
Giugno, si sa, è il mese omosessuale per eccellenza. Da occidente a oriente, da nord a sud, i Paesi di tutto il globo sono impegnati nell’organizzazione dei Pride e manifestazioni a supporto della causa. E per un Family Day che inneggia alla discriminazione, c’è una legge sui matrimoni omosessuali che invece viene approvata: tutti e cinquanta Stati d’America, infatti, hanno all’unisono detto Sì alle unioni tra individui dello stesso sesso. Immediata la reazione della rete che ha postato foto e commenti con hashtag #LoveWins, twittato per primo dal Presidente Obama, e ha colorato la propria immagine profilo di rosa, grazie ad un app messa a disposizione dal social facebook. Ma in queste ore a tenere banco non sono soltanto gli Stati Uniti.
In un altro continente, dove la tolleranza per l’omosessualità era pari a zero, ha fatto un piccolo grande passo: in Mozambico infatti, Paese dell’Africa Orientale, essere omosessuali era addirittura perseguibile secondo il vecchio codice del 1886, quando lo Stato era ancora una colonia del Portogallo. La legge infatti prevedeva delle vere e proprie “misure di sicurezza” contro chi “è solito dedicarsi ad atti contro natura”, con condanne ai lavori forzati fino ad un massimo di tre anni. Benché la legge non sia mai stata applicata dopo il 1975, la legge è stata adesso abrogata, insieme alla pena per l’aborto. Una vittoria simbolica che mira soprattutto ad una piena accettazione e inclusione sociale.
Ma se queste rappresentano due importanti vittorie per la comunity LGBT, il 2015 ha purtroppo registrato ancora degli atti di inspiegabile omofobia: in Turchia infatti la polizia ha lanciato gas lacrimogeni e getti d’acqua contro i manifestanti del Gay Pride. Si è passati così dal giubilo per i risultati ottenuti in America e in Africa, a veri e propri atti di guerriglia e repressione per il tredicesimo Gay Pride di Instambul: «La cosa assurda – si legge da una testimonianza raccolta da Il Fatto Quotidiano – è che la manifestazione era autorizzata».
Il 2015 è stato decisamente un anno di piccole grandi rivoluzioni: paesi come la cattolicissima Irlanda, gli Stati Uniti, e adesso addirittura in Africa, si accettano le unioni omosessuali o quantomeno che l’omosessualità non sia un crimine. Ma tanta strada c’è ancora da fare, affinché tutti comprendano che essere gay non è né più né meno che essere biondi o avere gli occhi azzurri. E questa settimana, vorrei chiudere il mio articolo con una frase molto bella che ho letto sui social: “dovremmo preoccuparci degli uomini che vogliono ammazzarsi tra loro, non di quelli che vogliono amarsi”.