
Abbiamo codificato la nostra esistenza riducendola ad una misura umana, per renderla comprensibile, abbiamo creato una dimensione in modo da dimenticare la sua insondabile dimensione.
E’ uscito nelle sale cinematografiche italiane il 25 settembre LUCY, il nuovo film di Luc Besson, con Scarlett Johansson e Morgan Freeman.
La trama, lo ammetto fin da ora, mi ha subito intrigato: Lucy, innocente 24enne, viene rapita da un boss thailandese per trasportare un carico di droga dall’Asia all’Europa. Come se ciò non bastasse, il pacchetto inserito nel suo stomaco si apre facendo fuoriuscire la droga: questo inconveniente la porterà ad utilizzare più del 10% del suo cervello, come normalmente fanno tutti gli esseri umani, che utilizzerà per combattere i suoi aguzzini. Ecco che, spinto da un trailer che mi ha lasciato a bocca aperta e da una trama così intrigante e misteriosa, mi sono precipitato al cinema: poltroncine comode, tanta gente apparentemente non chiassosa, sembrava veramente tutto perfetto.
Ma il film è iniziato e sono subito stato perplesso. Il fatto, semplice semplice, è che l’inizio della pellicola non convince, nel vero senso della parola. Si ha l’impressione che tutto sia un po’ forzato: i dialoghi al limite del credibile navigano a vista in una sceneggiatura prevedibile. Nota subito positiva però è che tutto questo “già visto” sia recitato (bene) dalla Johansson, come sempre a suo agio in qualunque ruolo.
Superati i primi venti minuti di film,comunque, finalmente si decolla. Arrivano gli effetti speciali che ci si aspettava, l’azione che carica la pellicola della giusta adrenalina. E poi c’è Morgan Freeman, che più che un attore è un’istituzione: ogni volta che appare sulla scena mi sento rassicurato, come se rivedessi un parente in una tempesta che mi dice “Stai tranquillo, ci sono qui io”. Qui poi interpreta il professor Norman, uno studioso di materia cerebrale a cui Lucy farà costante riferimento, quindi la tranquillità che ricevo è doppia.
Sicuramente LUCY non sarà il film dell’anno, però merita: avvicinandosi sempre di più al finale, ci si sente via via più coinvolti, come se la suspance crescesse al ritmo delle capacità celebrali della protagonista che scandiscono il film e dettano sostanzialmente le regole del gioco.
Vale il prezzo del biglietto? Sì, perché tutto sta nella sorprendente scena conclusiva.
“Al 26% riesce ad controllare le sue cellule,
Al 50% gli oggetti,
Al 70% le persone”
“E cosa succede al 100%?”
“Non ne ho la minima idea…”
Ci aggiorniamo la prossima settimana con una nuova recensione, questa volta letteraria ma che con il cinema c’entra molto: idee? 😉
p.s. Aspetto ovviamente i vostri pareri su LUCY, qui sotto nei commenti o anche sulla mia casella di posta matteo@ilpuntoh.com !
Matteo
Qui il trailer ufficiale del film: www.youtube.com/watch?v=t13UOhJLXQs
L’ho visto al cinema e malgrado non è proprio il mio genere non mi è dispiaciuto.
L’unico neo, la parte finale del finale troppo lunga.