
In un articolo passato abbiamo parlato della diffusione di AIDS e HIV in Italia, ma qual è la situazione negli altri Paesi europei?
A questa domanda risponde il più recente Rapporto epidemiologico annuale del ECDC (European Center for Disease Prevention and Control), con i dati aggiornati al 2012 e da poco pubblicato, consultabile qui. Questo rapporto si occupa anche delle altre MST (Malattie Sessualmente Trasmissibili), ma di questa sezione ci occuperemo in un prossimo articolo. Questo rapporto viene compilato a partire dai rapporti inoltrati dai singoli Stati membri dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo (che sono Islanda, Liechtenstein e Norvegia #sapevatelo) sulle malattie la cui sorveglianza è obbligatoria. Tra di esse rientrano quasi tutte le MST, quindi questi rapporti sono uno strumento molto utile per effettuare una analisi comparativa della diffusione di tali malattie nei Paesi europei.
Prima di presentare i risultati contenuti nel rapporto è opportuno sottolineare come i sistemi sanitari e assistenziali nazionali degli Stati considerati funzionino in modi diversi e presentino differenti livelli di efficienza e copertura territoriale. Di conseguenza i dati presentati vanno presi con cautela, quelli relativi ad uno Stato non sono perfettamente comparabili con quelli degli altri Stati, in quanto riflettono non solo una diversa diffusione nazionale della malattia ma anche la particolare conformazione di quel sistema sanitario. Anche i sistemi nazionali di sorveglianza sono strutturati in modo diverso e l’elaborazione statistica dei dati da esse effettuata può essere differente, quindi i dati forniti dai singoli Stati non saranno necessariamente coerenti tra di loro sotto questo aspetto. Per tutti questi motivi i singoli valori non sono del tutto significativi e affidabili, ma un’analisi comparativa può comunque essere fatta a partire dalla “posizione” di uno Stato rispetto agli altri.
I dati riguardanti HIV e AIDS, però, sono quelli che presentano il grado maggiore di coerenza ed affidabilità tra quelli contenuti nel rapporto, dato che vengono raccolti e analizzati a livello europeo da molti anni e vi è un grande interesse collettivo riguardo ad essi, molto maggiore rispetto alle altre MST.
Quindi, veniamo ai dati veri e propri:
- Nei 29 Paesi presi in considerazione i nuovi casi di HIV nel 2012 sono stati 29 306, con un’incidenza complessiva del 5,7 (ovvero a 5,7 persone ogni 100 000 abitanti è stata diagnosticata la sieropositività) che, corretta per i ritardi di notifica, sale al 6,2. L’incidenza maggiore è stata riscontrata in Estonia (23,6), Lettonia (16,6) e Belgio (11,1), quella inferiore in Slovacchia (0,9), mentre l’Italia (6,6) si trova nella media.
Numero e incidenza dei nuovi casi di HIV, 2008-2012 - I nuovi sieropositivi maschi sono stati più del triplo rispetto alle femmine, l’incidenza (sempre su 100 000 abitanti) è stata del 8,7 per gli uni e del 2,7 per le altre, ma in 9 Paesi il rapporto tra maschi e femmine è stato maggiore di 5. La fascia d’età più colpita è stata quella dei 25-44 anni, mentre un terzo delle nuove diagnosi è stato fatto a persone tra i 30 e i 39 anni.
- Per quanto riguarda le modalità di trasmissione è stato rilevato che la trasmissione omosessuale (tecnicamente MSM, maschi che fanno sesso con maschi) è stata all’origine del 40% dei nuovi casi, quella eterosessuale ne ha riguardato il 34%, il 6% è stato dovuto all’uso di droghe iniettive, mentre nel 19% dei casi è stta dichiarata un’altra causa o una causa indeterminata (buona parte dei nuovi casi sotto questa “etichetta” è solitamente da ascriversi alla popolazione MSM, specialmente in quei Paesi in cui l’omofobia è particolarmente diffusa, anche a livello istituzionale). La trasmissione tra MSM ha totalizzato più della metà dei nuovi casi in 8 Stati.
- Solo per metà dei casi totali sono stati forniti dati sulla conta delle cellule CD4 (questo tipo di cellule fa parte del nostro sistema immunitario ed è l’obbiettivo principale del virus HIV, quindi il conteggio di queste cellule dà un’indicazione di massima sul tempo intercorso tra la prima infezione e la diagnosi di sieropositività), ma tra questi è stato evidenziato che il 49% delle diagnosi sono state tardive, mentre il 30% dei nuovi sieropositivi presentavano un’infezione in stadio avanzato.
- I nuovi casi di AIDS sono stati invece 4 285, con un’incidenza totale delllo 0,9, l’incidenza maggiore è stata rilevata in Lettonia (6.8), Estonia (2.7) e Portogallo (2.4), la più bassa sempre in Slovacchia (0,1), ed anche in questo caso l’Italia (1,2) sta nella media degli altri Paesi europei.
Numero e incidenza dei nuovi casi di AIDS, 2008-2012
Le dinamiche di trasmissione di questo virus variano anche molto da Stato a Stato, ma resta in ogni caso un problema molto rilevante di salute pubblica, anche perché il numero delle persone che vive con HIV o AIDS aumenta costantemente.
Se da una parte le nuove diagnosi di AIDS sono complessivamente calate del 42% tra il 2008 e il 2012, in 5 Paesi invece sono cresciute di oltre il 20%, anche se quest’ultimo dato è interpretabile in parte con la crescita dell’accesso ai servizi di prevenzione in quei Paesi.
Invece, se il numero complessivo dei nuovi casi di HIV tra il 2008 e il 2012 appare costante, i numeri per le singole modalità di trasmissione appaiono in diminuzione riguardo alle persone eterosessuali (-35% tra il 2006 e il 2012) e agli utilizzatori di droghe iniettive (-30% nello stesso periodo), mentre sono in aumento riguardo alla popolazione MSM (+11%, sempre nel medesimo periodo). In cinque Stati le nuove diagnosi di sieropositività relative a quest’ultimo gruppo sono più che raddoppiate ma, di nuovo, questo può essere dovuto anche a dinamiche interne ai sistemi nazionali di sorveglianza e non solo alla maggiore diffusione del virus.
In ogni caso questi dati evidenziano una grave inadeguatezza, o mancanza, delle strategie di prevenzione mirate per la popolazione MSM. E ugualmente insufficienti risultano le strategie generali riguardo all’accesso ai test, sia per la copertura che per la diffusione, come sottolineato dai dati sulle diagnosi tardive. Quindi, se in parte questi dati rappresentano un risultato positivo (il calo delle nuove diagnosi di AIDS), molto lavoro rimane ancora da fare affinché la diffusione del virus cominci davvero a calare.
Nel prossimo appuntamento con la rubrica proseguirà l’analisi del rapporto ECDC e si parlerà delle epatiti.