Diario di un Lella – Ovunque, dovunque e comunque – S01-ep02

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Dicono che dal momento in cui ti compri una bici ad Amsterdam sei nel sistema, sei un cittadino. Nella realtà dei fatti, io non sono nemmeno iscritta al comune, nonostante abbia creato il panico pur di avere un contratto regolare. Già, perchè, parliamoci chiaro, se si dice “tutto il mondo è paese”, un motivo ci sarà: qui avere un contratto regolare è davvero un’impresa impossibile.  Così come Edna, la mia bici, è sicuramente stata rubata a qualcuno, perché un rottame del genere, ve lo assicuro, non è di seconda mano… ma almeno di quinta. Qui le bici vengono rubate spesso e rivendute dai Junkie a prezzi irrisori, specie a Piazza Dam. Ti si avvicinano e ti chiedono se cerchi una bici e con tutta probabilità te la riesci a portare a casa anche a 15 euro, dicono.

La mia l’ho pagata 40… non sono mai stata brava a contrattare.

La realtà è che siamo nati per adattarci e sopravvivere e come la bici così anche la pizza, la pasta ed il caffè.  – eh ma come si mangia da noi… – si ma non è detto che questo debba essere il fulcro di ogni conversazione. Noi siamo rinomati nel mondo come il popolo che riesce a parlare di cibo ANCHE mentre si sta mangiando, ed è vero! Siamo incredibili. Esistono i supermercati, la globalizzazione, l’import export e Maria De Filippi. Ho sentito ragazzi cantare in mezzo alla strada Raffaella Carrà, e pensiamo di non riuscire a trovare un pacco di pasta, del sugo e l’olio Bertolli ? Qui c’è tutto, ovunque c’è tutto. Ci sono anche gli italiani.

Ho un hangover che dura da due giorni pieni. Ma andiamo con ordine.

Questa settimana ho conosciuto ogni centimetro cubo della mia stanza, passeggiando avanti e indietro come una tigre in gabbia, tentando di preparare un esame che con tutta probabilità è andato anche piuttosto male.

Introduction to limnology & oceanography.

Introduction.

Significa che questo era il livello base, il livello zero del kung fu. Inutile dire che uscita da quell’aula ENORME, nuova e coloratissima ( come se questo potesse indorare la pillola ) mi sentivo un po’ come Po quando ha dato quel pugnetto insignificante al pupazzo ferma porta del tempio. A fine esame mi sono girata verso il mio amico spagnolo S. e credo sia stato come guardarsi allo specchio, perché ci siamo messi a ridere di cuore ed in fondo lo sapevamo che sarebbe andata a finire così.

Terminato il rito del piangersi addosso ci siamo infilati tutti insieme nel bar dell’università a bere una birra… ma facciamo anche dieci ( e non è un numero sparato a caso ). La sorpresa è stata enorme quando ho scoperto che il conto era stato pagato dall’organizzazione studentesca di biologia.

– hanno un sacco di soldi – mi spiega T., un compagno di corso –  organizzano molte attività di aggregazione e ti tengono sempre aggiornato su possibili stage -. Lì un pensiero amaro a tutte le manifestazioni fatte e a quanto si sbattono alcuni studenti per autofinanziare iniziative e combattere per i diritti è andato. Qui invece i diritti già ce li hanno, quindi perchè non creare valore aggiunto? Per noi tutto questo è semplicemente surreale.

Nella sbronza totale e collettiva, gli olandesi si lasciano andare tranquillamente e buttano giù quel freno a mano che li tiene al loro posto. Questo implica che finalmente esce fuori la loro più sincera curiosità, il loro sorriso migliore ed anche dei grandi abbracci. Quanto mi mancavano gli abbracci. E ve lo devo proprio dire, questo sembra essere proprio un grande popolo.

Ad ogni modo il giorno seguente, ieri, ho attaccato a bere alle 17 di pomeriggio ( mamma ti prego non leggere ) in un parco ad Amsterdam Oost, per poi continuare ininterrottamente fino a sera, quando sono andata con un gruppo di spagnoli al Sugar Factory. In pieno centro, un locale piccolo ma molto bello.  Serata Kill all Hipsters, musica indie ed electro pop che per carità bella… ma il dj non era proprio capace!

Così eccomi qui, pedalando finalmente per le strade di Amsterdam. Felicemente distrutta dal week end, con il vento che mi rema contro ( e la catena arrugginita ), e vorrei darvi i miei occhi.

Vorrei raccontarvi tanto di quello che vedo, ma ogni pensiero è sconnesso. Vorrei rendervi partecipi di quanta integrazione ci sia tra il mondo eterosessuale e quello omosessuale. Ma nell’usare la parola “integrazione” e “mondo” mi sembra quasi di sottolineare ancora una differenza che non c’è proprio. E’ tutto così perfettamente amalgamato, qui è un altro pianeta ragazzi. Qui non esiste lo sguardo di smarrimento quando dici ” no guarda sono lesbica”, non esiste guardare due ragazze che si baciano in autobus, non esiste niente ed esiste tutto il contrario. Ogni parola spesa nel dirvi quanta discrepanza NON c’è, mi fa sentire quasi in difetto, quasi a dire “guarda che la differenza l’hai sempre vista solo tu”. So che ( in parte ) non è così, ma parlarvi di un tutt’uno cercando delle distinzioni, mi sembra davvero impossibile.

P.s. La settimana prossima sarò all’Oktober Fest a bere birra ( tanto per cambiare ), perciò non ci sarà il post domenicale. Vi racconterò tutto, perciò… Stay tuned.

L.S.

6 thoughts on “Diario di un Lella – Ovunque, dovunque e comunque – S01-ep02

  1. Posso dire che mi vergogno un po’ ad aver ridacchiato sotto i baffoni nel leggere “Introduction to limnology”?
    Sono una pessima bambina.
    Dovresti scriverlo lo stesso il post domenica, magari mentre sei all’Ocktober Fest con il telefono in una mano e la birra nell’altra!
    Verrebbe fuori qualcosa di straordinario!
    Ciao donnah!
    Cerca di non farti fregare Edna!

  2. io ti immagino ubriaca che abbracci Edna e le parli in olandese (imparato alla decima birra, ma poi dimenticato) :°D
    daje così 🙂

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