Il Diario di una Lella – Cozze e Thanksgiving – E09S01

Questo venerdì è stato tra i più intensi in assoluto. Partendo dal principio, cioè alle 6:45, quando mi è suonata la sveglia, si sono susseguite una serie di sfighe clamorose che mi hanno portato ad un madornale ritardo di ben 4 minuti all’università. In ordine cronologico: mi sono riaddormentata, acqua TIEPIDA della doccia con quegli amabili 3 gradi fuori, caffè rovesciato addosso e sui guanti, treno perso per un attimo,caffè del termos rovesciato nella borsa ( sto cazzo di caffè non me lo dovevo proprio prendere ), varie ed eventuali. Quei 4 minuti mi hanno fatto beccare un occhiata di rimprovero da parte del professore e di tutti i compagni già pronti per andare a questa benedetta escursione; ma finalmente si parte.

In primis siamo andati ad una fabbrica di cozze e vongole dove ho imparato che quelle grandi se ne vanno in Belgio, le altre se le spartiscono l’Olanda e la Germania. Lo sguardo dei presenti era a dir poco vitreo ed un sonoro “si ma al popolo de Milazzo?”  ci sarebbe stato tutto.

Dopo la fabbrica siamo andati al centro di ricerca associato all’università, e da lì ci siamo spostati in un delta INFINITO con la bassa marea. Camminare su questa melma compattata ( passatemi il termine poco scientifico ) era un delicatissimo equilibrio tra la stasi e la corsa frenetica: bisognava poggiare i piedi in maniera leggera e rapida, senza però correre altrimenti schizzavi tutti né rimanere fermo troppo a lungo altrimenti ti ritrovavi sommerso fino alle ginocchia.

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Immaginate che divertimento quando ci fermavamo per le spiegazioni.

La prima ad incastrarsi è stata Stella, inutile dire che l’ho presa in giro per la seguente mezz’ora, finché poi il karma non ha fatto il suo dovere e mi sono ritrovata completamente immersa fino al ginocchio e nel tentativo di liberarmi alla fine ho pensato bene di cadere del tutto. Grazie a Maarten ne sono uscita, senza dignità, ma ne sono uscita.

Il ritorno è stato tra i più dolorosi possibili, perchè ci siamo fatti un paio di ore di traffico e se ben ricordate l’ultima volta vi ho lasciato in sospeso con una cena di thanksgiving in arrivo. La mia prima cena di thanksgiving. Quanti di voi l’hanno sognata, anelata, bramata e tutto ciò che finisce con ata? Beh io ogni volta che vedo quei film americani un po’ la rimpiango.Ad ogni modo arrivo con due ore di ritardo, alle 21 e l’avvertenza è stata “mangia poco a pranzo”, col ritardo che ho avuto mi sarei mangiata anche il tavolo. Ne ignoro la storia a dire il vero, ma quel tacchino enorme… ( scusate, erbivori in ascolto ).

Alla fine mi sono informata sulla storia di questa cena ( ovviamente poche ore fa, tra un articolo sui coralli e l’altro ).

Fonte: Focus.it ( perchè wikipedia era troppo lungo da riportare )

Il primo giorno del Ringraziamento viene comunemente fatto risalire al 1621, quando nella città di Plymouth, nel Massachusetts, i padri pellegrini si riunirono per ringraziare il Signore del buon raccolto.

Nel 1863, nel bel mezzo della guerra di secessione, Abramo Lincoln proclamò la celebrazione del giorno del Ringraziamento, che da quel momento diventò una festa annuale e perse gradualmente il suo contenuto cristiano. Oggi rappresenta una delle feste più importanti per i nordamericani.

Insomma arrivo e trovo questa immensa tavolata con le candele ( adoro le tavolate grandi con le candele ), piena di piatti, di vino e di olandesi. Mi siedo ed il mio vicino mi fa:”sei arrivata un po’ in ritardo, no?”..eh, giusto un po’.

In un attimo riempio il piatto di tacchino, marmellata di more, sformato di patate formaggio e spezie, tortino di patate rosse con banana e noci, purea di patate, mais, fagiolini ed inizio a fagocitare letteralmente il cibo . Tra un bicchiere di vino e l’altro parlo un po’ con tutti e penso che questa è un’esperienza unica nel suo genere, che mai avrei creduto di poter vivere. Che mai avrei potuto vivere se non fossi partita per studiare qui. E’ importante essere consapevoli, in piena sbronza, di quanto si possa essere fortunati, e di quanti miracoli possano avvenire con una semplice decisione che ti porta fuori dagli schemi abituali ( grazie V. per la consulenza ), che sia anche accettare un invito a cena di una persona con cui hai scambiato a malapena 4 parole per l’intero corso. Ad ogni modo la serata poi è degenerata, perché lì c’era un pianoforte e tra gli invitati uno lo sapeva suonare benissimo. Ed abbiamo cantato e bevuto. Poi decido di andare, perché era tardi. Saluto tutti ed esco.

L’ultimo tram mi sfreccia davanti con noncuranza.

Ma va bene così.

L.S.

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