
Quant’era bello il tempo in cui per comprare il biglietto per un qualsiasi evento bastava fare la fila al botteghino e spezzarsi la schiena per parlare con la tizia o il tizio al di là della bocca sempre troppo bassa per chi non è propriamente un puffo! E quant’era bello rivolgersi all’amico che vive a Milano, a Torino o a Roma per farsi prendere il biglietto per il concerto del proprio idolo musicale.
Internet ci ha devastato l’esistenza, in non pochi ambiti, e lo dico da tempi non sospetti.
Avete mai provato, per esempio, ad acquistare il biglietto per un concerto attraverso il circuito on-line di Ticket One? Avete mai sperimentato sulla tenuta psico-fisica del vostro organismo cosa voglia dire fare un acquisto del genere? Avete mai provato l’ansia dell’attimo giusto? Non l’avete mai fatto? Allora non vale, non siete sufficientemente addicted!
Poco più di un mese fa, a conclusione di un’attesa ormai snervante, escono finalmente le date del tour mondiale 2015 dei Muse, il gruppo che (insieme a pochissimi altri) fa vibrare le mie corde anche soltanto a sentirne pronunciare il nome: Roma, Parco delle Capannelle, 18 luglio. Quest’anno non mi scapperanno, nemmeno fossi invitato al matrimonio del Principe Harry! Madness tutta la vita!
Assumo tutte le informazioni necessarie e scopro che di lì a poco, e precisamente alle nove del mattino di due giorni dopo, inizierà la vendita dei biglietti; nel giorno convenuto ed all’orario convenuto sono davanti al pc, mani tremolanti sulla tastiera – già, proprio tremolanti perché chi non ha mai fatto una cosa del genere non ha la più pallida idea dello stress psico-emotivo che l’operazione comporti- e nervi tesi. Già abbondantemente tormentato dall’ansia dell’attimo giusto che consente di procedere. Nessuno intorno a distrarmi, in cuffia ed a volume improponibile va Hysteria, nemmeno l’avessi fatta di proposito. Accedo al sito di Ticket One, eseguo tutta la procedura del caso e… cosaaaaaaaa? Alle 09,05 minuti compare la scritta che mai nessuno vorrebbe leggere “Sold Out”, biglietti non più disponibili! Vi rendete conto? Ed è proprio in momenti come questi che resta difficile trattenere il furore impetuoso che vorrebbe menzionare (facendoli ballare in liete danze) tutti i santi del paradiso e, giacché, pure i beati. Una manciata di minuti e ti vedi svanire davanti agli occhi la possibilità di godere dei tuoi beniamini; e non che in quei cinque minuti tu sia stato a guardare le mosche, no! Chi non ha mai provato non può saperlo ma giuro che anche soltanto riuscire ad accedere all’area acquisto biglietti è quanto di più snervante e devastante possa capitare ad un uomo.
Io la duro, voglio pure vincerla.
Respiro e prendo coscienza della situazione drammatica, elaboro il piano B, abbandono il pc, plano sulle due rampe di scale riuscendo a non cadere, sono già in auto: è tutto un attimo. Direzione Lecce, rivendita Ticket One, devo capire ma, soprattutto, voglio il biglietto. Cinquanta km percorsi come se stessi correndo ad Indianapolis e, giuro, in men che non si dica raggiungo la destinazione; “Signor Longo, ci dispiace, Ticket One riserva le prime ventiquattro ore della vendita al circuito on line, in seconda battuta fa avere i biglietti ai propri rivenditori”. “Ho capito, ventiquattr’ore ma, cavolo, dopo sei minuti non c’era più l’ombra di un biglietto nemmeno a pagarlo oro!”. “Si, sappiamo bene come funziona e siamo rammaricati perché a noi tocca raccogliere tutte le lamentele come la sua, l’unica cosa che possiamo fare è inserirla in una specie di “lista di prelazione” che le consentirà di avere un minimo di priorità sull’acquisto del biglietto dal pacchetto rimasto dopo questa prima vendita on line. Lei deve comunque pagarlo in anticipo, ben sapendo che potrebbe non averlo, e noi le faremo sapere tra qualche giorno”. Pago il biglietto (sessanta euro), mi rimetto in auto con l’umore sottoterra e con una rabbia cosmica che farebbe girare pure le stelle nane. Trascorro i successivi cinque giorni in uno stato semi-vegetale tra l’afasia e una sorta di sospensione mistica.
“Signor Longo, la chiamo per dirle che siamo riusciti ad avere il suo biglietto, può venire a ritirarlo quando vuole”. Non sarei stato così felice nemmeno se m’avessero chiamato Jhonny Depp, Alicia Keys o il Presidente Obama, è il caso di dire “la telefonata che ti allunga la vita”. Torno tra i vivi, mi rifaccio cento km, pago ulteriori venti euro (mica era gratis farsi inserire nella lista di prelazione!), prendo il biglietto, torno a casa… orgasmo multiplo che nemmeno una sessione settimanale di sex sfrenato con le migliori porno stars!
La domanda che vi faccio, a questo punto, è: se mai volessi regalarmi per il compleanno il biglietto per la Prima alla Scala (già, sono nato proprio il sette dicembre) dovrei rivolgermi direttamente a S. Ambrogio?
Ditemi cosa e come la pensate, scrivetemelo a rocco@ilpuntoh.com oppure su Facebook o su Twitter.
Senza parole. Per di più dopo cinque minuti tutti i concerti sono sold out, ma su siti come viagogo ce ne sono a centinaia a prezzo maggiorato.
Stefano, hai ragione ma converrai che non è propriamente una cosa tanto saggia e conveniente spendere 300 euro per il biglietto di un concerto il cui costo normale non è superiore a 60!!!
Da persona che ha lavorato in TicketOne, mi sento di dover fare qualche precisazione.
Chi ha realmente in mano i biglietti dei concerti sono i PROMOTER, TicketOne è semplicemente un FORNITORE a cui viene data la percentuale più alta di disponibilità, ma sempre e comunque limitata al volere del promoter, che tiene le proprie riserve per omaggi, cambi merce e vendite interne.
Per eventi così importanti come i Muse, Madonna o Vasco Rossi, spesso e volentieri bisogna pensare alla quantità di gente connessa da tutta Italia e non solo. Ovviamente le riserve vengono polverizzate in pochi istanti.
TicketOne non ha (almeno fino a quando ci ho lavorato io) mai avuto il controllo su quanti e quali biglietti mettere in vendita, ma si limita a fare da tramite fra pubblico e promoter seguendo le indicazioni di quest’ultimo..
Per quanto riguarda la lista di attesa, non posso giudicare perché ai miei tempi non esisteva.
Grazie per la puntuale precisazione. Immagino quanto sia complicato gestire la vendita e la distribuzione dei biglietti per eventi di così forte richiamo anche internazionale ma… almeno m’avessero regalato una confezione di Xanax! 😉