
Esattamente due giorni fa, 4/11/2014, si consumava a Milano una delle giornata più difficili da digerire per la gran parte dei milanesi che ogni giorno escono dal loro grigio palazzo, camminano sotto il loro grigio cielo ed entrano nella loro grigia metropolitana.
Un giorno meteorologicamente tremendo (che la dice lunga sulla millenaria guerra tra i Piani Alti vs Illuminati) si abbatteva infatti sulla capitale della Moda e del Design e in particolare sul Mediolanum Forum di Assago dove qualche migliaia di ragazzett* (non specifico il genere, vista la tendenza ambosessi al travestitismo che rendeva pressocchè vana ogni ricerca di inserimento in categoria precise) si addossavano lungo le transenne per assistere all’evento più atteso dell’anno: ARTRAVE ARTPOP BALL TOUR, quarto tour di Lady Gaga in promozione del terzo album ARTPOP.
Mentre in Piazza Duomo si celebravano le Forze Armate, le armate dei Little Monsters di tutta Italia in outfits IMBARAZZANTI rispondeva al richiamo della loro eroina e Milano poteva concedersi un sospiro di decenza in una società che, per mezza giornata, risultava pura da ogni baracconata. A chi si è trovato nei paraggi del Duomo, non son sfuggiti certo questi piccoli Pokemon gridare “GAGA GAGA GAGA” e ooooheggiare i suoi intro sotto il Park Hyatt Milano Hotel dove si presume alloggiasse, sperando che si affacciasse a concedere la benedizione urbi et orbi in perfetto Pontifex Style (come fece d’altronde nel 2012 quando si concesse ai paparazzi e alle masse strepitanti dal balcone di Palazzo Versace); nei pressi della Stazione Centrale ha avuto luogo il Before Party (Dio ce ne scansi, infatti ho elegantemente declinato l’invito a partecipare) in cui non voglio nemmeno immaginare cosa sia potuto accadere; al Just Cavalli si è tenuto invece l’ After Party con Lady Starlight (che ha aperto il concerto e che ci ha lasciato danni permanenti ai timpani) e anche lì vi lascio vagare con la fantasia.
Il vostro Devis OVVIAMENTE non poteva mancare e, da buon KatyCat amante però del puttanpop mondiale, si è accaparrato un bigliettone per l’anello C numerato – settore C26. Signori miei, CHE FORTUNA!
Ho risparmiato esattamente in ordine: 87 euro di biglietto di parterre a fronte di 57 euro pagati per l’anello, ore e ore e ore e ore (gente che si è appostata ai cancelli già dal 2 novembre) di fila sotto la pioggia torrenziale e grandinosa che si è abbattuta su Assago, dolori articolari vari derivanti da umidità e contusioni con gli altri fans, conseguenti spese in medicine e cure mediche di recupero, eventuali altezze improponibili che mi si sarebbero stagliate davanti con tanto di braccio allungabile e tablet a coprire qualsivoglia visuale (vi ricordo che per il mio 1.74 m. qualsiasi altezza si rivela improponibile e deabilitante).
Non si può certo dire che non sia stato un concertone con eccellenze tecniche, scenografiche e coreografiche; non un solo difetto a rovinare la serata. Non vi farò certo la cronostoria dell’evento, visto che probabilmente avrete le home intasate da centinaia di foto che immortalano Lady Gaga da tutte le prospettive, postate da efebi in visibilio che consacrano l’evento come “il più grande sogno della mia vita” e anche solo per questo andrebbero già iscritti nel Centro Igiene Mentale più vicino.
Mi limiterò quindi ad alcune osservazioni personali che pongo alla vostra attenzione e alla vostra acidità!
– Lady Gaga è fatta cicciottella, questo ha reso ancora più importante il messaggio di uguaglianza che lei e la sua fondazione vogliono veicolare. Consapevole delle sue forme, si è mostrata seminuda e ha esibito tutte le sue curve con una spontaneità da top model.
– Lady Gaga era “fattissima” e non ditemi che non è vero, eh? Aldilà dei raptus epilettici continui che ovviamente si inserivano nella struttura dell’ArtRAVE e che comunque la caratterizzano, i suoi discorsi rasentavano il ridicolo. L’abbiamo sentita blaterare di tutto e di più sulle sue visioni che solo la LSD poteva procurarle, siamo rimasti a guardarla tentando di capire cose volesse dire finchè lei stessa non si rendeva conto che forse era meglio cantare.
– Anche se “cantare” è un parolone! Quasi tutti i suoi nuovi pezzi erano sparati con backing vocals e lip-sync in cui la sua voce usciva realmente solo nei ritornelli o in qualche parola su cui le andava di gorgheggiare, in compenso però i brani al piano e quindi You and I, Dope, Born This Way e Gypsy ci ricordavano la sua grande potenza vocale e le sue doti da pianista.
Vero è che Born This Way l’avremmo preferita magari originale così da ballarci su e il Mediolanum lì sarebbe realmente crollato (non mi dilungherò sul teatrino PALESEMENTE PREPARATO del giovanotto gay non accettato, invitato a salire sul palco e consolato), che Gypsy è stata LA perla conclusiva di un concerto eccellente, che Do What You Want ha fatto tremare le membrane timpaniche di tutta la popolazione che si estende fino alle Alpi Svizzere e che Bang Bang è stato uno dei momenti migliori di tutta la serata.
La dimostrazione che forse quelle voci che sostengono sia il suo ultimo tour discinto e provocatorio per un cambio di direzione, inaugurato proprio da Cheek to Cheek con Tony Bennett, non sono del tutto infondate.
La versatilità e l’eclettismo sono sempre stati gli assi nella manica della Mother Monster che è riuscita a fare suo e riproporre in chiave attuale il meglio di Madonna e, come Madonna, difficilmente riuscirà a deludere, perlomeno i suoi fans.
PUT YOUR PAWS UP, BABIES.
No, ma non menzionare proprio il tuo BELLISSIMO e DEGNISSIMO compagno di viaggio, eh. Quello che ti ha recuperato il biglietto, tra l’altro.
Un saluto a lui.