
Bentornati e Bentornate al secondo appuntamento con #CinemaCove, la rubrica dedicata alla Settima Arte! Anche stavolta vi parlerò di un sequel, Pitch Perfect 2. Si tratta di un aggiornamento delle avventure di Beca e delle sue colleghe, le Barden Bellas, un gruppo universitario tutto al femminile di canto “a cappella” (cioè non dotato della base musicale) detentore del titolo nazionale statunitense vinto nel 2012 e riconfermato fin’ora ogni anno.
Come nel caso del film di cui vi ho parlato la scorsa settimana, non preoccupatevi se non avete visto quello precedente, ovvero Voices (titolo originale Pitch Perfect), ci pensa questa nuova sceneggiatura a fare un buon riepilogo su chi sono le ragazze e i loro amici. Ad ogni modo non fa mai male recuperare un film perduto! Tra parentesi, sono contento che il titolo italiano sia stato mantenuto dall’originale, cosa che non era stata fatta la volta scorsa. Le traduzioni italiane spesso modificano in modo insignificante il messaggio dei titoli di altre lingue. E invece guardate il divertente gioco di parole proposto in una locandina promozionale! Ben riuscito, no?!
Quest’anno troviamo il cast vincente interamente riconfermato, arricchito con una giovane new entry che si aggiungerà alle Bellas e una nuova regista. Elizabeth Banks, infatti, già attrice e produttrice del primo film, stavolta si è cimentata anche nella direzione. Non vi ricordate chi è? Magari il personaggio di Effie Trinket in Hunger Games e quello di Kim Briggs in Scrubs vi rinfrescheranno la memoria.
Se già era stato bello Voices, il suo seguito non delude le aspettative. La storia delle Barden Bellas si racconta, anche in questo caso, senza momenti di stallo e, in più, ritroviamo un divertente rincaro delle dosi grazie alla coppia di speaker di gara/commissari universitari (tra cui, appunto, la Banks). I loro commenti pungenti durante le esibizioni canore e gli incontri con le studentesse/cantanti non mancheranno di colpire forte.
Il film, dopo il jingle della Universal intonato a cappella (e ci mancherebbe altro), si apre con un grossolano errore delle ragazze. In occasione di un grande evento per il Presidente Obama commettono un’imprudenza che non viene loro perdonata e, da “fonte di ispirazione per tutte le ragazze che sono troppo cozze per fare le cheerleader” (ve lo dicevo che i giudici sono tremendi!) diventano la vergogna del loro paese. Per questo motivo vengono punite e sostituite nei loro ingaggi ufficiali dai temibili e carismatici rivali tedeschi. Si vedono così costrette a cercare una possibilità di riscatto a Copenaghen, in vista dei “Campionati Mondiali di canto a cappella 2015” dove nessuna squadra statunitense è mai arrivata in alto. Se vinceranno potranno tornare a ricoprire il loro ruolo! Iniziano a questo punto un percorso di riflessione e rieducazione allo spirito e all’unità di gruppo che, evidentemente, avevano perso. Le aiuterà una loro vecchia amica, ormai laureata, che ritrovano in una particolare circostanza.
Non posso che dare un giudizio positivo su questo prodotto. La musica impera per la maggior parte del tempo e, sebbene venga messo da parte il profilo “da studenti” delle ragazze e dei ragazzi, si raggiungono diversi buoni obiettivi: divertire, far ballare sulla poltrona (o almeno muovere un piede a suon di vocalizzi) e, oserei dire, lanciare dei messaggi contro gli stereotipi. Si vede ad esempio, l’ufficializzazione dell’amore tra due personaggi (NO ALLO SPOILER SELVAGGIO! NON VI DICO QUALI!) con un’inversione dei ruoli ben precisa: lui che piange dopo il primo rifiuto di lei… e lei che gli regala una serenata davanti a tutti per riconquistarlo. E sono altri i momenti che invitano a riflettere su determinate dinamiche che andrebbero ormai superate, come quando le Bellas se ne sentono dire di tutti i colori: “Il Rettore vi aspetta, brutte sgualdrine”; “Ricordatevi che siete donne e presto sarete tutte gravide”; “Ecco cosa succede quando mandi le ragazze all’università”. Impossibile poi non pensare ai pregiudizi verso i gruppi vocali tutti al maschile, soprattutto quando alla nuova arrivata viene detto: “Preparati ad incontrare uomini sessualmente confusi”. Ecco, io qui non ce la vedo l’ipocrisia del modello americano. Ci trovo piuttosto la ricerca di un equilibrio, di un’equità. Questo è un film sul far vedere chi sei quando perdi sia la fiducia in te stesso che quella di chi prima credeva in te, ma anche sul mostrare le differenze e le somiglianze tra esseri umani. Non importa il genere, maschile o femminile, possiamo fare tutto quello che ci rende felici se lo rincorriamo con passione e tenacia, ancora meglio se lo facciamo insieme a persone a cui vogliamo bene e che ci vogliono bene.
Poi vabbè… ovvio che potremmo discutere per ore sull’immagine dei College americani sempre ricchi e perfetti e sulle location da copertina. Ma non dobbiamo allontanarci dal ruolo buono del Cinema: la coltivazione dei sogni.
Concludo con un Forse non sapevate che… anche le avventure di questo film sono state tratte dal libro di Mickey Rapkin Pitch Perfect: The Quest for a Collegiate A Cappella Glory, uscito nel 2008, in cui l’autore racconta degli oltre 1.200 gruppi di canto a cappella negli U.S.A.; il vero Snoop Dogg è presente per un cameo in cui impersona se stesso… e c’è l’Easter Egg finale! Una sorpresina post-film inaspettata (o forse no…). Ricordiamoci, a questo proposito, che non bisogna MAI lasciare la sala prima che finiscano i titoli di coda!
Un consiglio collaterale: da non dimenticare il video Cups creato sulle note della canzone When I’m Gone (realizzato poco dopo il primo Pitch Perfect) che rappresenta una bella riflessione sulle aspirazioni, su come andare avanti, su come migliorare… e su come far realizzare una coreografia perfettamente sincronizzata a 30 persone sedute ai tavoli di un ristorante. Le visualizzazioni hanno superato i 208 milioni!
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Alla prossima settimana!
La bionda molto soft e abbastanza in carne è il mio idolo. Credo che andrò a vederlo 😉
Mannaggia che sono qua a Londra….mi sto mangiando le mani, non voglio vederlo in inglese uff.