
Questa settimana continuiamo con l’analisi del più recente Rapporto epidemiologico annuale del ECDC (European Center for Disease Prevention and Control) sulle malattie sessualmente trasmissibili relativo all’anno 2012, cominciata due settimane fa, occupandoci questa volta dell’epatite B e dell’epatite C. Il rapporto completo invece lo potete trovare qui.
Su queste due malattie spesso si sorvola quando si parla di MST (malattie sessualmente trasmissibili), quando in realtà ne possono risultare complicazioni tra le più gravi: infiammazione cronica del fegato, cirrosi epatica e cancro al fegato. Visto che raramente se ne parla è opportuno qualche breve cenno sulle loro caratteristiche.
Il virus dell’epatite B si trova in sangue, sperma e secrezioni vaginali e in alcuni casi anche nella saliva, quindi la sua trasmissione avviene attraverso il contatto di un fluido corporeo infetto e il sangue di una persona sana, attraverso lesioni cutanee o attraverso le mucose. Le modalità di contagio principali sono rapporti sessuali non protetti, scambio di oggetti per l’igiene personale (spazzolini, rasoi), l’uso di aghi o altri strumenti chirurgici non sterilizzati, le trasfusioni di sangue o emoderivati e la trasmissione dalla madre al bambino durante il parto.
Il virus dell’epatite C invece si trova solamente nel sangue, quindi le modalità di trasmissione principali sono l’uso di aghi o altri strumenti chirurgici non sterilizzati e le trasfusioni di sangue o emoderivati, anche se in alcuni casi è possibile anche la trasmissione sessuale, specialmente nei casi di co-infezione di epatite C e HIV.
Il decorso della malattia dipende in entrambi i casi da molti fattori, tra cui l’età e lo stato di salute generale al momento dell’infezione, ed esiste una vasta gamma di farmaci per curarla o almeno arrestare la diffusione del virus, ma solo per l’epatite B esiste un vaccino efficace. Potete trovare maggiori informazioni sulle epatiti qui e qui.
Tornando al Rapporto ECDC, come già accennato nell’articolo precedente le statistiche che contiene sono da prendere con le pinze. Poichè le differenze tra i vari Stati in materia di sistemi di sorveglianza per queste due malattie sono molte e anche molto profonde non è possibile fare paragoni efficaci tra le situazioni dei singoli Paesi e tra anni diversi, come scritto nello stesso rapporto. Inoltre in molti casi è riscontrabile una sotto-rappresentazione dei casi effettivi di infezione, quindi il dato fornito dallo Stato non è neanche rappresentativo della situazione interna (ad esempio per la Francia la sotto-rappresentazione riguardante l’epatite B nel rapporto è stimata all’85%, questo significa che i casi di infezione segnalati sono approssivamente il 15% di quelli effettivi). Secondo le stime dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel continente europeo vi sarebbero circa 14 milioni di persone con epatite B cronica e 9 milioni con epatite C cronica, cofermando la rilevanza di queste due patologie come importanti problematiche di salute pubblica.
Nonostante questo è comunque possibile avere un’idea generale della diffusione di queste due infezioni nei Paesi europei.
Epatite B
- Il totale delle nuove infezioni segnalate nel 2012 ammonta a 17 291 da parte di 28 Stati, con una incidenza complessiva (intesa come numero di nuove infezioni su 100 000 abitanti) di 3,4. L’incidenza maggiore è stata segnalata da Svezia (16,1), Regno Unito (15,6) Lettonia (14,7) e Norvegia (14,1), mentre quella inferiore da Francia e Polonia (0,2), Portogallo (0,3), Grecia e Italia (0,4). Del totale delle nuove infezioni il 17,1% sono state classificate come acute, il 71,2% come croniche e il 9,9% come di natura ignota, con una incidenza complessiva rispettivamente di 0,7 per quelle acute, 8,6 per quelle croniche e 0,7 per quelle ignote, ma solo 22 Stati hanno fornito dati sulle infezioni acute, mentre solo in 13 ne hanno forniti riguardo a quelle croniche. Tra questi l’incidenza per le infezioni acute va dallo 0,1 del Portogallo al 3,7 della Lettonia, mentre per le infezioni croniche va dallo 0,1 della Romania al 14,9 della Svezia.
In sei anni, dal 2006 al 2012, mentre l’incidenza complessiva delle nuove infezioni acute si è pressoché dimezzata, da 1,3 a 0,7, quella delle nuove infezioni croniche è raddoppiata, da 4,3 a 8,6.
Numero e incidenza dei nuovi casi di epatite B, 2009-2012 - È stata riscontrata una incidenza maggiore tra i maschi rispetto alle femmine, 4,2 contro 2,8, quindi con un rapporto tra maschi e femmine del 1,5; questo rapporto sale a 2,5 per quanto riguarda i casi acuti, ma scende a 1,3 per i casi cronici. Un terzo delle nuove infezioni è avvenuta nella fascia di età dai 25 ai 34 anni, l’incidenza maggiore sia per le donne che per gli uomini è stata riscontrata in questa fascia, ripettivamente 8,1 e 9,2, così come l’incidenza maggiore sia per le infezioni croniche che per quelle acute, rispettivamente 29,7 e 1,2. Circa il 15% delle nuove infezioni invece ha riguardato i minori di 25 anni.
- Per quanto riguarda le modalità di trasmissione per i nuovi casi di infezioni acute i rapporti sessuali eterosessuali sono al primo posto con il 31.2%, quindi il 20.6% è di origine ospedaliera, il 11.1% è dovuto ai rapporti sessuali tra maschi, il 9.3% a ferite generiche e il 8.7% all’uso di droghe iniettive. Per le infezioni croniche invece è al primo posto la trasmissione da madre a figlio con 67%, seguita dalle generiche ‘altre’ modalità con il 9% e dalla trasmissione eterosessuale con il 6.8%.
L’interpretazione di questi dati è abbastanza difficile e non univoca, date le già citate notevoli differenze tra i diversi sistemi di sorveglianza nazionali. Il problema maggiore però è il fatto che molti Stati riportino solo il numero delle infezioni acute, quello statisticamente meno rilevante.
La diminuzione delle infezioni acute però è sicuramente collegata, almeno in parte, alle campagne di vaccinazione portate avanti in tutti i Paesi europei negli ultimi decenni. Per quanto riguarda l’aumento delle infezioni croniche invece hanno influito sia i flussi migratori da zone del mondo in cui l’infezione è altamente endemica, sia l’espansione delle campagne di screening, anche rivolti a quei gruppi-chiave che vengono colpiti in modo sproporzionato, tra cui quello MSM (maschi che fanno sesso con maschi, gli altri sono rappresentati dai sex worker, le persone transessuali, gli utilizzatori di droghe iniettive e i carcerati).
Epatite C
- Il numero totale delle nuove infezioni per il 2012 è 30 483, segnalate da 26 Paesi, mentre l’incidenza complessiva è stata del 7,8. L’incidenza più alta è stata rilevata in Lettonia (62,2), seguita dalla Norvegia (30,3) e poi da Irlanda, Regno Unito, Finlandia e Svezia (tra il 22 e il 20), mentre quella più bassa in Italia (0,2), Paesi Bassi (0,3), Portogallo (0,4) e Romania (0,6). I dati forniti non hanno permesso di classificare l’85,5% dei casi riportati, quindi solo il 12,8% sono stati classificati come infezioni croniche e il 1,7% come infezioni acute, in quanto solo 12 Paesi hanno fornito informazioni sulle infezioni acute e solo 10 su quelle croniche.
Numero e incidenza dei nuovi casi di epatite C, 2009-2012 - L’incidenza complessiva è stata pressoché doppia tra i maschi rispetto alle femmine, con 10,8 contro 5,5, con un rapporto tra maschi e femmine pari a 2. Un trend è riscontrabile in tutte le fasce d’età, tranne che nella fascia 15-24 anni, in cui l’incidenza tra le donne è leggermente superiore. La fascia di età con l’incidenza più alta, sia per le donne che per gli uomini è stata quella dai 25 ai 34 anni, con 22.3 per gli uni e 13.3per le altre, che ha raccolto un terzo dei nuovi casi, mentre i minori di 25 anni sono stati il 17,2%.
- Per le infezioni croniche la modalità di trasmissione principale è stata l’uso di droghe iniettive, con il 58,6%, questa è al primo posto anche per quanto riguarda le infezioni acute, 29,9%, seguita da trasmissione ospedaliera, 26,5%, e trasmissione attraverso rapporti sessuali omosessuali, 14,6%. Questi dati sono estremamente parziali, poichè i casi di cui è ricostruibile la modalità di trasmissione sono un’esigua minoranza del totale, anche se comunque è apprezzabile il dato secondo cui il 75% dei casi di cui si conosce la modalità di trasmissione sia stato dovuto all’uso di droghe iniettive.
In questo caso l’interpretazione dei dati è ancora più complessa rispetto a queli relativi all’epatite B, in quanto le differenze tra i dati inviati dai singoli Paesi sono ancora maggiori, ma l’elemento che più contribuisce all’inaffidabilità di queste statistiche è anche qui il fatto che molti Paesi segnalino solo i casi di infezioni acute, che sono quelli meno numerosi.
Le differenze riscontrate quindi sono principalmente da attribuire alle diverse strategie di screening, specialmente quelle rivolte ai gruppi-chiave. Nello specifico in molti Paesi europei è stato riscontrato l’aumento delle diagnosi di epatite C nelle persone sieropositive appartenenti al gruppo MSM. Tra i casi non classificati come acuti o cronici è probabile che la maggioranza sia classificabile come infezioni croniche, data la maggiore difficoltà clinica nell’identificarle.
Per entrambe le infezioni è comunque riscontrabile una maggiore diffusione tra i giovani maschi, che riflette il profilo demografico della maggior parte dei gruppi a maggior rischio, primo tra tutti quello MSM, a fronte di questo dato però non sono rilevabili campagne di informazione e prevenzione specifiche per questo target, quindi è prevedibile che se queste non verrano attuate il numero delle nuove infezioni continuerà ad aumentare, trainato proprio da questa parte di popolazione.
Per questa settimana è tutto, appuntamento tra due settimane per l’ultima parte dell’analisi del Rapporto ECDC, riguardante la diffusione di clamidia, gonorrea e sifilide.