno stuolo di linguisti, di psicologi e di antropologi, o può essere letteratura anche un libro che ti accarezza l’anima?”.
Ho letto tutti i suoi libri ma il mio preferito resta il suo primo “Instant Love”.