
Lo confesso, io non vedevo l’ora d’essere scritturato tra i liberi e scanzonati commentatori di #PeopleFromTitina; eccomi qua prontissimo a fare la mia parte e a raccontare di ciò che, da stasera, terrà incollati al televisore milioni di italiani.
E già, proprio quegli italiani che, puntualmente, un attimo dopo i titoli di coda (e dopo ogni singola serata) sono lì a criticare, ad infangare, a sminuire, ad ergersi a volgari detrattori di quello che –piaccia o no all’intellighenzia- rappresenta una specie di paradigma tutto italico, proprio quegli italiani sono già in assetto da guerra pronti a godersi uno spettacolo che, tra alti e bassi e tra luci ed ombre, continua a camminare insieme al nostro Paese consegnandosi come meravigliosa eredità artistica alle crescenti generazioni.
… perché Sanremo è Sanremo e non v’è nulla e nessuno che possano distogliere l’attenzione di una buona parte della Nazione da questo meraviglioso Barnum che alzerà il sipario tra poche ore e che già fa parlare di sé su giornali e televisioni da almeno un mesetto.
Per me il Festival della Canzone Italiana ha sempre rappresentato un ineludibile appuntamento annuale al quale mai e per nessun motivo mi sono sottratto; una specie di Sancta Sanctorum della musica leggera in cui (ri)trovare emozioni ed in cui (ri)trovarmi quasi fosse un vero e proprio diario o racconto di vita. Già, un racconto di vita perché i motivi che si sono alternati su quel trepidante palco dell’Ariston sanremese sono diventati, col tempo e a pieno titolo, i leit motiv della mia stessa esistenza, tratteggiandone –anno dopo anno- anche le più piccole ed insignificanti evoluzioni.
Per me il Festival della Canzone Italiana è, quasi rigorosamente: pigiama, divano o letto, tv ed Ipad; nessuna intrusione e nessuna concessione tranne che per la serata finale che ho sempre amato guardarla in compagnia. No alle visioni di gruppo, no alle cene a tema, no alle fuorvianti riunioni tra amici per sentirsi giuria suprema e spietata: sempre e soltanto io, il burro d’arachidi o la marmellata ai mirtilli da mangiare entrambi al cucchiaio, ed una bottiglia d’acqua.
Ho sempre pensato che Sanremo fosse la nostra Notte degli Oscar, e per questo ho sempre sentito l’orgoglio per quella che da sempre è la manifestazione artistica più importante di un Paese che ha prodotto all’umanità un patrimonio artistico tanto cospicuo e diffuso da aver raggiunto le regioni più lontane del globo: le Pausini, gli Albano e Romina, gli Eros Ramazzotti, i Toto Cutugno sono beniamini di milioni di persone in ogni parte del mondo. Ed io, italiano vero, ne sono fiero!
Volendo riassumere in tre soli brani il mio personale rapporto con il Festival mi vengono in mente queste tre meraviglie, e sono certo che dovessi fare la scelta domani i brani sarebbero diversi perché credo uno dei più importanti pregi di Sanremo sia proprio la straordinaria duttilità del suo prodotto capace di adattarsi al generale clima di una Nazione o alle più nascoste variazioni umorali di ogni singola persona.
Chi non ricorda Loretta Goggi e la sua splendida Maledetta Primavera? Ero piccolo eppure la guardo e l’ascolto sempre con il piacere di ricordare l’espressione di una bellezza e di una bravura che non ha mai smesso di sorprendermi.
<i
E che dire del sognante e romanticissimo Luis Miguel? Si, proprio lui, quell’accattivante e bellissimo ragazzo messicano che s’impose sul palco nel 1985 e che segnò con Ragazzi di oggi tutti i miei anni del Liceo? La cantavo sempre, ovunque; la cantavamo sempre, ovunque; e ricordo una gita in quinta ginnasio interamente segnata da questa canzone quasi ne rappresentasse la giusta chiosa, il nostro manifesto.
<
E per concludere, e sempre del 1985, una canzone che si piazza al penultimo posto della classifica, completamente ignorata dalle giurie e dalla critica ma che diventa, in poco tempo, uno dei brani più conosciuti e cantati ovunque, anche all’estero. Zucchero e la sua Donne sono il sigillo e lo slancio artistico ad una carriera che sta per decollare e che, da allora, non troverà ostacoli; pienamente inserita nel solco delle sonorità gradevoli ed orecchiabili di quelli che sono gli stilemi tipici del pop internazionale questa canzone, da sempre, si accompagna ai bellissimi ricordi della mia adolescenza.
<
E le tre canzoni di Sanremo che raccontano di voi? Suvvia, soddisfate la mia curiosità. Aspetto con trepidazione i vostri commenti e le vostre risposte, scrivetemi a rocco@ilpuntoh.com o cercatemi su Twitter o su Facebook. Non lasciatemi solo!
Bene, io sono pronto? E voi? Noi vi aspettiamo tutti, pronti in postazione, a commentare insieme le serate del Festival; unitevi a noi in tutti i social ed usate sempre l’hasthag #PeopleFromTitina che servirà a riconoscerci. Facciamo sentire al mondo intero la potenza de Il Punto H!
Rocco…senza pensarci..Laura Pausini “La solitudine”,Carmen Consoli “In bianco e nero”,Alotta/Baldi ” Non amarmi”…3 momenti importanti della mia adolescenza..