Lui è lei e lei è lui: le (vere) pari opportunità nel vestire

“Per me la moda si rivolge a donne e uomini in pace con la loro sessualità. Possono pescare nel loro guardaroba reciprocamente e si sentono bene in questo incessante scambio.”

Parola di Judd Crane, direttore marketing donna e accessori di Selfridges, intervistato per il Vogue inglese riguardo alle pari opportunità tra uomo e donna anche nella moda.

Sì, perché in un mondo che avanza e progredisce (con qualche, purtroppo, grande eccezione) siamo chiamati ad interrogarci su temi che prima non avevamo mai messo in discussione: quello del genere, ad esempio.

Sembra non essere d’accordo con questo termine Miuccia Prada che preferisce parlare semplicemente di persone, fuse tra di loro senza un limite invalicabile perché altrimenti “ci sembra ancora di stare ancora nelle classi separate dei miei nonni”, continua la visionaria stilista.

È stata proprio lei infatti l’ultima ad inserire nella passerella femminile di settembre scorso anche modelli per l’uomo (nonostante la linea maschile di Prada esista già e riscuota il suo grande successo) fusi con le sembianze degli abiti femminili declinati in una diversa variante.

 Pradass15_FNM300020h_216x324

Ci si chiede se abbia ancora senso fare sfilate separate, in un mondo che è cosi mescolato, che va a rivalutare temi come l’identità di genere e pieno di persone che hanno voglia di mettersi in gioco, di provare e di rinnovarsi.

Prova di queste spinte propulsive è il disegnatore di scarpe più estroso del momento, Giuseppe Zanotti, che afferma di aver cominciato a disegnare sneakers da uomo quando scoprì che gli uomini stessi acquistavano i modelli femminili dell’ultima misura; o ancora il sopracitato Judd Crane che dice di aver venduto maglioni Givenchy ai maschi attratti dalle grafiche.

 E parlando di Givenchy non si può non ricordare il 2012, quando Riccardo Tisci sfumò ancor più questo limite auto- impostoci tra uomo e donna, creando vere e proprie gonne per la sfilata uomo della maison francese della quale è direttore creativo.

 800xNxgivenchy-pre-fall-2012.jpeg.pagespeed.ic.8QOImvd810qPhWR27Li9Desktop20

Questa sfida rivoluzionaria però, è stata lanciata già anni addietro dagli stilisti pionieri dell’unisex: Giorgio Armani, Gianfranco Ferrè e Donna Karan in primis, quelli che esasperavano le spalle delle donne per gridare implicitamente all’uguaglianza dei sessi e per affermare ai colleghi maschi la parità.

Giorgio-Armani_630

La storica della moda Maria Luisa Frisa parla a tal proposito di asex “perché quel che conta non è la connotazione sessuale ma l’indipendenza dagli stereotipi di genere.”

 Giorgio-Armani-Spring-Summer-2012-01

Fino a che punto una giacca è definita “maschile” e fino a quanti centimetri il tacco di una scarpa la rende prettamente da uomo o da donna?

 Sarà che con il corpo della donna si può “giocare” di più, ma ieri Greta Garbo si vestiva maschile per protesta, oggi la seguono pedanti moltissime famose, dalla top Cara Delevigne a Madonna, passando per Rihanna e Audrey Tatou perché cosi si sentono libere e belle.

 smoking_greta-garbo

Uno a uno, palla al centro?

Sta di fatto che l’anno scorso Madonna ha rilasciato un’intervista a Vogue Italia riguardo i suoi progetti di beneficenza, e per il servizio fotografico annesso ha indossato solo abiti maschili; di contro, quattro anni fa lo stilista Marc Jacobs è stato intervistato dal magazine Industrie sui suoi futuri progetti di lavoro ed ha posato in vesti femminili (Prada, as always).

Indovinate quale intervista ha destato maggior scalpore e ilarità e quale invece è passata come un normale articolo di giornale?

Pioniera di tutto ciò, la moda si sta spingendo verso una zona neutra che favorisce la libertà di espressione tra uomini e donne.

Sì, uno a uno, palla al centro.

(Credits: www.prada.com – www.giorgioarmani.com – www.givenchy.com – www.vogue.co.uk/)

One thought on “Lui è lei e lei è lui: le (vere) pari opportunità nel vestire”

  1. E bravo Cris! <3
    PS. Va bene l'"indipendenza dagli stereotipi di genere", e ci mancherebbe pure ma… a me un uomo in gonna comunque farebbe un po' senso. Sono strano, lo so. 😉

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *