Quando a tradire un bambino è proprio la famiglia tradizionale

Ho gente tra gli amici su facebook che, beatamente inconsapevoli della mia omosessualità, non fanno che linkarsi a vicenda il “pericolo” dell’introduzione nelle scuole della teoria del gender, che, a loro dire, potrebbe fortemente deviare i loro bambini e influire sul loro sviluppo psico-sessuale. Un bel gesto di protezione verso i propri figli, non c’è che dire, se non fosse vagamente omofobo, e se le cosiddette Family Day, fantomatiche famiglie modello à la Mulino Bianco, non fossero spesso le prime a dare pessimo esempio di ciò che significa realmente la parola “famiglia”. Luca – nome di fantasia adottato da Marida Lombardo Pijola sul Messaggero che ha posto il caso – un ragazzino di quattordici anni è stato abbandonato per ben DUE VOLTE da due madri e due padri, due normalissime famiglie eterosessuali che, a loro dire, problematico perché omosessuale. Sì, all’omofobia e il bullismo che Luca ha subito negli anni a scuola, ha provato anche il senso del tradimento da quelle persone che, adottandoti, promettono implicitamente di difenderti da quel mondo cattivo, da quella crudeltà gratuita che di genitoriale non ha nulla, se non la firma legale su di un pezzo di carta.

Facciamo campagne di sensibilizzazione contro l’abbandono degli animali in autostrada, eppure tacciamo quando dei genitori eterosessuali abbandonano quello che dovrebbe essere un loro figlio. E lo abbandonano come un capo acquistato in saldo, ma difettoso, un oggetto che non funziona e di cui bisogna disfarsi, come un fazzoletto usato.

La tecnologia, la possibilità di scegliere qualsiasi cosa, come anche la data di un parto col cesareo, è come se implicitamente ci insegnasse a volere ogni cosa secondo i nostri desideri, fosse anche un figlio, come se si sfogliasse il vecchio catalogo PostalMarket, quando si vedeva quale prodotto faceva al caso proprio con possibilità di recesso entro trenta giorni dalla consegna, o come un moderno acquisto on-line su amazon.com, di cui ci si può liberare senza obbligo di acquisto.

Ed è qui che mi chiedo dove siano oggi le Family Day, dove siano i cortei in strada, i comizi in piazza, a proteggere quella famiglia tradizionale che sempre più di tradizionale non ha nulla, se non l’ardire di sentirsi superiore alle altre, cercando solo di camuffare meglio i propri misfatti? Dove sono le madri e i padri indignati per quella famiglia che vogliono proteggere a tutti i costi a discapito della felicità degli omosessuali di poter sposarsi e avere a loro volta dei figli?

È facile puntare il dito, e giustificare tanta cattiveria gratuita con la protezione di famiglie e figli. Luca è soltanto un ragazzino di quattordici anni che sta provando a scoprire se stesso, abbandonato proprio nel momento in cui ha più bisogno di quelle figure genitoriali di padre e madre, che tanto millantano le Family Day, che non si fanno scrupolo di etichettarlo e abbandonarlo per la propria sessualità, per quell’orientamento che un bambino di quattordici anni non sceglie, ma vive e anche in modo piuttosto combattuto con se stesso, per lo scherno dei compagni di scuola, per il pregiudizio di genitori e parenti, per quell’onta di vergogna che la società gli imporrà di portarsi addosso come una lettera scarlatta marchiata sul petto.

Non so quale sia la vera essenza della “famiglia” per queste famiglie, quelle tradizionali, ma io, guardando un semplice cartone animato Disney, anziché perdermi in inutili letture sul pericolo della teoria di gender, ho imparato da bambino che “Ohana significa famiglia, e famiglia significa che nessuno abbandonato o dimenticato”.

A chi mi ha seguito con affetto finora, ai miei lettori, straordinari, che con me condividono le loro opinioni commentando e condividendo i miei scritti, do appuntamento a martedì 25 Agosto. La mia rubrica si ferma qui per una breve pausa estiva. Nel frattempo però potete inviarmi le vostre mail a anonimogay@ilpuntoh.com e seguirmi sulla pagina facebook Anonimo Gay.

One thought on “Quando a tradire un bambino è proprio la famiglia tradizionale”

  1. Quando sento sciorinare idee assurde sugli “effetti” negativi che possa avere un genitore gay su un figlio io rispondo sempre che io ho avuto due genitori eterosessuali ma ciò non ha impedito loro di farmi del male. Io penso che i genitori siano persone, non “maschi” e “femmine”, non “peni” e “vagine”. E le persone hanno caratteri differenti, vissuti differenti ed è solo questo che influenza il modo in cui saranno genitori. Mio padre non è stato un buon padre eppure è etero. Va’ a farglielo capire… 🙂

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