
Non da molto è passato il famoso Venerdì 17 a Roma dove il Sindaco Marino ha trascritto e reso legali 16 matrimoni gay contratti all’estero, e il polverone e le polemiche non tendono a scemare minimamente. Ma noi vogliamo concentrarci su quanto di buono e bello ci sia stato in questo giorno e ci sia in questo evento e perché uno dei miei amici ha avuto la fortuna di vedere il proprio matrimonio trascritto in questo giorno, non ho resistito alla voglia di farmi una chiacchierata con lui e suo marito in occasione di un mio viaggio a Roma.
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Ciao Fabrizio,
è da parecchio che non ci si vede: esattamente da quella nostra fantastica vacanza a Marsa Alam di 4 anni fa. Come vola il tempo e quante cose cambiano – in questo caso – in bene!
Prima di arrivare a parlare del meraviglioso giorno di Venerdì 17 2014 (chi lo ha detto che si tratta di giorni sfigati!?!), mi piacerebbe ripercorrere un po’ di tappe della tua vita con te, perché la tua storia, di ragazzo gay italiano, è comune e può essere d’esempio a tutti gli altri ragazzi gay in Italia che vogliono vivere il loro amore senza nascondersi e senza pregiudizi.
Tu sei romano, e per quanto ora Roma possa apparire una città più gay-friendly di quanto non lo fosse anni fa, com’è stato vivere da gay in questa città? Quali difficoltà hai dovuto affrontare?
F:Gia’ 4 anni? Oo mi sembra ieri…
Sicuramente le difficolta’ maggiori le ho trovate a scuola, alle medie ed alle superiori. Ero un ragazzo delicato, sensibile e femminile, e tutto questo 20 anni fa era oggetto di prese in giro ed emarginazione. Poi sono cresciuto, anno dopo anno ho acquisito forza, ho creduto in me stesso, ho incontrato degli amici fantastici, l’amore e le difficolta’ si sono via via appianate
Jonathon, invece per te com’è stato vivere in una realtà come quella americana da dove provieni?
J:Per fortuna io sono stato molto fortunato che ho vissuto sempre nei posti urbani e quindi più aperti alla omossesualità, tipo New York, Boston, Los Angeles e San Francisco. Avevo sempre un bel gruppo di amici ed anche la mia famiglia della maggior parte sono stati sopportivi alla mia vita e l’amore. Purtroppo anche in America ci sono molte persone che non hanno la stessa esperienza ed invece hanno una grande difficoltà per vivere come se stessi.
Il momento del “coming out” – di cui abbiamo festeggiato la giornata internazionale da non molto – è per tutti un ostacolo da superare, grande o piccolo, ma lo é: com’è stato il tuo? Come ha reagito la tua famiglia? E invece per Jonathon com’è stato?
F:Il mio coming out l’ha fatto praticamente mia madre! 😀 Parlavo sempre di un ragazzo, ed un giorno lei mi ha detto “ma ti sei innamorato di lui?” Io…mmm…si mamma. E da quel momento e’ cambiato tutto in positivo e l’ha saputo tutta la mia famiglia.
J:Pure il mio ‘coming out’ è stato abbastanza facile perché almeno la mia famiglia non era molto sorpresa 😉 Però dentro di me, come un ragazzo che era molto vicino alla chiesa, è stato un po’ più difficile. Avevo bisogno un paio di anni di capire veramente chi ero, non perchè non volevo essere gay, ma perché tutta la mia vita pensavo di essere un altra persona, con dolori e confusioni che avevano tutti. Poi quando ho realizzato che questa difficoltà non era normale ed ho trovato la mia strada, è stata una cosa bellissima e paurosisima anche. Semplicemente non dovrebbe essere un’ostacolo di dimostrare l’amore come vuoi, ma purtroppo nel mondo di oggi, lo è.
E poi il momento dell’amore: il tuo Jonathon, come vi siete conosciuti? Raccontateci un po’ la vostra storia, fateci navigare un po’ nel miele 😉
F:Ci siamo conosciuti una notte alla fermata dell’autobus fuori al Gay Village. Lui era uno studente americano a Roma per un master di qualche mese. Mi sono presentato, lui conosceva solo 10 parole di italiano, io 10 di inglese, l’ho accompagnato a casa e…ci siamo dati appuntamento dopo qualche ora per passare una giornata al mare. Lo stesso giorno l’ho presentato a mia madre, agli amici e da quel momento non ci siamo piu’ lasciati. Ovviamente fino alla fine del suo master. Lui e’ tornato a Providence, Rhode Island, ed abbiamo iniziato un rapporto a distanza molto difficile. Appena potevamo uno raggiungeva l’altro. Ci siamo visti anche a Londra per 23 ore durante lo scalo di un volo, oppure a Dublino per San Valentino, ma quanti pianti mi sono fatto negli aeroporti. Se ci penso mi sento male. Poi prima della fine degli studi di Jonathon, cioe’ due anni dopo l’esserci conosciuti, l’ho raggiunto per festeggiare il suo compleanno ed abbiamo pianificato il nostro matrimonio!
J:Haha, non potrei dire in un modo più bello di Fabrizio. Ma solo che dal momento che ci siamo conosciuti sentiva come ci fossimo conosciuti già una vita. Anche quando siamo stati lontani, abbiamo parlato per ore tramite Skype – Fabrizio mi ha insegnato di cucinare le cose italiane. Ci divertiamo sempre quando stiamo insieme, ed abbiamo tante interessi in comune. Mi ricordo la prima volta che ho visto tutti i suoi album di musica – veramente potessero essere tutti i miei! All’inizio Fabrizio è diventato il mio migliore amico di vita in poco tempo, e quindi di sposarlo è stato la decisione più facile che ho mai fatto
Chi ha chiesto per primo di sposarsi? E la reazione dell’altro? Come hanno reagito le vostre famiglie alla notizia e all’evento stesso?
F:Io gli ho chiesto di sposarmi! Ne avevamo gia’ parlato, quindi non e’ stata proprio una sorpresa, ma ho scelto di farlo durante una cena nel nostro ristorante preferito di Boston, mettendogli il bigliettino con scritto “vuoi sposarmi” dentro un Bacio Perugina. Quindi poi prosecco,brindisi e bacio. Quando sono tornato l’ho detto a mia madre che e’ stata contentissima e poi a tutta la famiglia. Lo stesso ha fatto Jonathon. Tutti erano felici.
J:Noi americani piacciono qualsiasi motivo di festeggiare, quindi per ospitare 20 italiani per un matrimonio a Boston erano tutti comunque contenti.
Poi il matrimonio in America? Ma perché poi siete tornati in Italia? Non è meglio l’America?
F+J: Il matrimonio in America e’ stato stupendo. Un po’ difficile da organizzare, ma ce l’abbiamo fatta. Abbiamo deciso di sposarci a Boston poiche’ era un punto d’incontro perfetto tra la mia famiglia e la sua. Sono venuti tutti i miei parenti dall’italia e quelli di Jonathon dalla California e si e’ creata un’atmosfera magica ed irripetibile che tutt’ora portano tutti nel cuore. Abbiamo deciso di vivere in Italia poiche’ ero io quello che aveva un lavoro sicuro ed una casa, ma abbiamo gia’ deciso comunque che un giorno ci trasferiremo per un po’ di tempo negli Stati Uniti
E la partecipazione a 4 Matrimoni su Sky, com’è stato partecipare a questo programma? Come si sono comportate le altre spose nei vostri confronti? E i parenti delle altre spose?
F+J: Ci siamo divertiti tantissimo a partecipare a 4 matrimoni, e l’abbiamo fatto soprattutto per dare visibilita’ alla nostra storia d’amore. Lo trasmettono in continuazione e lo rivediamo sempre volentieri. E’ un bellissimo ricordo ed il rapporto con le altre spose e’ stato ed è tuttora stupendo. Purtroppo non riusciamo a vederci spesso per problemi di lontananza ma posso dire che tra noi e’ nata una bella amicizia.
Come lavoratori, la vostra azienda ti riconosce i diritti di una coppia sposata in caso di permessi o di problemi vari?
F: Io non posso proprio lamentarmi della mia azienda. Mi hanno dato la matrimoniale! Stanno avanti!! Jonathon lavora da poco, ma il suo ambiente di lavoro e’ internazionale ed aperto, quindi nessun problema sotto questo punto di vista.
E poi l’invito del Sindaco Marino: quali emozioni? Come vi siete sentiti? É stato come raggiungere un traguardo importante, credo.
La giornata e’ stata emozionante. Non credevamo, ma appena e’ iniziata la cerimonia di trascrizione con la prima famiglia con tre figli, ci siamo commossi. Quanto amore c’era in quella sala. Comunque e’ una piccola battaglia vinta da tutti noi, grazie alla disponibilità e sensibilità del Sindaco Marino che ringrazio ancora per essersi esposto in prima persona.
Cosa ne pensate del DDL Cirinnà e del cammino che sta facendo in Parlamento?
F: Io penso che per avere l’uguaglianza deve essere garantito l’accesso al matrimonio civile a tutti i cittadini. Non mi piacciono le cose chiamate in modo diverso. Poi non so, non mi e’ chiara una cosa. Se io e Jonathon adottassimo dei figli e poi li portassimo in Italia? Come verrebbero considerati dato che in realtà non sono né miei né suoi? Devo ancora capire meglio.
Che idee avete sul futuro del riconoscimento dei diritti LGBTQI in Italia?
F: Penso manchi poco ad una legge. Vediamo se Renzi riuscira’ a mantenere la parola e per fine ottobre fara’ la sua proposta. Le cose stanno cambiando e cambieranno.
Vorreste avere figli?
F+J: Sì sì, vorremmo adottarne qualcuno! Ci piacciono le famiglie numerose. 🙂
Se poteste fare un appello ai nostri politici per migliorare il nostro Paese dal punto di vista dei nostri diritti, cosa chiedereste?
F+J: Matrimonio egualitario.
E per completare il tutto, visto che in Italia abbiamo un sacco di persone a cui da fastidio vederci felici e lasciare che ci siano riconosciuti i nostri sacrosantissimi diritti all’amore e alla famiglia: cosa fareste nel caso in cui Angelino Alfano e il Prefetto Pecoraro annullassero di pugno le trascrizioni?
F+J: mmm sicuramente faremo tutti ricorso alla corte europea dei diritti dell’uomo! E sappiamo che il Sindaco Marino farebbe lo stesso con tutti noi come ha annunciato!
Grazie mille ragazzi per la vostra disponibiltà, non posso che augurarvi a nome di tutti noi de #IlPuntoH tanta, tantissima felicità!
Ci vediamo presto a Roma!
un forte abbraccio!
Raffa