Il Diario di una Lella – De ritorni tropicali

Ancora un po’ stordita dal fuso orario e sufficientemente abbronzata per gli standard della mia carnagione color bianco ceruleo, busso alla porta del punto h per rientrare in punta di piedi senza svegliare nessuno.

Dove sono finita?

In realtà me lo domando anche io, perchè, al di là delle coordinate geografiche, ho passato un mese meraviglioso, in cui è davvero successo di tutto. Personalmente e professionalmente.

Intanto va detto che sono andata a fare un esame ai Caraibi, più precisamente a Curaçao, ridente isoletta delle Antille olandesi a poche bracciate dal Venezuela.

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No, non fate quella faccia, l’esame era tosto sul serio. Il fatto che io l’abbia fatto ad una temperatura accettabile e vicino ad una barriera corallina incredibile, non fa di questo mese una passeggiata di salute, ve lo assicuro.

In sostanza, a parte la prima settimana di lezione teorica ed immersioni per lo più ludiche, dalla seconda settimana in poi abbiamo scelto un tema di ricerca, lo abbiamo sviluppato e messo in pratica nelle successive settimane, per poi portare i risultati a fine mese con una presentazione. Questi stanno un passo avanti, lo so.

Insieme ad i miei compagni di corso, abbiamo alloggiato in un centro di ricerca vicino ad un diving center ed un bar che dalle 17 alle 18 annunciava l’happy hour col suono di un campanaccio seguito dalla canzone Happy di Pharrell. Fortunatamente, la pizzeria accanto aveva anch’essa un baretto, il cui happy hour iniziava un’ora prima. Ve l’ho detto, è stato un mese molto duro!

Ho alloggiato in una stanza da sei posti letti, mentre gli altri avevano tutti stanze da massimo due persone. Ma non potevo scegliere compagne di stanza migliori. Tra queste D., con cui ho instaurato subito un ottimo rapporto  un’amica.

Ho maneggiato strumentazione da migliaia di euro sott’acqua, riconosciuto specie animali e vegetali, scritto cose serie e cazzate e persino fatto selfie. Tutto questo con un preludio non proprio incoraggiante: alla prima immersione ho avuto un piccolo blackout su come si respirasse, seguito da un piacevolissimo attacco di panico. Ma tutto questo non è riuscito a fermarmi e dopo una seconda immersione di richiamo dei rudimenti, è andato tutto benone.

Ho guardato tramonti indimenticabili, saltato dal molo nuda e quando più avevo paura, ho scoperto che la pizza galleggia ( dopo che una folata di vento l’ha fatta volare in acqua), ho nuotato nel plankton fluorescente, ho ballato salsa e bachata tutti i sacrosanti giorni senza saper muovere nemmeno un passo, ho mangiato la zuppa di cactus che…dio mio ha la consistenza del mocciolo.

Ho riscoperto l’amore.

( Forse dovrei proprio cambiare il mio nick, perchè di sfigato ormai non c’è più nulla. )

Quando sono partita ho messo tutte le mie cose in una valigia, comprese foto, biglietti e pensieri. La più grande paura era quella di tornare completamente cambiata, guardare quelle foto con una punta d’amaro. La mia personale macchina del tempo, dove tu cresci e te ne accorgi solo guardando indietro, non allo specchio. Ma ora sono qui, felice, quello che ho seminato è maturato in me ( ed in lei ), ogni tanto nevica, devo tenere il riscaldamento acceso tutto il giorno ed ho dovuto aspettare un giorno prima di mangiare qualcosa di genuino perchè il supermercato era chiuso; ma sono felice.

Sono

Felice

L.S.

One thought on “Il Diario di una Lella – De ritorni tropicali”

  1. La zuppa di cactus, ecco… potrei morirne, non tanto per il sapore (ché non l’ho mai assaggiata e quindi non posso esprimermi) quanto per la consistenza. La tua felicità è diffusiva di te, ho appena letto e la sto condividendo… al netto delle schifezze della mia vita. Non abbandonarci, continua a scrivere, e vada pure che non possiamo offrirti fondali cristallini e pizze galleggianti ma, se vuoi, io posso prepararti un eccellente risotto alle mele verdi, mentuccia selvatica e yogurth greco! Enjoy! 😉

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