
Metti che nel giorno dell’equinozio di primavera (a proposito, ma è il 20 o il 21 marzo? Io sta cosa qui non l’ho mai capita!) hai in programma da più di un mese la Prima di Nabucco nel teatro della tua città, metti che le provi tutte nel disperato tentativo di prepararti al meglio per sostenere le oltre due ore di spettacolo, metti che, fallito ogni tentativo di training autogeno e dopo aver corso un’ora sul tapis roulant, ti senti pronto ma non sai cosa t’aspetta veramente, metti che almeno ti consola sapere che andrai a godere dello spettacolo in gradevolissima compagnia, metti che nell’improbabile eventualità di vedere “diversamente” l’allestimento indossi un delizioso papillon in legno rosso –ma senza pois– arrivato direttamente da Londra… eccomi, in fila per entrare nel foyer!
Ho la sfortuna, per alcuni versi il pregio, di vivere nella provincia ma ho pure il gran culo di vivere all’ombra del lussurioso e lussureggiante Barocco di Lecce e questo rende tutto decisamente più sopportabile; ed anche in una città di provincia come la mia si riescono a fare –ma chissà per quanto ancora- cose davvero belline; la tradizione operistica e le passioni per il belcanto della mia terra affondano le radici in un passato davvero antico e, malgrado i venti del take a way e del mordi e fuggi, ci sono ancora tante persone, moltissimi giovani, che amano il mondo operistico e continuano ad affollare il teatro di tradizione in ogni stagione lirica. Io uno tra questi… sfigati?
Il foyer, per chi frequenta con una certa assiduità i teatri, è un topos meraviglioso, uno di quei luoghi dai quali non si vorrebbe mai uscire perché sontuosa epifania di un’umanità tanto cangiante e varia quanto spesso abbastanza demodé, almeno in certe circostanze: ma voi lo sapevate che c’è ancora chi porta, con la fierezza altera di una Valchiria, quelle tristissime pellicce di visone? E lo sapevate che c’è chi, sotto quelle tristissime pellicce di visone, indossa improbabili tubini che sovente mal celano debordanti carni che si allentano per ogni dove? E lo sapevate che c’è chi, prima d’andare a teatro, si fa montare in testa un catafalco in luogo dei capelli che i turbanti di Moira Orfei… levatevi proprio? E poi, sapevate che c’è pure chi mette una cravatta viola ad una Prima, e chi sullo smocking liso che odora di naftalina ci posa leggiadre e quasi inconsistenti sciarpe in seta bianca? E poi, e poi… provate voi ad immaginare quanto altro ancora. Epperò io amo tutto ciò, giuro!!
Bene! Che io sia stranetto credo lo abbiate capito un po’ anche voi, e che spesso i miei gusti non rientrino nei canoni di quella odiosissima “normalità” che quasi acceca e schiaccia sulla linea di una banalità senza arte né parte credo sia chiaro: amo da sempre Verdi, avevo almeno ventidue anni -età abbastanza avanzata per un musicista classico- quando m’innamorai di questo bellissimo mondo eppure non ho mai amato Nabucco, l’opera che finalmente consacrò al mondo il genio di Busseto. E sarà pure un capolavoro (!?) risorgimentale, patriottico e altamente simbolico ma io continuo a trovarla (al netto della Sinfonia introduttiva e del primo imponente e impressionante coro, al netto di un’aria, forse due, di Abigaille e di una del baritono) un’opera noiosa, scura, acerba, opprimente ed asfittica. Estenuante, direi!
Sono nazional-popolare, quasi sempre perfettamente inserito nel circuito del rassicurante “così fan tutti” ma, credetemi, io ogni volta che sento il Va’ Pensiero ho gli spasmi gastro-colici: ditemi, davvero, che non sono l’unico italiano ad avere questa reazione e la mia vita avrà un senso! Eppure Verdi ha scritto e musicato cori di una bellezza senza fine, penso ad esempio a quelli di Trovatore e Aida o anche al Requiem.
http://www.youtube.com/watch?v=DzdDf9hKfJw
E se poi quel coro, tanto amato da un Paese intero e tanto detestato da me, viene eseguito a mo’ di mesto seppur languido valzer viennese… è la fine.
Vi risparmio i dettagli dello spettacolo, in estrema e sommaria sintesi: direzione improponibile, non male la scenografia, bellissimi i costumi, regia incolore e atona… salvo con lode – e come sempre- proprio il coro e l’orchestra che, anche questa volta, hanno saputo dare una buona prova di sé. Nulla dico del cast altrimenti sarei costretto a girare con la scorta.
Insomma, per riprendermi dalla noia (quasi) totale dello spettacolo e per concedermi al mio spirito vagamente epicureo mi sono rifatto con un calice di un godurioso rosato accompagnato ad un succulento tagliere di salumi e formaggi, il tutto sempre con l’amabile compagnia di cui sopra. Cosa di più dalla vita? Ecco, magari un Tristan und Isolde a Beyreuth con successiva notte d’amore folle non sarebbe male. Ok, va bene, rinuncio pure a Wagner ma datemi almeno la notte d’amore folle! Chiedo troppo?
Amici, ditemi anche voi cosa pensate del Va’ Pensiero, aiutatemi a farmi sentire meno cretino! Vi aspetto, scrivetemi a rocco@ilpuntoh.com
Ciauz!
Rocco, ho sempre adorato il viola,i turbanti e quel colore lo porto anche a Teatro!CHISENEFREGA del vecchiume del protocollo E DELLA SFIGA!INDOSSO LE PELLICCE ECOLOGICHE, NON SOLO PER SENSIBILITA’ AMBIENTALE ADESSO, MA IL VISONE…E’ SOLO TROPPO AGE’ PER ME!:D
Claudia, nata per l’anticonformismo! 😉