
Il festival della Canzone Italiana di Sanremo è indubbiamente la kermesse più importante della tv pubblica italiana, nonché la sua trasmissione più longeva, seconda solo al telegiornale. Nella mia personale esperienza poi, secondo i racconti degli anziani, che quando ero piccolo mi parevano pervasi da un’aura di atavico misticismo, ho sempre pensato a Sanremo come un evento realmente capace di incollare milioni di persone alla TV facendo emergere un elemento di comune identificazione, anche – perché no – nazionale. Fisse nella mia mente sono ancora le descrizioni del paesello che tra febbraio e marzo si riuniva in casa dei miei nonni, che erano stati i primi a comperare una televisione giacché mio nonno lavorava in città, per guardare ed inebriarsi della (un tempo, oggi forse meno) migliore musica leggera italiana.
Per non parlare poi delle canzoni vincitrici, assurti a veri e propri tormentoni nell’anno del successo e destinate a rimanere – quasi tutte – eternamente impresse nella memoria di generazioni intiere; per questo vi presento quelle che secondo il mio modesto parere sono le canzoni più significative – e per me più rappresentative – della lunga storia del festivàl, giunto quest’anno alla sessantacinquesima edizione.
Al primo posto, in ordine cronologico, una canzone vecchissima, che ha sancito la nascita della carriera e del mito della sua interprete, Gigliola Cinquetti. Correva l’anno 1964 e la giovane veronese, allora diciassettenne, con Non ho l’età (per amarti) cantava il primo di una lunga serie di amori impossibili che solcheranno il palco di Sanremo. E come qualcuno avrà modo di osservare ironicamente, la Cinquetti inaugurò la filosofia del te la darò.
Siamo nel 1988 quando Massimo Ranieri e i suoi capelli cotonati portavano sul palco di Saremo una delle canzoni più belle della storia della musica italiana, Perdere l’amore. Regina incontrastata di vendite nelle settimane successive all’esordio sanremese, è ancora tra le predilette nei karaoke e non c’è persona in Italia che non ne conosca almeno la melodia malinconica.
Torniamo indietro di soli un paio d’anni alla sessantatreesima edizione del festivàl, che ha visto trionfare Marco Mengoni con L’essenziale, a mio avviso uno dei pochi artisti che abbiano saputo rialzare (assieme a Vecchioni nel 2011) il livello delle canzoni finaliste alla kermesse. L’essenziale, con il suo testo dolce e la musica semplice, lontana da artifici di gusto barocco, proprio per questo ha spopolato a livello nazionale, arrivando anche all’Erovision e lanciando Mengoni sulla scena musicale mondiale.