L’omofobia della porta accanto: quando a deriderti è una donna

rainbownewsOggi vorrei parlare dell’omofobia della porta accanto, quella latente, quella vigliacca. Quella di chi ti addita con gli amici, ma non ha il coraggio di dirlo apertamente.

Ho trascorso il ponte del Primo Maggio in Famiglia, ed è stata l’occasione per rivedere cugini, per aperitivi con gli amici, andare a fare spese per centri commerciali. Un week-end tranquillo, come ce ne sono tanti, durante il quale ho finanziato produttori di birra, di alcolici, food in generale, prodotti di bellezza vari. Tra un acquisto e l’altro, mi sono ritrovato in uno store Tiger, meraviglioso e colorato bazar in cui trovare dagli articoli per la casa a quelli per l’ufficio, passando per oggetti personali e caramelle, a poco prezzo. Mentre strabuzzavo come una novella protagonista di I Love Shopping in preda ad un attacco di shopping convulsivo, canticchiavo e ballavo I will follow him, trasmessa all’interno del punto vendita, nella versione di Little Peggy March del 1963, quando una donna (quasi) alla mie spalle, starnazza come una gallina nel negozio, mimando quello che in dialetto napoletano è “a’ scella spezzat’”, ovvero l’ala spezzata, il “frocio”, occhieggiando ad una sua amica che le risponde ironica: «Avevo già notato prima».

La verità è che non è stata tanto la presa in giro, tutto sommato bonaria, ad aver ferito il mio “orgoglio gay”, quanto il fatto che ad averla fatta non fosse stato il solito gruppetto di teppistelli bulli o i soliti uomini troppo “virili” per concepire anche il “diverso”, ma due donne sulla quarantina. E… sì, insomma, comprendo che una donna, con la quale la natura non è stata particolarmente generosa, leggermente sovrappeso, con i denti che la fanno somigliare ad un porcellino d’india, e con i capelli rossi, cui ha avuto l’ardire di abbinare una maglia verde smeraldo, che la facesse sembrare più un pappagallo impagliato che usa come copricapo Maria Ripa Di Meana, possa annoiarsi, non avere nessuno che se la sbatta e prendere in giro il prossimo. Ma da due donne adulte, la cui sensibilità è notoriamente più acuta che in noi maschietti, proprio non me l’aspettavo.

E vorrei anche ricordare a tutte queste donne che maldestramente amano la moda, che tentano di vestire Cavalli, ma che ricordano il Circo Orfei, e che quando vanno a fare acquisti deridono dei ragazzi gay che fanno compre felici in un negozio, che i profumi, gli abiti, i gioielli, i loro tagli dei capelli e il design che tanto amano è spesso pensato da uomini che la sera vanno a letto con altri uomini: dai Michael Kors, dai Dolce & Gabbana e da quegli uomini che impiegano la vita a farvi belle.

Quindi mie care signore, non mimate “ali spezzate” con sguardi derisori, perché sembrate solo delle galline e nemmeno abbastanza vecchie, e con quelle, si sa, nemmeno un buon brodo si può fare.

6 thoughts on “L’omofobia della porta accanto: quando a deriderti è una donna

  1. sai qual è il tuo errore? che purtroppo sei stato capace di rispondere al pregiudizio e alla maleducazione della signora con i più brutti stereotipi sulle donne: ne hai criticato la bruttezza, il fatto di essere sovrappeso, la gallinaggine. e questo non fa della tua critica una dichiarazione di spessore, ma un rintuzzare allo stesso livello di chi ti ha offeso. peccato, un’occasione persa. avresti potuto parlare di libertà di espressione, pari dignità e diritti: e invece hai pubblicato una recensione pettegola sui vestiti della signora.

    1. Gentile Anna,
      innanzitutto grazie per aver letto e, soprattutto, per avermi scritto, fornendomi l’occasione di chiarire su di un punto che hai fatto benissimo ad evidenziare. Ho utilizzato volutamente lo stesso tono, questo stesso “livello” di chi mi ha offeso, come giustamente dici, soltanto per dimostrare che siamo potenzialmente tutti alla mercé della “malignità” altrui. Che sia per un atteggiamento, per il proprio orientamento sessuale, per la religione, la razza o semplicemente il colore dei capelli o quello dei vestiti, ognuno può essere in qualche modo deriso per le ragioni più svariate. Trovo essenzialmente ridondante ritornare ogni volta sul concetto ormai logoro di “libertà di espressione” e “pari dignità e diritti” perché parlarne, scomodare ogni volta argomenti di carattere etico, morale o di uguaglianza, persino per un velato insulto in un negozio, sarebbe come confermare di essere in qualche modo “diversi”, un’ammissione di colpa e la difesa ad oltranza per qualcosa di sbagliato.
      Il mio voleva essere un pezzo ironico, che enfatizzasse la generale superiorità delle donne nella comprensione di realtà distanti dalle loro, e l’evento, per me eccezionale oserei dire quasi unico, di una donna qualsiasi che con un’amica si arroga il diritto di prendere in giro dei ragazzi che si ritagliano il loro momento di felicità ascoltando musica in un grande magazzino.

      1. guarda che è logoro pure l’argomento della supposta superiorità delle donne. le donne possono essere stronze e ottuse come chiunque altro, e riconoscendo questo riconosciamo che non esiste merito di genere, ma di individuo. potremmo leggere il tutto, se non vogliamo scomodare eccetera (e mi sta benissimo), come “essere umano ignorante e volgarotto sfotte altro essere umano mentre quest’ultimo si fa gli affari suoi”.

        1. Probabilmente è vero. La mia riflessione forse è inconsciamente nata dal fatto di aver trovato maggiore accoglienza e comprensione nell’universo femminile piuttosto che in quello maschile (eterosessuale, ovvio), con le dovute eccezioni del caso, ed ero stupito dall’atteggiamento di due donne. Ma farò tesoro delle tue osservazioni per i miei articoli futuri. Grazie davvero.

  2. Se è chiaro che il sesso non è garanzia di qualità umane lo dovrebbe essere almeno l’età adulta della “signora” ma a volte nemmeno questa può mitigare l’ignoranza di certa gente. Non c’è cosa peggiore di una persona di una certa età che non sa condursi in maniera dignitosa credendosi anche spiritosa e anche se è uno scendere ad un basso livello un bel vaffa ci sta tutto.

    1. Loran, ti ringrazio. In cuor mio forse speravo e spero che in qualche modo queste donne possano leggere il pezzo, riconoscersi, e vergognarsi. Credo fosse questo uno dei presupposti che mi ha spinto ad essere in qualche modo offensivo e rispondere a tono virtualmente, avendo avuto il rispetto e il garbo di non averlo fatto dal vivo.

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