Come rompiamo i condom e come non romperli

Qualche tempo fa mi è capitato che una persona a cui avevo dato un condom – fosforescente per l’esattezza, mica pizza e fichi! – durante un evento di sensibilizzazione, successivamente si fosse lamentata con me che quel condom “si era rotto”, tra l’altro una persona che per vari motivi dovrebbe già sapere tutto quello che sto per scrivere. Figuriamoci chi non si è mai fatto certe domande o non si è mai posto alcuni problemi, quindi vediamo di fare un po’ di chiarezza.

Ricordiamo che, se correttamente utilizzato, il profilattico è lo strumento più efficace, semplice e sicuro per proteggersi dalle Malattie Sessualmente Trasmissibili e per evitare gravidanze indesiderate.

Innanzitutto, “si era rotto”, perché le virgolette? Semplice, i condom non è che “si rompono”, ma LI ROMPIAMO. Dobbiamo tenere questo fatto ben presente: la rottura di un preservativo è dovuta a cattiva conservazione o utilizzo non corretto. E ve ne spiego il perché.

Essendo oggetti delicati e con una funzione assai delicata, durante la produzione i profilattici sono sottoposti a numerosi test di qualità ed il prodotto finale per poter essere commercializzato deve obbligatoriamente presentare una serie di caratteristiche, contenute nello standard internazionale ISO 4074.
Ogni condom viene testato elettronicamente – quante volte abbiamo sentito questa locuzione senza saperne il significato?! – prima di essere arrotolato e confezionato, ovvero viene posto su un supporto metallico caricato elettricamente e viene testata la carica elettrica al suo esterno. Essendo il lattice un materiale isolante se viene rilevata una carica elettrica all’esterno del preservativo vuol dire che questo non è integro, e quindi verrà scartato. Quindi nessun condom che acquistiamo può già essere bucato.
Dopo il confezionamento vengono effettuati ulteriori e più severi test, questa volta a campione, per assicurarsi che il prodotto finale abbia i necessari requisiti di resistenza ed elasticità. Secondo lo standard di cui sopra viene considerato valido un processo di produzione che produca al massimo lo 0,25% di condom “bucati” (che come abbiamo visto non escono dall’impianto), lo 0,4% con difetti critici visibili e il 2,5% con difetti non critici visibili. Un difetto critico è definito come un difetto che può alterare le prestazioni del prodotto finito, ma la soglia considerata è ragionevolmente bassa, dato che in ogni caso si tratta di macchine prodotte dall’uomo, da cui la perfezione assoluta non è raggiungibile.

Lo 0,4% vuol dire 4 condom difettati su 1000, pensando che il produttore faccia il minimo indispensabile (fatto assolutamente non scontato), ma non vuol dire automaticamente 4 condom “rotti” su 1000, un condom difettato non necessariamente si rompe ma ha una probabilità più alta di rompersi e soprattutto si tratta di difetti VISIBILI, che possono essere riscontrati da chi li utilizza e quindi il danno può essere facilmente evitato buttandolo e utilizzandone un altro.
Ma anche tenendo per buona una percentuale dello 0,4% di condom che si rompono (il caso peggiore immaginabile) a ciascuno di noi è sicuramente capitata una proporzione di inconvenienti molto maggiore di questa, in prima persona o a qualche conoscente/amico/scopamico. Ed anche gli studi scientifici a riguardo riportano percentuali intorno al 10% riguardo ai casi in cui i condom non sono efficaci nella pratica, perché si rompono o vengono utilizzati in modo scorretto. Quindi la maggior parte degli inconvenienti, non bisogna dimenticare le sfilature oltre alle rotture, sono da attribuirsi a chi li utilizza.

Quindi, come evitare che il condom si rompa o si sfili?

 

marchi condom
Il marchio CE, il marchio Kitemark e il codice ISO.

Per prima cosa bisogna acquistare un prodotto affidabile, la cui catena produttiva rispetti gli standard di sicurezza che sono stati menzionati. In Italia, come in tutta l’Unione Europea, è sufficiente il marchio CE ad attestare l’ottemperanza del produttore alle norme di riferimento. Altrimenti il marchio 510(k) per quanto riguarda gli Stati Uniti o il Kitemark, di origine inglese ma utilizzato molto anche all’estero. In ogni caso se è riportato il già citato codice ISO 4074 si va sul sicuro.

Poi bisogna decidere quale tipologia di condom scegliere.
Nessun uomo è uguale all’altro – figuriamoci lì! -, esistono cazzi di ogni forma e dimensione, perciò è importante scegliere il condom adatto, che calzi adeguatamente. Non bisogna guardare solo alla lunghezza, ma anche e soprattutto alla circonferenza. Se alla base resta ancora un poco arrotolato, ma arriva fino in fondo – ripeto, POCO, non deve bloccare il sangue – non è un problema, se invece è troppo largo o troppo stretto probabilmente si sfilerà. Nel caso in cui fosse troppo largo è intuitivo, perde aderenza e si sfila, se invece fosse troppo stretto può causare una diminuzione dell’erezione e quindi diventerà largo, non aderendo più a dovere. Inoltre, un condom troppo stretto porta anche ad un forte rischio di rottura, in quanto il lattice viene teso troppo da questo esuberante turgore, assottigliandosi rispetto allo spessore ottimale originario.
Sempre per quanto riguarda lo spessore, invece, se è in programma del sesso anale non è strettamente necessario utilizzare preservativi più spessi (extra strong o extra safe) in quanto lo spessore dei preservativi ordinari, se correttamente utilizzati, resiste tranquillamente al maggiore attrito che questa pratica comporta. Il maggiore attrito però accentuerà tutti gli eventuali problemi già menzionati, quindi se una forma di condom non calza al meglio – ma deve comunque calzare BENE – sarà preferibile utilizzare un condom più spesso, se invece si ha il “modello” giusto lo si può utilizzare tranquillamente, anche se di spessore ordinario. Per il sesso anale invece è FONDAMENTALE in ogni caso una abbondante lubrificazione per compensare il maggiore attrito a cui è sottoposto il materiale, poiché il lubrificante già contenuto nei condom non è sufficiente a questo scopo. Il maggiore attrito infatti non comporta solo una maggiore trazione, ma anche un calore maggiore che porterebbe il lattice a seccarsi, a perdere elasticità e quindi a rompersi più facilmente.
Ma se non si utilizza una adeguata lubrificazione anche i condom di spessore maggiore si romperanno, come si romperanno se sono troppo stretti o si sfileranno se sono troppo larghi, quindi bisogna sempre prestare attenzione a TUTTI i fattori coinvolti.
Il lubrificante invece non va MAI messo all’interno dei preservativi. Fino ad alcuni anni fa questo si trovava spesso tra i consigli per un utilizzo corretto del condom, perché originariamente i condom non erano lubrificati come ora e una leggera lubrificazione interna elimina l’attrito tra la pelle e il lattice, che può essere fastidioso e può portare ad eccessive tensioni del materiale. Ma ad oggi tutti i condom in commercio sono lievemente lubrificati anche all’interno, quindi aggiungere ulteriore lubrificante porta ad un notevole rischio che si sfili durante il rapporto.

Lubrificare, ma con che cosa?
In commercio esiste una gamma amplissima di lubrificanti e anche qui bisogna scegliere quello più adatto, la compatibilità con il lattice è il criterio fondamentale. La scelta più sicura ricade sui lubrificanti a base acquosa, specifici per l’uso con i preservativi di lattice. Ma bisogna ricordare che la pelle e le mucose assorbono acqua, quindi è opportuno ripetere la lubrificazione regolarmente, in special modo se si sta praticando il sesso anale, in questo caso è anche utile utilizzare lubrificanti più densi, che si asciugheranno più lentamente. I lubrificanti a base siliconica si stanno diffondendo molto negli ultimi anni, ed hanno il beneficio di durare più a lungo, in quanto il silicone non viene assorbito dalle mucose. Va tuttavia notato che non tutti i lubrificanti a base di siliconi sono compatibili con il lattice, sono una famiglia di composti dalle svariate proprietà, quindi prima di utilizzarlo con un profilattico bisogna accertarsi che sia compatibile. I lubrificanti che invece non vanno MAI utilizzati con un condom sono quelli a base oleosa, poiché diminuiscono l’elasticità del lattice e in alcuni casi corrodono anche il materiale creando dei piccoli fori. Ovviamente prima di utilizzare un lubrificante bisogna accertarsi che non sia scaduto, poiché oltre un certo lasso di tempo le sue componenti si degradano e non assolve più l’effetto desiderato.

Quindi la conservazione. Per evitare un danneggiamento il condom non deve essere piegato e deve essere tenuto ad una temperatura compresa tra i 5 e i 25 °C,  il lattice col freddo si crepa e col caldo si fonde, compromettendo elasticità e resistenza del materiale. Analoghe precauzioni vanno osservate  per i lubrificanti, a temperature non adeguate le loro caratteristiche fisico-chimiche cambiano e potrebbero non risultare più compatibili con il lattice o perdere le proprietà lubrificanti.

Ed ora finalmente siamo arrivati al momento clou, quello che tutti quanti aspettavate, come si infila e come si sfila il profilattico.
Della scelta del partner non ne parliamo, confidiamo nel vostro buonsenso e andiamo avanti veloce fino a che c’è un LUI con una evidente erezione da sfruttare e non ancora utilizzata. Pausa. Da qui andiamo avanti a rallentatore per riflettere bene su ogni singolo passaggio. Cominciamo!

  • Prendiamo un preservativo, ci assicuriamo che non sia scaduto e che la confezione sia integra.
  • Con le mani pulite – altrimenti ci scivola -, prendiamo la confezione da uno dei lati zigrinati, pollice e indice uniti di una mano tirano verso di sé, pollice e indice dell’altra mano tirano in direzione opposta, un bel gesto deciso e ci siamo! Niente denti, forbici o simili se non ci vogliamo trovare con un origami tra le mani.
  • Estraiamo il condom dalla bustina, con delicatezza, toccandolo SOLO con i polpastrelli, da qui in poi le unghie sono bandite, se non vogliamo trovarci un colabrodo tra le mani.
  • Verifichiamo in che senso si srotola, sempre tenendolo in mano e srotolandolo solo per qualche millimetro.
  • Stringiamo tra indice e pollice il serbatoio che sta in punta, con l’altra mano teniamo la base e la appoggiamo sul glande.
  • Sempre tenendo ben stretto il serbatoio con le due dita, srotoliamo con l’altra mano il preservativo fino in fondo, senza strattoni. Ora possiamo lasciare il serbatoio e con i palmi delle mani lo ripassiamo, lisciandolo, dalla punta alla base per far uscire ogni eventuale residuo di aria. In questa fase l’aria è il nostro nemico, poiché se resta qualche bolla d’aria sotto il preservativo, con l’attrito e il movimento che seguiranno, questa bolla eserciterà una pressione tale sul lattice da farlo bucare.

Non resta che applicare il lubrificante ed è pronto all’uso, in tutta sicurezza!

Pausa.
In tutto questo è molto importante anche il lato psicologico, il momento “Che palle, ora mi devo mettere il preservativo” è un ottimo preludio per un calo dell’erezione, cosa che non vogliamo assolutamente. Sia perché ormai ci siamo quasi ed è un peccato perdersi questo momento che già ci siamo pregustati, sia perché un calo dell’erezione, anche se non completo, facilmente fa sì che il condom si sfili, eventualità molto peggiore della prima. E, come si sa, l’erezione maschile è strettamente legata allo stato psicologico ed emotivo del momento, perciò dobbiamo tenere in conto anche questo aspetto. Per evitare questo inconveniente è meglio tenere i condom sempre a portata di mano – letteralmente! -, magari tirandoli fuori in una fase meno delicata rispetto a quella in cui si devono effettivamente utilizzare. Per evitare l’afflosciamento della “situazione” bisogna fare in modo che anche infilare il condom faccia parte del gioco, o che diventi un gioco, distraendo chi se lo deve mettere da eventuali ansie da prestazione, magari facendo sì che sia l’altra persona ad infilarglielo (o una terza, se ci fosse). Per questo è opportuno che tutti sappiano come si infila correttamente un condom, indipendentemente dal proprio ruolo sessuale abituale.
A questo proposito anche la velocità nell’infilare il condom può essere un fattore importante, anche se non deve mai andare a scapito dell’accuratezza di ogni singola fase. A questo proposito il tasto dolente solitamente è il primo passaggio, l’apertura della bustina, puliamoci le mani, un bel respiro, un bel gesto deciso et voilà! Nel caso proviamo ad aprirlo dall’altro lato zigrinato o prendiamone un altro.
Alle macchine del sesso, invece, bisogna ricordare che dopo circa mezz’ora di utilizzo costante il lattice comincia a perdere coerenza e ad usurarsi, quindi è opportuno cambiare il condom se si intende andare ancora avanti.

Non è finita qui però, la gran parte del lavoro è stata fatta ma ne manca ancora un pezzo, anche sfilare il condom è un momento cruciale. Andiamo avanti veloce, fino all’acme del piacere, il nostro LUI ha raggiunto l’orgasmo, se l’altra persona non l’ha raggiunto ci dispiace, ma purtroppo in questa sede non è rilevante.
Gli diamo qualche momento per riprendersi e asciugarsi il sudore e ripartiamo a rallentatore.

  • Prima che l’erezione sia calata facciamo sì che il nostro protagonista esca dal pertugio in cui ha trovato la felicità, senza strattoni e tenendo ben stretta con una mano la base del preservativo.
  • Una volta tirato fuori, la mano che tiene la base del condom comincia a spingerla verso la punta, mentre l’altra mano prende la punta del condom e dolcemente tira. Questa operazione va fatta sempre senza strattoni e stando attenti che nulla del contenuto fuoriesca.
  • Dopo averlo sfilato completamente ci accertiamo che il preservativo sia integro – e seguendo tutte queste istruzioni lo sarà sicuramente –, gli facciamo un nodo alla base e lo buttiamo nell’immondizia (quella indifferenziata, mi raccomando!).

Ora siamo arrivati davvero alla fine, qualcuno si accenderà una sigaretta, qualcuno passerà alle coccole, qualcun altro si rivestirà in fretta e furia, ma tutti comunque vivranno felici e contenti, perché il loro condom non si è rotto.

Spero che questa guida aiuti anche voi a vivere un po’ più felici e contenti, il sesso è una delle gioie della vita ed è davvero un peccato non godersi fino in fondo questi momenti a causa di preoccupazioni così facilmente(!) evitabili.

Quindi, buon divertimento!

 

Disclaimer
Le opinioni qui espresse rappresentano il mio personale punto di vista e non sono imputabili all’associazione Progetto IST.
Non ho peli sulla lingua e se ne avessi non sono miei, ça va sans dire.

2 thoughts on “Come rompiamo i condom e come non romperli

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