#PeopleFromTitina – la pagelle musicali a pois

Finalmente libera dall’orpello asfissiante della lunghissima ed inutile introduzione di ieri, la seconda serata del Festival inizia subito con la gara delle nuove proposte e Carlo Conti già gigioneggia (ops, pure l’allitterazione, amatemi così!) accanto ai volti disorientati e pure un po’ storditi dei giovani cantanti. Molto Pippo Baudo e poco, pochissimo, Piero Chiambretti ma a noi di #PeopleFromTitina ‘sto presentatore tutto e sempre lampadato piace, assai.

Veniamo alla gara che parte già con le prime e spietate eliminazioni ma, si sa, gli eliminati di Sanremo spesso hanno fortune imprevedibili ed impensate.

  1. Kutso (Elisa). Un leggero e scoppiettante inno all’amore cantato con ironia e simpatica esuberanza da un gruppo di dinoccolati ragazzi, quasi una riedizione in chiave ancora più scanzonata di Elio e le storie tese; l’arrangiamento dalle sonorità metropolitane risulta particolarmente frizzante. Voto 9
  2. Kaligola (Oltre il giardino). Con un nome che incupisce non decolla il ragazzo di borgata che racconta una storia di ordinaria indifferenza urbana richiamando l’attenzione al tema della solitudine e della psicolabilità, peccato non ci sia lo slancio interpretativo e peccato il tutto si muova sulla base di un mal riuscito mix tra un piatto rap ed un incolore pop. Voto 4
  3. Enrico Nigiotti (Qualcosa da decidere). Una rivisitazione pessima di Eros Ramazzotti o un clone venuto male di Alex Britti? Comunque nulla di nuovo sul palco: interpretazione appena sufficiente di un testo concepito con scarsa enfasi e musicato senza alcun estro. Voto 5
  4. Chanty (Ritornerai). E se, invece, tu lo raggiungessi e te ne andassi con lui? Inutile esibizione di vocalizzi poco calzanti con il brano e peraltro tenuti non al meglio che schiacciano ulteriormente un testo messo su col materiale della più scontata tradizione sanremese. Voto 5

 

Passano Kutso ed Enrico Nigiotti, tutto sommato sarebbe potuta andare decisamente peggio.

Tra un sempre compassato #CarloConti, una rintronata #Arisa ed un caterpillar con le sembianze di #EmmaMarrone, il Festival scivola piatto e quasi afono verso la gara dei big.

  1. Nina Zilli (Sola). La straordinaria e duttile cantante emiliana conferma a pieno titolo il suo inconfondibile stile, un blues maliardo ed espresso con un’interpretazione mirabile e con una vocalità sempre molto singolare e ben calibrata; e niente, lei potrebbe cantare pure l’elenco delle Pagine Gialle, sarebbe sempre e comunque uber alles. Voto 9
  2. Marco Masini (Che giorno è). Mi verrebbe da dirgli “Perché lo fai, disperato ragazzo mio?” Mi è sembrato quasi dovesse sopportare sulle proprie spalle tutta la sfiga cosmica al punto che ho invocato il mare perché lo risucchiasse per portarlo al fondo, finalmente. Comunque l’interpretazione del brano mi è parsa intensa e capace di esaltare la sua immancabile nuance melanconica, e almeno stavolta non ha stonato. O quasi! Voto 6
  3. Anna Tatangelo (Libera). Io quasi quasi la preferivo quando, quindicenne, apparve per la prima volta, continuo a chiedermi quanto ci sia di vero in lei; nemmeno l’ex adolescente prodigio ciociara sfugge al cliché della canzone intrisa di stereotipi sanremesi che arriva subito ma che altrettanto presto passa e senza lasciar traccia. Un’interpretazione che si muove sull’assenza di pathos narrativo e su un arrangiamento incolore. Voto 5
  4. Raf (Come una favola). Sarà che mi ricorda sempre la mia adolescenza, sarà per quell’aria trasognata e sognante che lo distingue, per me Raf vince sempre; intensa e delicata, la sua è una ballata d’amore cullata da una melodia rassicurante e costruita su un testo adagiato sui più classici stilemi romantici. Promosso a pieni voti e per intima elezione. Voto 9
  5. Il volo (Grande amore). Vi preghiamo in ginocchio, aridatece Pavarotti, Zucchero e Bocelli. Il trio di bimbiminchia interamente montato nei laboratori discografici ostenta un’insolente autoreferenzialità che poco spazio lascia a tutto il resto; ragazzi, state pur tranquilli, non siete voi il centro dell’universo. Anzi, chi siete? Da dove venite? Esibizione degna del miglior Barnum. Voto 4
  6. Irene Grandi (Un vento senza nome). Struggente e intensa una bellissima lirica affidata ad un’artista che non delude mai, sia in versione rock sia in versione melò; elegante l’arrangiamento sorretto da un timbro e da una vocalità che nulla concede alla sbavature. Emozionante ed emozionata Irene! Voto 8
  7. Lorenzo Fragola (Siamo uguali). Incipit calante e decisamente fuori tono che prelude ad un seguito forse perfino peggiore. Testo grigio e informe, arrangiamento insignificante ed interpretazione neppure sufficiente: riuscireste ad immaginare qualcosa di peggio? Ragazzo ritenta, sarai più fortunato! Voto 4
  8. Biggio e Mandelli (Vita d’inferno). I soliti idioti che, però, sanno interpretare un’allegra canzone che tanto riporta alla mente le esilaranti gag canore di Cochi e Renato; un’effervescente marcetta con una strumentazione scintillante che racconta di una società un po’ strampalata e un po’ frustata. Simpatia a gogò. Voto 8
  9. Bianca Atzei (Il solo al mondo). Eppure ogni tanto qualcuno si ricorda dell’esistenza degli archi! Non so se più caricatura o più emula, l’Atzei si produce in un’esibizione ispirata che tanto vorrebbe somigliare al tutto tondo di Mina; non male le sua abilità canore e la complessiva estensione vocale che, però, non sono sufficientemente sorrette da un testo che risulta pure poco degno. Il brano funzionerà in radio ma appare inconsistente. Voto 7
  10. Moreno (Oggi ti parlo così). Ancora prigioniero di Maria De Filippi, nemmeno l’impeccabile smocking salva il rapper dalla crudele ed impetuosa corrente di un brutto rap; niente, gli italiani il rap proprio non lo sanno fare. Bocciato senza se e senza ma. Voto 4

 

Ed alla fine di questa seconda serata, tolte pochissime eccezioni, io mi chiedo ancora “Ma Sanremo dov’è?”.

Ditemi che domani sera ci saranno almeno i Ricchi e Poveri e Toto Cutugno con tutto il coro dell’Armata Rossa ed io anticipo il mio orgasmo multiplo.

Il Festival dei papaveri e delle papere, dei costumi talora orrendi e delle scenografie talora inguardabili, il Festival degli italiani che lo adorano e degli italiani che lo detestano: per questo e per tanto altro io lo amo e continuerò ad amarlo perché, in fondo… Sanremo è Sanremo!

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Ciauz!

25 thoughts on “#PeopleFromTitina – la pagelle musicali a pois

  1. stavolta concordo.
    ho solo perso i Kutso, ma vado tosto a recuperarli.
    Raf nel mio cuore.
    nel fegato c’ho un Antonacci da smaltire.
    mi aspettavo un tuo accenno al suo “non – calzino”. 😉

    1. Gabriella, per smaltire Antonacci ho fatto ricorso al Gaviscon in dosi raddoppiate. Avrei volentieri fatto il cenno su quella che sai bene essere una mia mania ma… non sono io ad occuparmi di outfit! 😉

  2. Si sei stato tanto attento, preciso nn hai tralasciato niente hai una grande capacità di scrutare seppur attraverso uno schermo le pieghe inscrutabili di questi cantanti se si possono definire così perché personalmente nn mi hanno colpito particolarmente né sul piano delle capacità canore né su quello dell’interpretazione. Sono d’accordo sulle nuove proposte in tutto e appoggio pienamente nina zilli. Nn condivido il 9 a raf sarà perché nn ci sono particolarmente affezzionato ma mi è sembrato fuori luogo e tanto impacciato. Anche irene grandi nn mi ha colpito e personalmente la ricordavo molto diversa dal punto di vista artistica soprattutto per le sonorità alle quali ero abituato. Non sono d’accordo con l’otto dei soliti idioti perchè sono veramente due idioti e punto per me. Il volo si meritava secondo me un giudizio più positivo o per lo meno nn così pesantemente negativo. Concordo su moreno evidentemente fuori luogo, masini sarebbe veramente l’ora che la vvaffanculo se la cantasse a lui.. gli altri hanno fatto volume e concordo con i tuoi giudizi. Apprezzo le tue riflessioni generali su questo sanremo. Alla prossima caro ti abbraccio. Sei grande

    1. Emanuele, probabilmente sei più legato all’immagine di Irene Grandi rocker e non la ritrovi nelle vesti di cantante melodica e vagamente introspettiva. l’otto ai Soliti Idioti è visibilmente una provocazione ma ammé hanno fatto ridere, ed è strano perché abitualmente mi fanno pena. Il volo, per quanto mi riguarda, potrebbe anche disintegrarsi durante un lancio-prova verso gli imperscrutabili spazi celesti. Grazie, Emanuele… ti aspetto! 😉

  3. Concordo con ogni parola del ragazzo.
    Personalmente avrei dato una sufficienza a Kaligola, forse più orecchiabile delle altre.
    E, soprattutto, avrei creato una baraonda su Conchita Wurst, la sua bellissima voce, l’imbarazzo di Carlo Conti, la scelta di farla esibire a mezzanotte passata, per i bimbi, maisìa vedevano una “cosa così”. I pronomi cambiati e ricambiati dall’interprete. ‘Nzomma, una figura da provinciali, per non dire di m.!

    1. Non ho ben capito l’accezione recondita di quel “ragazzo” allegramente affibbiato ad uno (splendido, me lo dico da solo per fingere autostima!) quarantaquattrenne, Bando agli scherzi, Ho letto da qualche parte un commento esilarante, Kaligola si sarebbe dovuto chiamare Nerone per dare fuoco al palco e poi a sé!!! L’episodio della Wurst definisce perfettamente lo spaccato del Paese, altro di non vo’. La provincia può anche essere bella se riesce a volgere il proprio sguardo oltre il guado! 😉

    2. Sono daccordo, io l’avrei fatta uscire prima di mezzanotte,proprio in un ottica di apertura, perchè non credo che una persona del genere possa turbare psicologicamente le menti dei giovani figli italiani ( che sono ormai piuttosto “attrezzati” , semmai sono i genitori a non esserlo).
      Purtroppo, non c’è limite all’ignoranza!

      1. Purtroppo, caro Jean Charles, viviamo in un Paese che non è per nulla il migliore dei mondi possibili anzi, per molti aspetti, ha connotazioni da nazione estremamente arretrata e gretta. Personalmente trovo gradevolissima Conchita (oltreché vocalmente ben dotata!) e mi disturbano molto più le devianze delle mariedefilippi e tutta la merda che ci circonda.

    1. Vero, Daniele! Non ho fatto cenno alla sua esecuzione che è stata tutto fuorché vocalmente impeccabile. Chiedo venia però… concedimi di adorarlo! 😉

      1. Certo che ti è concesso! Comunque, dopo le prime due serate, direi che il giudizio è molto negativo. Canzoni mediocri, presentatore orribile, “vallette” inguardabili. Fa cagare, e perdonami il francesismo, anche la sigla: fa rimpiangere addirittura “perchè Sanremo è Sanremo”

        1. E direi di concordare appieno! Come ho scritto altrove, sono salentino anche io ma -e lo giuro!- non parlo come #emmamarronecomelamerda! 😉

  4. Concordo sulla Zilli,qualche punticino di meno a Raf ci sta..(sei troppo di parte) e..non essere così cattivo con i più giovani!

    1. Katia, è vero, probabilmente con Raf ho esagerato (anche perché ha steccato e non poco) ma è questione di affinità elettive. I GIovani? Beh… con Moreno credo di essere stato perfino troppo buono 😉

  5. Non concordo con il tuo giudizio su Il Volo: a mio parere quei 3 ragazzi ci hanno ricordato che stavamo guardando il festival della CANZONE vera e non tante vocine spente. Il testo, forse, non sarà una gran poesia, ma la loro interpretazione è stata davvero bello. Anzi, tra gli addetti stampa si vocifera che loro 3 possano addirittura essere candidabili alla vittoria. Staremo a vedere 🙂

    1. Raffa, probabilmente hai ragione anzi… sicuramente hai ragione; credo il mio giudizio pesantemente negativo su Il Volo dipenda dal fatto che da melomane appassionato trovo sempre abbastanza disgustoso che certe vocalità si prestino alla musica leggera risultando poi, di fatto, né carne né pesce; ma riconosco essere un mio personalissimo limite. Quanto ai pronostici, toglierei il “forse”… Il Volo vincerà il Festiva! 😉

      1. Sanremo è il Festival della CANZONE italiana… qualsiasi tipo, purché italiana e fatta di vera musica, bella, orecchiabile, piacevole. Il nome Bocelli ti dice nulla?

  6. Ho trovato come sempre, unica nel suo stile, Nina Zilli, che si
    distingue dal resto del carlino. Non mi trovi daccordo su Raf, troppo
    moscio e monocorde per la kermesse, e I soliti idioti, che hanno
    scambiato Sanremo per una parata carnevalesca. Il trio del Volo, incarna
    la musica nazional popolare che il pubblico si aspetta di ascoltare..
    visti anche gli applausi fragorosi al termine dell’esibizione..e molto
    probabilmente vinceranno. La povera Tatangelo, continua ad essere
    vittima del pregiudizio, a mio parere, in quanto la canzone era cmq
    orecchiabile (e poi una delle poche artiste,tra le tante presenti
    quest’anno, ad essere vestita in maniera decente !). Condivido il voto
    sull’Altzei, Masini e Moreno; per la Grandi ,speravo in un ritorno più
    rock ; infine darei cmq una sufficienza al giovane Fragola.

    1. Grande Jean Charles, grazie per aver commentato. In fondo anche io un po’ concordo un po’ con te ma… Il Volo si caratterizza per una timbrica che non mi piace sia prestata alla musica leggera; lo so, è un mio limite… sono un melomane e ritengo che certe voci debbano calcare i palcoscenici dei teatri lirici e non quelli dei festival della musica leggera. La Tatangelo a me pare sempre sull’orlo del decollo ma puntualmente stramazza. Fragola??? Ussignùr! Ti aspetto ancora 😉

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