La fortuna di nascere maschi

“Quanto maggiore è il piacere, tanto più grave è il peccato.” scriveva Sant’Agostino, un santo cattolico, un Padre della Chiesa, un esempio per molti, una vergogna per me. Non è una Sura del Corano. L’uomo (maschio) è fatto a immagine e somiglianza di Dio, ma la donna è fatta a immagine dell’uomo e a lui deve essere sottoposta. Non parliamo poi dell’infimo ruolo che la donna ha nella cultura islamica.

Partendo da questi massimi esempi di ignorante stupidità, non risulta poi così sorprendente che, secondo Amnesty International nel mondo 140 milioni di donne sono state vittime di mutilazioni genitali femminili e oltre 3 milioni di bambine sono a rischio ogni anno. Per questo motivo, l’ONU ha istituito il 6 febbraio la “Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili”, sperando di diventare un grande megafono dentro cui urlare la rabbia e il dolore contro queste pratiche barbare.

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Ma cos’è una mutilazione genitale femminile? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si definisce mutilazione genitale ogni forma di rimozione totale o parziale degli organi genitale esterni femminili, o altre modificazioni indotte ai genitali esterni femminili, effettuate per ragioni non terapeutiche. Vi sono quattro tipi di mutilazioni:

  1. Circoncisione (o infibulazione al-sunna): è l’asportazione della punta della clitoride, con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche;
  2. Escissione della clitoride (al-wasat): asportazione della clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra;
  3. Infibulazione (o circoncisione faraonica o sudanese): asportazione della clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale;
  4. Il quarto gruppo comprende una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili.

La pratica è messa in atto su ragazze o donne giovanissime, talvolta, come in Nigeria, sulle neonate. I motivi sono vari, un’accozzaglia di religione, tradizione e ignoranza, con una buona dose di consuetudine e maschilismo. Lo scopo è controllare la donna anche sotto l’aspetto sessuale del piacere. La donna NON deve provare piacere nell’atto sessuale. Solo l’uomo può.

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Sulla sponda del fiume Wabe, nella regione dell’ Oromia, vive una comunità chiamata Woredube, una comunità tristemente nota nella regione per la forma brutale di infibulazione. Secondo la tradizione della comunità, una volta superato il settimo compleanno, tutte le bambine sono tenute a sottoporvisi. Tradizione vuole che anche le donne adulte vengano sottoposte a ripetute infibulazioni, ogni qual volta i rispettivi mariti stanno lontano da casa per qualche tempo, essenzialmente al fine di controllarne il corpo e la sessualità.

Permettetemi di essere più chiaro: stiamo parlando della cucitura pressoché totale della vulva, cucitura che l’uomo poi taglierà, verificando così che la donna non è stata penetrata da nessun altro. Il controllo raggiunge livelli spaventosi. Controllo fisico, controllo sessuale, controllo psicologico. La donna è il giocattolo sessuale dove l’uomo può sfogare tutto il suo sadismo.

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10959580_10206125002026743_8685015596423777584_nindexL’uomo (maschio) in ciò si macchia di una colpa indelebile, tuttavia bisogna dire che l’ignoranza della donna non ha un ruolo così marginale. Non sono poche le ragazze che si sentono in dovere di mettere in pratica queste usanze. D’altronde, chi non lo fa, viene ripudiato, umiliato e allontanato. Non sono poche le ragazze che, vittime dell’ignoranza, sono convinte che è così che va il mondo, è quello il ruolo che spetta loro. Quale soluzione migliore, in questo caso, se non l’istruzione delle donne?

Queste pratiche, sotto il profilo medico, portano a un’elevatissima morte per sepsi (infezione sistemica), a causa delle scarsissime o del tutto assenti condizioni igieniche. Queste mutilazioni molte volte portano anche ad infertilità. Oltre il danno, anche la beffa, per così dire. Una donna sterile non viene nemmeno considerata una donna. Per non parlare poi del trauma psicologico, dell’annullamento della volontà, dell’espropriazione del proprio corpo.

Cosa possiamo fare noi in tutto ciò? Beh, dalle mie parti si suol dire “Le pietre grandi alzano i muri, ma le pietre piccole tappano i buchi.”. Risulta difficile andare sul campo, cambiare la tradizione di popoli interi, intervenire in prima linea. Ciò però non ci giustifica. Risulta, infatti, molto più facile nel nostro piccolo combattere contro i piccoli grandi pregiudizi che anche la nostra occidentale e civile società ci inculca nei confronti delle donne. Non potremmo magari nel nostro piccolo salvare quelle povere ragazze nate nel posto sbagliato, ma possiamo senza dubbio rispettare le donne accanto a noi, riconoscendo l’innegabile fatto che a questo mondo siamo stati piuttosto fortunati a nascere maschi.

John

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