
Quando ho preso parte per la prima volta ad un Pride nella mia vita, non ero nemmeno mai stato con un altro uomo, non l’avevo neppure mai baciato, ma, nonostante tutto, decisi di scendere ugualmente in piazza. L’avevo fatto per “amore”, o meglio per un ragazzo più grande di me che ai tempi mi piaceva davvero molto e credevo incarnasse tutto ciò che io cercavo in un possibile compagno di vita.
Non comprendevo l’esigenza dei Pride nel mondo, né quella degli eccessi, dei travestimenti e, in alcuni casi, anche del cattivo gusto. Mi dicevo che un Pride mai e poi mai avrebbe potuto concretamente perorare la causa per il riconoscimento dei nostri diritti, e forse, non lo nego, continuo a pensarlo ancora oggi. Ma, solo dopo avervi partecipato, ho compreso l’energia, la forza, l’allegria anche che soltanto un Pride riesce a darti, rompendo quel muro di solitudine che ti porta a pensare di essere unico al mondo.
Ricordo ancora il mio scetticismo e stupore quando la prima volta sfilarono dinanzi a me, ben prima di una Conchita Wurst qualsiasi, uomini barbuti stretti in mini abiti con trucco e tacchi, che ancheggiavano per strada rivolgendosi a se stessi e a gli altri al “femminile”, e per me, giovane gay che si affacciava per la prima volta alla vita omosessuale, tutto questo era decisamente strano. Mi dicevo che non sarei mai stato così, e che io restavo, al di là di ogni dubbio, un uomo che sarebbe andato a letto con un altro uomo, ma non per questo avrei dovuto o voluto cambiare la mia natura di maschio. Oggi i miei amici mi danno della “Stronza”, a volte penso di me stesso di comportarmi da vera “Signora”, e nei momenti goliardici parlo di me al femminile, senza che per questo la mia mascolinità sia messa in discussione.
Sabato 11 Luglio, ho preso di nuovo parte al Mediterranean Pride of Naples, (gay pride) che ha visto quest’anno come madrina dell’evento la cantante partenopea Maria Nazionale, il cantante Immanuel Casto, e l’attore Carlo Gabardini, oltre che il sindaco Luigi De Magistris e tutta una serie di esponenti delle comunità LGBT. Un momento molto bello, di divertimento, condivisione, amareggiato forse da un piccolo gruppo di bigotti in t-shirt gialla che distribuivano volantini dello stesso colore sulla “Salvezza dell’anima” e “l’amore di Dio”: come se essere omosessuali rendesse meno meritevoli, agli occhi del Signore, del suo Amore, dimentichi di quel principio universale scritto nella Bibbia: «Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi» (Marco 12,29-31).
Qualche giorno dopo mi sono imbattuto nelle classiche foto che reporter e appassionati fanno ogni anno e postano on-line, e mi sono imbattuto nei commenti di un uomo che definiva i partecipanti “ridicoli fenomeni da baraccone”. Inizialmente credevo si trattasse del solito omofobo che non approva, invece soltanto dopo ho scoperto con stupore e rammarico che si trattava di un omosessuale.
Probabilmente per molti il Pride è soltanto questo: un circo, un Carnevale di Rio in cui gli uomini sono donne, le donne aggraziate quanto scaricanti di porto e la vera ostentazione della femminilità è appannaggio di transessuali e travestiti. Ma dietro questo mondo di eccessi, esagerazione, esasperazione anche, dietro i colori delle piume, dei boa, paillettes e i lustrini, dietro la provocazione del nudo, c’è tutto un mondo di persone NORMALI che studiano, lavorano, hanno delle famiglie, degli affetti, dei figli anche, che pagano le tasse. Ed è assurdo per un eterosessuale riassumere il mondo gay solo per una festa che vede una volta l’anno, così come assurdo che un altro omosessuale giudichi “fenomeni da baraccone” persone coraggiose che una volta l’anno inneggiano alla più assoluta libertà, a quella stessa libertà che trascende il sesso, la religione, la razza, a quell’inno all’AMORE.
Il diverso che ha paura della diversità stessa, di chi ha semplicemente l’audacia, per un giorno, di diventare altro da sé: una donna, un uomo, un uomo in tacchi alti, un travestito o una Drag Queen. Temendo il Pride al pari delle stesse “Family Day” che temono i gay.
Ma d’altronde, come questa stessa persona ha commentato, cercando di controbattermi: «C’è molto più razzismo nei gay che non in un manipoli di neonazisti che si imbatte in un gruppo di ebrei!». Anche se io la chiamo semplicemente omofobia. Perché, sì, è omofobia anche questa.
E voi?
Raccontatemi le vostre storie all’indirizzo: anonimogay@ilpuntoh.com
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E’ proprio così, io non ho mai avuto pregiudizi su niente e nessuno, se mai dopo avere toccato con mano mi vengono i pregiudizi.
Partecipai al primo pride a Milano, era il 2000 non avevo alcuno pregiudizio la non conformità è sempre stato di mio interesse, quindi lo trovavo interessante, per l’espressione che c’era nelle persone presenti, espressione che non avevo mai visto e poi lo scopo è sempre alto, ricordare ogni anno che l”essere umano è in media inetto e abbietto e l’esistenza del Pride è una perfetta dimostrazizone di questa verità, se non lo fosse non ci sarebbe mai stato un Pride.
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E’ proprio così, io non ho mai avuto pregiudizi su niente e nessuno, se mai dopo avere toccato con mano mi vengono i pregiudizi.
Partecipai al primo pride a Milano, era il 2000 non avevo alcuno pregiudizio la non conformità è sempre stato di mio interesse, quindi lo trovavo interessante, per l’espressione che c’era nelle persone presenti, espressione che non avevo mai visto e poi lo scopo è sempre alto, ricordare ogni anno che l”essere umano è in media inetto e abbietto e l’esistenza del Pride è una perfetta dimostrazizone di questa verità, se non lo fosse non ci sarebbe mai stato un Pride.
“Ma, solo dopo avervi partecipato, ho compreso l’energia, la forza, l’allegria anche che soltanto un Pride riesce a darti, rompendo quel muro di solitudine che ti porta a pensare di essere unico al mondo.”
E’ proprio così, io non ho mai avuto pregiudizi su niente e nessuno, se mai dopo avere toccato con mano mi vengono i pregiudizi.
Partecipai al primo pride a Milano, era il 2000 non avevo alcuno pregiudizio la non conformità è sempre stato di mio interesse, quindi lo trovavo interessante, per l’espressione che c’era nelle persone presenti, espressione che non avevo mai visto e poi lo scopo è sempre alto, ricordare ogni anno che l”essere umano è in media inetto e abbietto e l’esistenza del Pride è una perfetta dimostrazizone di questa verità, se non lo fosse non ci sarebbe mai stato un Pride.
Ciao Katia,
grazie mille per aver letto e commentato il mio articolo. È proprio la voglia di condividere esperienze e raccontare il mio mondo che mi spinge ogni giorno a continuare a scrivere, augurandomi che possa rappresentare una piccola onda che, spero, si propaghi.
Non ero mai stato citato finora, non ti nascondo che è stata per me una gran gioia. GRAZIE.
Sì, io credo che è questo che debba essere e rappresentare un Pride: un mondo. Spesso fatto di tante provocazioni, eccessi, colori, a volte caricaturali ed esagerati, ma che mostrano con onestà e un pizzico di ironia una parte, perché non bisogna mai dimenticarlo, una parte infinitesimale del mondo omosessuale. E se, a dispetto del pregiudizio, e di chi lo guarda con scetticismo, riesce a trasmetterci quell’energia di libertà e amore, di certo sarà valsa la pena.