Il Punto della situazione: HIV e AIDS

condom HIV

Come ogni anno a fine novembre c’è un momento di attesa e speranza. No. non non è l’inizio dell’Avvento, ma il periodo in cui solitamente  il Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità pubblica i dati aggiornati sulla situazione italiana delle diagnosi di HIV e di AIDS.

L’Istituto Superiore di Sanità è un organo di carattere tecnico-scientifico legato al Servizio Sanitario Nazionale e si trova sotto la sorveglianza – ma non il controllo – del Ministero della Salute, quindi non ha alcuna funzione politica. Il COA si occupa di raccogliere e organizzare tutti i dati dei servizi sanitari regionali e le notifiche inviate da medici curanti e laboratori di analisi, che quindi vanno a costituire il sistema di sorveglianza.

Per quanto riguarda l’AIDS a partire dal 1985 la notifica al COA è obbligatoria  – e, contestualmente, all’Assessorato alla Sanità della Regione di appartenenza – per ogni caso nuovo e deve essere effettuata dal medico curante. Queste notifiche sono rese anonime, per il rispetto della privacy, riportano solamente di dati clinici del paziente ma non i suoi dati anagrafici.

Per le nuove diagnosi di sieropositività invece il sistema di sorveglianza a livello nazionale è stato istituito nel 2008, ma ha raggiunto la completa copertura di tutto il territorio nazionale solo nel 2012. Prima del 2008 era solo altamente consigliata la raccolta dei dati riguardante la diffusione dell’HIV, quindi solo alcune Regioni “volenterose” li raccoglievano sistematicamente e li inviavano al COA. Le modalità di notifica dei nuovi casi di sieropositività sono analoghe a quelle per i casi di AIDS, ma le notifiche sono inoltrate principalmente dal laboratorio che effettua le analisi e in questo caso la mancata notifica non comporta una responsabilità giuridica per l’inadempiente.

Quindi i dati diffusi dal COA sono gli UNICI dati ufficiali e affidabili riguardanti i casi di HIV e AIDS in Italia.

Chi volesse approfondire ulteriormente la situazione normativa e giuridica italiana riguardante le Malattie Sessualmente Trasmissibili qui trova un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità a riguardo.

  • Quindi, cosa ci dicono i nuovi dati?

Di base che la mia speranza è stata mal riposta, come negli anni scorsi.

I dati aggiornati al 2013 li trovate qui. Ne faccio un breve riassunto.

Diapositiva 1
Numero di nuove diagnosi di infezione da HIV e correzione per ritardo di notifica (2010-2013)

Le nuove diagnosi di HIV del 2013 sono stabili rispetto agli anni scorsi, 3608, ma saliranno sicuramente a causa del ritardo di notifica nei nuovi aggiornamenti, l’incidenza è di 6,0 nuove diagnosi di sieropositività per 100.000 residenti, ma anche questo dato aumenterà.

L’età mediana alla prima diagnosi di sieropositività è di 39 anni per gli uomini e di 36 per le donne, entrambe in aumento rispetto agli anni passati. La fascia di età con il maggior numero di nuove diagnosi è quella dei 24-29 anni, con 15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti con un’età compresa in questo intervallo, dato sostanzialmente stabile rispetto ai report precedenti.

Le regioni con la maggiore incidenza si confermano il Lazio, la Lombardia e il Piemonte.

Numero ed incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, per classe di età (2013)
Numero ed incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, per classe di età (2013)

Si conferma anche il netto sbilanciamento delle nuove diagnosi tra uomini (72,2%) e donne (27,8), così come il primato della trasmissione sessuale del virus, rispetto alle altre modalità, con l’83,9%, circa metà delle quali (39,4%) dovute alla trasmissione omosessuale – quello che è definito il gruppo MSM, maschi che fanno sesso con maschi –, anche questo un dato in continuità con gli anni scorsi.

Più della metà delle nuove diagnosi di sieropositività è avvenuta in fase avanzata, con livelli bassi di CD4 (le cellule del nostro sistema immunitario che sono l’obbiettivo principale dell’HIV) o con presenza di sintomi.

Diapositiva 1
Numero dei casi di AIDS e incidenza per anno di diagnosi, corretti per ritardo di notifica (1982-2013)

Per quanto riguarda l’AIDS nel 2013 ne sono stati diagnosticati 1.016 nuovi casi, pari a un’incidenza di 1,9 nuovi casi per 100.000 residenti, dato stabile negli ultimi tre anni, ma anche per questi dati vale la concreta possibilità di un rialzo per i ritardi di notifica.

Più di tre quarti delle persone diagnosticate con AIDS non ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS. Il fattore principale che determina la probabilità di avere effettuato una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS è la consapevolezza della propria sieropositività: la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di AIDS conclamato ignorando la propria sieropositività attualmente è del 68,2%.

Sono state stimate, attraverso un modello elaborato da UNAIDS (l’agenzia ONU che si occupa della lotta ad HIV e AIDS) essere circa 123.000 – in un range tra 115.000 e 145.000 – le persone che vivono con l’HIV nel nostro Paese, incluse quelle che non sono state ancora diagnosticate, pari a una prevalenza totale di 0,28 per 100 persone residenti. Mentre le persone in cura (sia affette da AIDS che asintomatiche) presso i centri clinici italiani sono circa 95.000, considerando una spesa per paziente all’anno di circa 7000€ si può stimare una spesa annuale intorno ai 665 milioni di €, tra farmaci e altre cure ospedaliere.

  • Ma cosa ci dicono DAVVERO questi dati?

La distribuzione delle nuove diagnosi per fasce di età è molto eloquente nel dirci che le strategie indirizzate alla popolazione in generale e ai giovani in particolare sono state inefficaci. E, soprattutto, se queste strategie non cambieranno i nuovi casi di sieropositività probabilmente aumenteranno. L’unica strategia veramente efficace in questo senso sarebbe una campagna nazionale di sensibilizzazione e prevenzione, specialmente nelle scuole medie e superiori, gestita dal Ministero della Salute, l’unica entità con fondi e mezzi adeguati. Bisogna inculcare informazioni corrette e buone pratiche nelle nuove generazioni nel momento in cui cominciano l’attività sessuale, in modo che poi le applichino per il resto della propria vita. Questo deve essere il fine principale degli enti pubblici, ma anche delle associazioni che si occupano di questi temi, fare attività di lobbying per giungere a questo risultato. Le attività a carattere locale e con raggio d’azione ridotto rimangono molto significative e utili, poiché il valore anche di una singola vita umana è incalcolabile, ma rappresentano gocce nell’Oceano.

La priorità successiva è quindi quella di promuovere e diffondere il test per l’HIV, per rendere le eventuali diagnosi di sieropositività il più tempestive possibili, sia per evitare ulteriori contagi, sia per far cominciare al paziente la terapia il prima possibile e quindi migliorare la sua qualità di vita per il futuro. Una strategia di questo tipo è infatti di mero contenimento del danno e da sola non può avere risultati significativi a lungo termine, quindi deve essere aggiuntiva alla prima e non alternativa ad essa.

Quindi, come già è stato detto nel primo articolo di questa rubrica, è necessaria una strategia di prevenzione mirata per la popolazione MSM, all’interno della quale avvengono 4 nuove diagnosi di sieropositività su 10, che è quindi evidentemente colpita in modo sproporzionato rispetto al suo peso effettivo sulla popolazione totale (parliamo di una proporzione 10 o 15 volte maggiore, a seconda delle stime). Su questa sproporzione pesa anche lo stigma e la mancata accettazione sociale della comunità LGBT più in generale, quindi una strategia efficace di prevenzione deve anche affrontare queste tematiche non prettamente cliniche e sanitarie.

Una campagna specifica è stata attuata per gli utilizzatori di droghe iniettive, un altro gruppo tenndenzialmente colpito in modo altamente sproporzionato, e i risultati si vedono, i contagi dovuti a questa modalità di trasmissione sono in continuo calo e sempre meno importanti a livello percentuale.

Sugli altri gruppi che normalmente vengono colpiti maggiormente rispetto al resto della popolazione (persone trangender e transessuali, sex workers e carcerati) non sono presenti dati specifici e precisi, quindi non è possibile fare valutazioni a riguardo.

Quindi vedete di usare SEMPRE il condom e di non finire tra queste statistiche come numeri.

 

Disclaimer
Le opinioni qui espresse rappresentano il mio personale punto di vista e non sono imputabili all’associazione Progetto IST.
Non ho peli sulla lingua e se ne avessi non sono miei, ça va sans dire.

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