
Il 20 giugno in Expo a Milano si è tenuta la conferenza stampa che dava il via alla Milano Pride Week, come ampiamente illustrato in questo post, e noi de #ilPuntoH abbiamo avuto la possibilità di parlare con Simon Nugent, stratega della YES EQUALITY in Irlanda per il matrimonio egualitario, e di fargli qualche domanda, chiedendoci noi per primi se l’Irlanda potesse essere un vero esempio per i diritti LGBT in Italia.
Se volete però avere un’idea più chiara del perché sono state poste le domande che vedete di seguito e da dove è partita la nostra chiacchierata, date uno sguardo al video qui di seguito.
S: Non sono un epserto sull’italia ma sono sicuro che se si parala alle persone del perché il matrimonio gay è realmente importante allora si inizierà ad essere ascoltati, non potranno far finta di non sentirvi; e questo è ciò che è successo in Irlanda e come siamo riiusciti a comunicare con tutto il paese.
Ogni nazione è diversa e non dipende da me dire alle nazioni come lavorare, ma le persone sono uguali: una volta che tutti avranno imparato a conoscere personalmente le persone gay ed avranno iniziato ad avere conversazioni sul perché è importante per noi popolo LGBT essere riconosciuto appieno allora il cambiamento è possibile.
Questo è quello che abbiamo fatto in Irlanda: abbiamo parlato del perché un riconoscimento fosse importante per me; per mia figlia; mia madre, i miei studenti o docenti.
A Milano esiste il registro delle unioni civili: che cosa ne pensi ?
S: Beh, non ne sapevo nulla, ma è bello! So che per esempio in molte nazioni hanno questo registro che un po’ aggira il fatto di riconoscere una coppia gay come sposata ma la si riconosce come coppia di fatto. In Irlanda ad esempio il primo step per arrivare finalmente al matrimonio tra persone dello stesso sesso è stato appunto il creare le unioni civili: certo la cosa all’inizio ha creato una forte rottura nella comunità LGBT Irlandese. Così nel 2010 abbiamo introdotto le Unioni Civili come pietra di partenza per costruire quello che oggi, dopo 5 anni abbiamo ottenuto: il matrimonio!
Quale strategia è stata usata per la “Yes Equality”?
S: Come dicevo prima anche durante la conferenza, l’idea alla base è stata quella di far si che le persone parlassero con le persone invece di avere un dibattito in tv o avere persone famose coinvolte nella lotta ai diritti; si trattava di avere una civilità civile che comunicava tra i propri membri.
Per questa campagna ci siamo impegnati a far capire a tutti che dire SÍ sarebbe stata la scelta giusta perché chiunque avrebbe avuto da guadagnarci e nessuno rischiava niente.
Ma i vostri oppositori come si sono comportati?
S: Han provato a distrarre gli elettori portando confusione nelle loro idee, provando a distrarli e cercando inutilmente di far prevalere idee medievali che ai nostri giorni non è possibile accettare. In fin dei conti tutto quello che abbiamo fatto è stato aggiungere alla nostra Costituzione poche semplici parole: Marriage may be contracted in accordance with law by two persons without distinction as to their sex. (Il matrimonio può essere contratto secondo legge tra due persone senza distionzione di sesso.)
Quanto Internet è stato importante nella vostra campagna?
S: Internet è stato fondamentale per la nostra compagna, e lo è stato in circa 3 modi.
Lo abbiamo usato per organizzare la nostra comapgna lasciando fuori i classici canali di comunicazione politica, perché abbiamo notato che tantissime persone volevano essere coinvolte in questo progetto; abbiamo poi aperto diverse pagine e gruppi FB che appena venivano create per ogni contea, si vedevano subito riempite da sostenitori e attivisti; e abbiamo poi usato anche Whatsapp per coordinare le azioni e darci appuntamento: i volontari ricevevano comunicazioni e se erano liberi si univano al corteo che di porta in porta andava ad informare e parlare con le persone del perché era giusto votare sì.
Abbiamo usato parecchio anche Youtube dove persone, a titolo completamente gratuito, caricavano video parlando della loro esperienza e del perché votare sì.
Video emozionali che hanno saputo toccare il cuore delle persone anche più conservative.
Parliamo della campagna social “HomeToVote”, le compagnie aeree vi hanno aiutato in qualche modo?
S: Non ho informazioni a riguardo e non so se per caso hanno creato voli con sconti speciali, ma non era questo l’obiettivo anche perché nessuno ha chiesto loro di farlo: l’obiettivo vero era sensibilizzare gli irlandesi in Irlanda per farli uscire a votare. Della serie: “se mia sorella che vive in Australia, torna a casa per votare, perché non dovrei farlo io che vivo a meno di 10 minuti dal seggio elettorale?”. Perché come si sa il peggior nemico nei referendum è l’indifferenza che regna quando il pensiero del “perché uscire a votare quando poi nessuno ci va e tanto non passa” si insinua negli elettori. Tenete comunque presente che oltre 16000 persone irlandesi hanno chiesto di registrarsi per votare al referendum.
Ma un referendum per il matrimonio in un Paese cattolico è un controsenso o no?
S: Beh un controsenso non è se pensiamo che molte nazioni cattoliche come Spagna, Sud America, Portogallo e Irlanda sono state tra le primissime ad inserire nella propria costituzione un matrimonio tra persone dello stesso sesso e non solo unioni civili. L’Italia dal suo canto è una nazione particolare, unica, e non spetta certo a me dire come mai lo sia; ma la cosa che forse qui non è chiara a differenza di quanto in Irlanda invece lo sia stata sin dal principio è che il matrimonio non aveva fini di eredità o di nazionalità e altre cose del genere, non aveva fini di adozione perché in Irlanda avevamo già leggi chiare in materia grazie anche alle unioni civili che avevano preceduto questo traguardo, tutte cose che invece la “NO campaign” ha provato ad inserire nel loro manifesto, ma si trattava solo di avere STESSI DIRITTI per gay e lesbiche in quanto esseri umani, e nel momento in cui questo viene reso chiaro a tutti, allora non c’è motivo che posso opporsi. C’è stata una comunicazione chiarissima da parte di tutti i partiti politici e dal governo che ha chiarito cosa realmente fosse questo referendum, tranquillizzando i cittadini.
Quando parli di adozioni, cosa intendi dire quando citi che lo Stato Irlandese aveva già leggiferato chiaramente in materia?
S: Il Governo ha detto che non si sarebbe tenuto questo referendum, fino a quando non avremmo avuto una legge chiara sulle adozioni. E così è stato: abbiamo una legge in Irlanda in materia di adozioni che non discrimina il sesso dei genitori, ma si preoccupa solo dei reali bisogni dei bambini tutelandoli appieno.
Quali sono i prossimi passaggi per il futuro?
S: Beh, a Luglio la legge avrà pieno potere e quindi le coppie gay potranno finalmente sposarsi, ma c’è da fare ancora tanto lavoro di sensibilizzazione ed educazione, perché come dicevo prima durante la conferenza: il fatto di avere una legge in materia non esula da avere (purtroppo) atti di omofobia e bullismo omofobo, di avere ancora atti di discriminazione. C’è ancora molto da fare in materia di Diritti e Difesa LGBT, ma ci stiamo lavorando.
Cosa pensi invece della manifestazione FamilyDay che si sta tenendo a Roma, organizzata da uno che ha divorziato e si è risposato con l’attuale moglie a Las Vegas?
S: Ah bella questa! Beh, ti dico che i supporters del NO, faranno sempre di tutto per confondere le idee del popolo, per mischiare i problemi che ogni famiglia ha con i problemi del riconoscimento dei diritti LGBT. Perché lo fanno? Non sono io a doverlo fare, ma lo si sa. Ma il nostro compito è quello di essere chiari e far capire che i Diritti delle persone LGBT sono diritti Umani … proprio come quello di essere riconosciuti una famiglia.
Grazie Simon.
Grazie a voi!