“I gay mi fanno schifo”: l’omofobia politica e poco diplomatica del candidato di De Luca

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Nel noto film Gli Onorevoli del 1963, Totò invitava il popolo al voto gridando quello che poi sarà un vero e proprio tormentone “Vot’Antonio!” attraverso un megafono. Cinquant’anni dopo è stato un altro Antonio, Albanese, a portare sul grande schermo il suo improbabile candidato Cetto La Qualunque, nel film Qualunquemente del 2011, ma tanti sono stati i film e le fiction in questi anni che hanno spesso indagato il mondo della politica. Ma in un panorama in cui la sinistra di Renzi sembra molto vicina alla destra, la destra molto estrema e il centro un po’ caotico e confuso, per chi dovrebbe votare oggi un giovane omosessuale?

Le elezioni regionali ormai si avvicinano, il prossimo 31 Maggio 2015 infatti si voterà per i consigli regionali e altrettanti presidenti di ben sette regioni, tra cui Puglia, Campania, Toscana, Liguria, Veneto, Marche e Umbria. E se alcune regioni possono beneficiare della presenza di esponenti politici dichiaratamente omosessuali, come Nichi Vendola con SEL, altre invece se la passano decisamente male. È il caso di Carlo Aveta, ex capogruppo della Destra, ora invece candidato con il PD, alle regionali campane con De Luca, che “coraggiosamente” dall’alto del suo account facebook ha scritto: «Si può ancora dire in un paese “libero e democratico” che questi mi fanno schifo?», allegando al post le trasgressive immagini di un gay pride, con uomini seminudi o vestiti di pizzo.

Raggiunto dai microfoni di Radio Club 91, il candidato non ha fatto retromarcia, anzi, ha continuato a mantenere la propria posizione: «Sono contrario alle adozioni per i gay. Se chiediamo a dieci italiani se si indignano di vedere persone nude che si baciano, probabilmente nove su dieci la pensano come me – e rincara poi la dose continuando a difendere le sue posizioni sul fascismo – butto via l’antisemitismo e la guerra ma lo Stato sociale ha risollevato l’Italia dalle macerie della guerra».

Non starò qui a parlare dell’incoerenza di un candidato di destra che passa a sinistra e paradossalmente difende il fascismo, né del gioco facile che avrebbe chiunque nel riferirsi all’omosessualità in modo dispregiativo portando come esempio gli eccessi di un “Gay Pride” qualsiasi che resta una manifestazione goliardica, un po’ come parlare dei politici e prendere come esempio soltanto quelli che vanno con trans, escort e mazzette varie. Ma che ci siano ancora persone come Aveta, che si riferiscano ai gay dicendo letteralmente che gli fanno “schifo”, quando potrebbe e dovrebbe indignarsi allo stesso modo per quel fascismo che tanto difende e che molte vittime, tra cui anche omosessuali, ha mietuto negli anni della guerra, per tutti quei politici condannati che intascano ancora vitalizi d’oro, per quelli corrotti e per i truffatori impuniti, lasciando ai gay la libertà di esprimere se stessi nel modo che più ritengono appropriato, anche vestendosi di pizzo arancione e baciandosi liberamente per strada. Perché se ci fossero più baci, meno omofobi, e più politici ONESTI, forse il mondo sarebbe davvero un posto migliore.

2 thoughts on ““I gay mi fanno schifo”: l’omofobia politica e poco diplomatica del candidato di De Luca

  1. Caro Anonimo Gay, che dire? Approvo e sottoscrivo tutto il tuo pensiero e mi permetto di aggiungere qualche ulteriore considerazione. Intanto vorrei fugare una sorta di luogo comune nazionale secondo cui in Puglia, avendo Nichi Vendola presidente di Regione, le “faccende” che riguardano la comunità omosessuale viaggiano sui binari della civiltà e del pieno riconoscimento: di fatto non è propriamente così ed anche qui di strada da fare ce n’è davvero tanta. Conosco personalmente Nichi e trovo sia persona di straordinaria intelligenza e sensibilità ma la sua figura non basta a certificare ciò che non può essere certificato; direi che in Italia siamo un po’ tutti sulla stessa (derelitta) barca. Mi capita spesso, ahimè, d’imbattermi in terrificanti pregiudizi sostenuti proprio da chi non t’aspetteresti mai un po’ per collocazione politica ed un po’ per apparente comprovato progressismo. Quanto a tal “Aveta” mi verrebbe da dire… tamquam non esset ma purtroppo non è così: purtroppo c’è e fa pure rumore. Come hai ben scritto tu, glisso sulla serietà di una persona che inneggia alla bontà del fascismo per poi candidarsi a sinistra, il guaio serio è che sovente gente come lui passa per illuminato maitre-à-penser capace di raccogliere consensi superficiali e spesso dettati dalla contingenza. Esco da un’esperienza politica e diretta di quasi vent’anni (ero appena maggiorenne quando iniziai) e ancora sono costretto a leccarmi le ferite per non esser stato capace di cambiare qualcosa, ammetto il mio fallimento ma ora riesco ad essere più libero e meno condizionato; credo la chiave di volta di tutto il problema sia in ciascun uomo e nella sua sensibilità, oltre che nella sua volontà. Se saremo singolarmente capaci di convincere la società che gli idioti alla “Aveta” non hanno titolo a diventare rappresentanti del popolo perché privi di qualsivoglia sostegno intellettivo ed emotivo allora avremo già fatto buona parte del lavoro. Perdona la pesantezza, io tornerò a leggerti… ovviamente! 😉

    1. Carissimo Rocco, nessuna pesantezza, anzi, è bello leggerti. Non posso che essere d’accordo con te, su tutta la linea. Ahimè, è vero. Nichi Vendola di certo non basta, ma sapere di avere un esponente politico che s’interessa e vive in prima persona la causa, è senza dubbio un valore aggiunto a quelli che dovrebbero essere parità di diritti per la “persona”, e non un uomo in quanto omosessuale, ma persone in quanto, come di recente canta Marco Mengoni, “esseri umani”.
      Purtroppo è vero, il vero problema non sono questi “leader” in sé, ma tutti coloro che gli danno credito e stima. Non credo che tu debba vivere la tua uscita dalla politica come un fallimento, piuttosto come la realizzazione di te stesso nella ritrovata libertà, che magari, inconsciamente, ti aiuta a fare la vera differenza e a cambiare una piccola cosa ogni giorno.

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