
Ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è americano, oserei dire strepitosamente americano.
Ho sempre stimato la loro genialità nel creare oggetti che non servono pressocchè a nulla, mode virali che non veicolano alcun messaggio, canzoni che non hanno alcun significato, eventi che non si prefiggono alcuno scopo.
Ho sempre amato tutte le “americanate” di cui, se applicate in campo musicale, non riesco proprio a farne a meno e questo bisogno si moltiplica, se consideriamo il fatto di vivere in un Paese dove tutto ciò che viene proposto al pubblico deve necessariamente essere “impegnato” per poter essere considerato altrimenti non è degno di nota.
Questa premessa seria per svelarvi le radici del mio imperituro amore verso la pop music americana, le popstars americane e l’intero showbiz made in USA.
Viene così difficile immaginare in Italia un futuro giurista che, tra un capitolo e l’altro di procedura civile, canticchia Katy Perry e aspetta il nuovo singolo di Ariana Grande, invece di ascoltare Battiato? Forse dipende tutto dalla bisnonna nata in Oregon e dai 3/4 di famiglia residente in California?
I fatti però parlano chiaro: il 24 Novembre ho letteralmente lanciato per le scale i libri per dedicarmi totalmente agli American Music Awards 2014 con la stessa trepidazione che ha il mondo intero quando vede la fumata bianca sopra Piazza San Pietro.
Chi ha vinto, poco ci importa; basta che fate un giro sul web e avrete tutti i dati alla mano ma le performances, quelle sì che sono meritevoli di essere riproposte nel nostro chiacchiericcio del venerdì.
Un anno da ricordare per il pop internazionale non può che essere riflesso pedissequamente dalle varie serate di premiazione e quindi anche dagli AMAs e dalla loro rilevanza mondiale.
Senza dubbio, la MIGLIORE PERFORMANCE di questa edizione è meritatamente opera di Lorde in Yellow Flicker Beat, magistrale soundtrack dell’ultimo Hunger Games.
Voce precisa come al solito, interpretazione fortissima con una Lorde che canta chiusa dentro un cubo bianco in cui si dimena epiletticamente simulando la ricerca di una via di uscita, mood essenzialista con tanto di ballerini immobili che concentra tutta l’attenzione sulla tizia, pure un po’ bruttina, che sta dominando i palchi di tutto il pianeta.
Chicca da non perdere: Taylor Swift viene ripetutamente inquadrata come scatenata supporter ufficiale della sua #BFF. D’altronde, è il minimo dopo che la neo-maggiorenne l’ha difesa pubblicamente dagli attacchi misogini di Diplo di cui parlammo la settimana scorsa.
https://www.youtube.com/watch?v=GfDn-KPxxS0
Anche l’esibizione di Taylor Swift nel secondo singolo di 1989, Blank Space, merita menzione, anche solo dal punto di vista scenografico.
Una vera e propria pièce teatrale in cui Taylor è naturalmente la protagonista; dallo sbalorditivo ingresso in cui viene calata dall’alto, seduta ad una tavola imbandita e sospesa in aria, fino a veri e propri esercizi circensi col fuoco.
Aveva promesso grandi cose per questi AMAs e non ha deluso le nostre aspettative, il periodo è per lei propizio!
https://www.youtube.com/watch?v=TdR1HziIpNM
Inarrestabile ormai il trio composto da Jessie J, Ariana Grande e Nicki Minaj nelle varie performances di Bang Bang.
Anche questa, infatti, conferma come Dive ci si nasce indipendentemente dal culone rifatto di Nicki, così tanto biasimato.
Pochissimo da aggiungere se non che anche io mi stavo esibendo in piedi sul divano, così come quelle pazzeh di Lorde, Taylor e Sam Smith (sì, anche lui nonostante quel trench brutto come il colera) ma è la naturale conseguenza di un pezzo-bomba che difficilmente dimenticheremo.
Ovviamente e non mi smetterò mai di dirlo, Jessie anche nei live ha una voce da far esplodere i lampadari di cristallo e Ariana è una STRAFIGA senza precedenti. CAN YOU MARRY ME?
PS Ve ne prego, FATE SEDERE FRANKIE GRANDE tanto Jessie non se lo fila di striscio.
https://www.youtube.com/watch?v=xyqKr9syqSo
Non vi ho mai nascosto il mio amore incondizionato verso gli Imagine Dragons nè quello per Night Visions.
I Bet My Life conferma lo spessore dell’autorato di Dan Reynolds e il coro alle loro spalle sottolinea ancora una volta la potenza delle loro sonorità indie.
Una goduria di alto livello per le orecchie!
https://www.youtube.com/watch?v=8gKWVyhPZYs
Cosa vi siete accorti sia mancato finora?
Poteva mai concludersi un evento così importante senza un po’ di sani amplessi simulati e posteriori twerkati?
Il posto di Miley Cyrus è stato presto riempito (proprio nel senso letterale del termine) dal lato B più famoso del pianeta; Jennifer Lopez ci ha ricordato che c’è qualcuno che può realmente twerkare a questo mondo senza scivolare nello squallore (Robin Thicke feat. Miley Cyrus in Blurred Lines per i più smemorati) e questo qualcuno è solo lei.
Per farlo, si fa accompagnare da un altra stangona niente male che al 2014 deve l’ingresso nella cerchia delle star mondiali, Miss Iggy Azalea.
BOOTY!
God Bless American Friday’s Party.
HAVE FUN, TONIGHT!
Sarà che sono un po’ stranetto ma sono un italiano atipico, ho sempre pensato che Battiato sia in assoluto il cantautore-cantante-compositore più sopravvalutato del panorama musicale italiano; non disdegno un paio di suoi testi ma per il resto trovo tutto di una pesantezza senza pari. E non parlo de La Cura, davvero una delle canzoni più immeritatamente osannate di tutti i tempi. Hai ragione, in Italia pare non sia conciliabile una visione socialmente e culturalmente “impegnata” con l’amore per le americanate che a me fanno letteralmente impazzire proprio perché, spesso, frutto di nessuna pretenziosa aspirazione. Eppure se ascolto Bach ho quasi un orgasmo! 😉