
In questi ultimi anni, va molto di moda parlare di diete e abitudini vegetariane e vegane, un po’ come se si trattasse di nuove tendenze, novità, quasi stranezze o estremismi. Eppure, ci sorprenderemmo se, chiedendo ai più anziani, venissimo a sapere che la loro dieta, quando erano giovani, era praticamente vegetariana. La carne era un vero e proprio lusso per le classi medio/basse. È a partire dagli anni 60 che in Europa e in Italia arriva a diffondersi la “Dieta Occidentale”, simile in alcune cose alla nostra tanto amata quanto sconosciuta dieta mediterranea, ma così diametralmente opposta sotto molto altri aspetti.
Insomma, essere vegetariani o vegani non è un evoluzione nelle abitudini degli esseri umani, non è una novità, non è un estremismo, ma è un ritorno alla tradizione, un ritorno a quelle che erano le nostre abitudini. La differenza sta nel fatto che allora queste abitudini erano l’unica scelta, per motivi economici. Oggi, invece, pur avendo i mezzi, si compiono queste scelte, chi per etica, chi per salute.
Il corpo umano parla da solo: anatomicamente non abbiamo poi tanto di simile ad altri animali carnivori. Innanzitutto, la nostra mandibola è capace di compiere movimenti laterali, movimenti che i carnivori non riescono a fare, movimenti necessari per la masticazione di vegetali. Abbiamo una dentizione più vicina agli erbivori, che ai carnivori. Il nostro stomaco ha un’acidità molto bassa, ma non così bassa come quella di altri animali carnivori e, aspetto prevalente su tutti, abbiamo un intestino lungo, molto lungo, inadatto alla digestione della carne.
La carne, soprattutto la carne rossa, è lievemente cancerogena per il genere umano anche perché può rimanere nell’intestino per 70 ore, tempo più che sufficiente per generare metaboliti tossici e assorbire quanto di peggio ci possa essere. È anche vero che non siamo dei ruminanti, non abbiamo la capacità di digerire completamente i vegetali, tuttavia siamo anche sprovvisti dell’enzima ureasi, fondamentale per eliminare gli acidi urici, prodotti di scarto del metabolismo della carne. Sono proprio gli acidi urici ad essere la causa della gotta, patologia tipica di chi mangia molta carne e anche negli anziani, con un metabolismo di per se stesso compromesso e non è una patologia poi così rara.
Oltre all’etica che sta dietro alla scelta vegetariana e vegana, che è prettamente personale, sotto il profilo nutrizionale non c’è nessun nutriente che noi non possiamo assumere da cereali, legumi, frutta e verdura. In questi semplici, pochi, generi alimentari c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno, l’importante è variare. A dirlo è anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): fondamentale per una buona salute è l’esercizio fisico e basare la propria alimentazione su frutta e verdura per il più possibile cruda, su legumi e cereali integrali. Controproducente è il consumo di carne.
C’è anche da dire che c’è un fraintendimento culturale di fondo: lo scopo della dieta non è riempirsi la pancia, ma nutrirsi. Lo scopo non è sentirsi pieni, gonfi, sazi fino quasi a star male. Lo scopo è assumere tutti i nutrienti fondamentali per la nostra sopravvivenza nella dosi giuste. Ecco quindi che ritorna attuale una massima di Ippocrate: “Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina il tuo cibo.”
Fatta questa doverosa introduzione, nelle prossime settimane vedremo tutti gli aspetti e gli accorgimenti da seguire se si vuole diventare vegetariani o vegani. Stay turned!
John
ciao John, bell’articolo! Ho trovato molti punti in comune con alcune cose lette sulla guida alla sana alimentazione di Focus. L’hai letta?
Ciao 🙂 no, non l’ho letto. Questo e i miei prossimi articoli hanno come fonte una serie di conferenze che ho seguito all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove sono intervenuti un paio di medici qualificati sulla dieta veggetariana e vegana. Le conferenze, come i miei articoli, vertevano sull’aspetto clinico e nutrizionale e non sull’aspetto etico 🙂