Il diario di una lella – Good Luck – E11S01

That’s the hardest part.

Così si chiude questo week end. Con i miei amici che prendono un taxi ed il tipo della reception che mi sorride e mi augura buona fortuna.

Sono giorni che mi chiedo cosa aspettarmi da tutti questi “good luck”. Vivere all’estero ti mette a dura prova sotto tutti i punti di vista. Tutto ciò che ami è lontano da te, eppure ci rimane perché spesso ti ferisce. E’ semplice chiudersi e scappare quando non devi prendere una macchina per andare a risolvere un problema o una lite. Basta spegnere un dispositivo e sei definitivamente isolato, solo e puoi far finta di essere chiunque.

Dall’altra parte, però, quando hai bisogno di una mano non c’è skype, viber o whatsapp che possa aiutarti, con tutti i contatti del mondo comunque la mattina ti svegli solo, prendi il caffè da solo, ti lavi e ti vesti. E quella giornata la porti a casa tu e soltanto tu.

Le consegne del venerdì, i problemi organizzativi, lo stress ed anche quei casini da cui in un primo momento magari scappi tocca risolverli a na certa; allora lì si che li maledici quei 1500 km, maledici il solo gigabyte a disposizione mentre stai in giro, maledici la tecnologia, maledici tutto. Ti senti impotente di fronte.

Good luck.

Certe giornate sono talmente difficili che ti viene solo voglia di mollare se non fosse per quei 1900 euro spesi solo di università ( senza contare il resto dei soldi necessari per viverci ad Amsterdam ). Cerchi d’immaginarti da lì a due anni e non ce la fai, vorresti fare tutt’altro, metti in discussione persino la scelta del master. Che vuoi fare da grande? Non lo so, io alla fine dalla mia vita non ho mai avuto grandi pretese.

Ecco esatto, le pretese. Come può una che non pretende un cazzo dalla propria vita fare un passo del genere? Io ho sempre immaginato di fare un lavoro iper umile, iper tranquillo, che stacchi e torni a casa e non ce pensi più. Certi giorni mi sento semplicemente una barchetta di carta in balia delle correnti.

Ma poi è giusto non pretendere nulla dalla propria vita? sembrerebbe universalmente riconosciuto che ognuno debba avere i propri obiettivi, persino lavorativi.  Ma, ad ogni modo, good luck. Perché anche quelli come me, in qualche modo, devono andare avanti e conseguire dei risultati.

Ed è qui che parla la paura.

Tutto questo per dire che la distanza colma vuoti e crea voragini certi giorni ed è giusto farlo sapere. Chi ami non è con te, chi non sopporti più non è con te ed in qualche modo riescono sempre a mancarti entrambi. Passeggi e ti mancano, ti fermi e ti mancano, conosci gente e ti mancano. Tocca farci i conti tutti i giorni. L’unica persona di cui ho la nausea sono io. E mi dispiace fare un post del genere, forse avrei dovuto scrivere qualcosa di allegro, ma qui mi faccio il culo tutti i giorni. E più che raccontarvi i dati di fatto, farvi vedere le fotografie o consigliarvi un buon posto dove mangiare; oggi era giusto raccontare cosa succede quando semplicemente non vorresti essere in nessun posto. Perché vivere all’estero è anche questo, per me.

Good Luck.

L.S.

 

One thought on “Il diario di una lella – Good Luck – E11S01”

  1. Il sapore dello struggimento, acre e consolante al tempo stesso, si fa presenza ineludibile. Leggerti è sempre un piacere immenso, sia davanti alla leggerezza dei tuoi pensieri sia davanti alla malinconica del tuo dire; ci appartiene tutto in questa strana e spesso incomprensibile vita. Epperò se siamo ciò che siamo lo dobbiamo proprio a tutto ciò che viviamo, ai luoghi in cui lo viviamo ed alle modalità con cui lo viviamo. Tu sei meravigliosamente vera perché autenticamente diversa, il resto lasciamolo pure agli stolti. 😉

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