Microcosmi

Tra i rituali più banali ma forse anche potenzialmente più immaginifici che a molti di noi toccano quotidianamente, afferrare la piccola cMicrocosmi 1hiave della buca lettere ed aprire quella cassetta del mistero è uno di quelli che mi riserva quasi sempre la maggior carica di trepidazione; ed è una pratica che, almeno in casa mia, spetta a me.

A volte quel gesto sempre uguale a sé stesso riserva la medesima stanca noia di dovermi ritrovare in mano il solito ciarpame costituito pressoché del consueto volantinaggio pubblicitario caparbiamente riproposto da negozi e centri commerciali d’ogni genere nel disperato tentativo di suscitare nella gente – lei sì, davvero, sempre più disperata- la voglia di spendere magari accattivata dalla facile malìa di offerte stracciate e continui (quanto sospetti) svuotamenti e rinnovi dei locali.

Altre volte, generalmente con uno scadenzario prevedibile e quasi mai sconvolgente se non, talora, negli importi richiesti, si tratta di recuperare le dovute bollette del gas, della luce, dell’acqua e del telefono; nessuno slancio, nessun trasporto. Soltanto sbuffi.

Qualche volta quella misteriosa cassetta può consegnarmi l’annuncio di un matrimonio quasi sempre unito all’invito alla relativa cerimonia.Microcosmi 3

Poi, però, ci sono le volte che quella stessa cassetta, da anonimo, freddo, irregolare, incerto e discreto parallelepipedo di un materiale che non sono mai riuscito a capire cosa sia, si trasforma in una specie di scrigno della Stupore che mi affida, talora nascondendoli tra il ciarpame di cui sopra talaltra facendomeli risaltare subito alla vista, dei meravigliosi microcosmi di umanità che sono già miei prim’ancora d’arrivare nelle mie mani: le cartoline.

Oggi non bollette, non annunci di matrimonio, non volantini pubblicitari; oggi due cartoline.

Soltanto due cartoline.

Eh, già, perché c’è ancora chi scrive e manda le cartoline, gesto che peraltro compio io stesso ogni volta con uno slancio ed una partecipazione emotiva al limite di un’euforia quasi mistica.

Un uomo elegante e raffinato, dallo sguardo trasognato e velato di una struggente malinconia, seduto su una sedia in maniera apparentemente scomposta e villana, si tiene le mani che, così unite, servono pure a fermare le ginocchia celando la trepidazione che pure si avverte; il capo leggermente rivolto a destra osserva il fondo dell’ambiente. Sta aspettando qualcuno, non v’è dubbio, ma non è detto che qualcuno arrivi. Non in quel momento. Eppure qualcuno c’è. E lui lo sa.

E’ Renoir, Pierre-Auguste Renoir ritratto da Frédéric Bazille.

All’uomo elegante e raffinato dico: ”Non sia vana la tua attesa, mai. Non lo sarà nemmeno questa”.

Wadi Rum, altrimenti detto Valle della Luna, uno dei deserti più affascinanti e forse più impraticabili ed ardui da percorrere al mondo. Giordania, luogo di bellezze primordiali ed ancestrali.

Poco più di due rMicrocosmi 2ettangolini di carta con entrambi un paio d’angoli offesi dall’indelicatezza di chi non ha familiarità con la bellezza.

Poco più di due rettangolini di carta che sono stati nelle mani di chi me li ha mandati.

Poco più di due rettangolini di carta che chi me li ha mandati è andato a cercare per me e che, per i pochi attimi necessari a vergarli, sono stati il più efficace vincolo tra me e lui.

Vincolo di felicità.

Vincolo per l’eternità, per quell’eternità che non spaventa ma consola ed abbraccia.

E i legami hanno senso perché si fanno palpito comune nell’immensità di un Infinito di cui siamo parti neccessarie.

E voi le scrivete ancora le cartoline? E ne ricevete? Raccontatemelo scrivendomi a rocco@ilpuntoh.com

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