
A noi de ilPuntoH ce piace da legge…e tanto! Ma sotto l’ombrellone non si sa mai se andare di rotocalchi pieni di pettegolezzi come quando siamo sotto il casco della parrucchiera, o leggere i sempre verdi Harmony o leggere twitter. Allora ci pensiamo noi a darvi il consiglio giusto!
Il primo libro che vi proponiamo è Costellazione di Brufoli, di Mauro Colarieti: giovanissimo scrittore davvero molto bravo e intraprendente.
Costellazione di Brufoli è un libro diretto, che usa un linguaggio schietto, spontaneo, vicino ai nostri tempi e non si nasconde dietro falsi perbenismi, anzi, li affronta. Il libro enfatizza una società moderna, dove gli atteggiamenti omofobici si stanno estinguendo e dove l’orientamento sessuale è un’etichetta sociale soltanto apparente.
Nel testo compaiono, in modo equilibrato, alcuni versi di canzoni collegate alla storia, di artisti musicali che spaziano da Mina ai Cage the Elephant.
Tra delusioni e soddisfazioni, i nostri protagonisti continuano a percorrere le loro vite, nascondendo segreti e ambizioni che nemmeno loro riescono a inquadrare e comprendere al meglio.
È una serie di situazioni narrate da ragazzi che dispongono di tanto ma che non si sentono mai abbastanza, membri tipici di una generazione che è propensa a sapere tutto, ma che, forse, capisce ben poco.
Ma noi de ilPuntoH abbiamo fatto di più: abbiamo anche intervistato Mauro per voi. Ecco cosa ci ha raccontato 😉
H: Nella dedica del libro leggiamo ” a tutti coloro che, consapevoli o meno, hanno ispirato questa storia”: chi sono questi “coloro”, siamo curiosi!
M: Principalmente, un po’ come Taylor Swift o Sam Smith, ho sentito il bisogno di dedicare questa storia non solo a chi mi ha sempre dato una mano, ma anche a chi mi ha fatto stare di merda. Penso che anche le esperienze negative abbiano permesso a Costellazione di brufoli (e anche al sottoscritto) di evolversi, quindi era doveroso inserire anche le persone di cui conservo brutti ricordi nella dedica iniziale. Che siano ex o amici persi, professori incapaci o anche un passante che mi ha chiesto l’accendino in modo strambo, hanno tutti influenzato a modo loro la trama e il corso della stesura del mio romanzo.
H: Quanto di te, della tua storia personale ritroviamo in questo libro?
M: Sicuramente molto. Considero tristi i libri che non sono per nulla personali. Molte riflessioni dei personaggi mi appartengono, così come ognuno di loro possiede una parte del mio carattere. Fabrizio è la mia parte incoerente, viziata, che vuole apparire come uno che non pensa agli altri quando la sua vita è fortemente influenzata dal parere altrui.
Lohn è il mio vittimismo, ma anche la mia maturità, la mia sensibilità e la mia creatività.
Giulio è più che altro il mio modo di comportarmi con gli amici o i conoscenti: consigliare, essere disponibile, tirare su il morale. È la reincarnazione della mia positività e del mio ottimismo.
Luca è la mia superbia, la mia parte competitiva, ma è quello che mi assomiglia di meno.
Vincenzo è, invece, il riflesso della sensazione che ho quando mi sento ignorato o abbandonato. È debole e forte allo stesso tempo: non riesce ad abbandonare una situazione che lo fa stare malissimo, ma allo stesso tempo ha il coraggio di rimanere sempre lo stesso e stringere i denti.
Daniele, infine, è la mia teatralità, il mio pessimismo, la mia voglia di sembrare misterioso. Anche lui non mi assomiglia troppo.
H: Sei più Lohn o Fabri?
M: Bella lotta, ma penso di essere, come detto prima, un insieme di tutti i protagonisti.
Sono più legato a Lohn, però. Riesco a farlo soffrire ma mai a dargli colpi di grazia.
Fabri mi assomigliava più in passato, sicuramente, mentre ora mi considero vicino a lui solo per alcuni suoi ragionamenti.
H: Quale significato hanno per te le canzoni scelte ed inserite nel libro? Dunque, mantengono lo stesso significato anche nel libro o ne assumono uno nuovo? Se ne assumono uno nuovo, qual è?
M: Le canzoni fungono un po’ da colonna sonora, ma anche da ringraziamento per avermi ispirato. Non inserirle sarebbe stato scorretto, a mio parere; molti scrittori creano storie ascoltando musica, ma pochi si rendono conto di quanto sia veramente plasmante avere un sottofondo musicale e quindi lo ignorano, non lo passano al lettore.
Mi impegno a inserire canzoni che siano coerenti alla situazione e alle sensazioni di cui sto scrivendo, quindi diciamo che adatto il loro significato originale a varie interpretazioni che ho io dei testi.
H: Quando si scrive lo si fa certamente per il piacere di farlo ma sappiamo che spesso, soprattutto dietro alla scrittura di un libro, c’è il bisogno di comunicare qualcosa, di raggiungere uno scopo: qual’è stato il bisogno che ti ha spinto a scriverlo e quale invece lo scopo che ti sei prefissato quando hai pensato a Costellazione di brufoli?
M: Non è nato per essere un libro, tant’è che cronologicamente il centro del romanzo (Campus, la seconda delle quattro parti) è quello scritto prima. L’avevo postata sulla mia pagina Facebook per noia e, siccome alcuni lettori erano interessati alla figura sfuggente di Fabrizio, gli ho dedicato un prequel (sempre su Facebook e che ora compone metà della prima parte: Giorni da cane). Da lì ho scritto la terza parte e mi sono accorto che come libro avrebbe potuto funzionare. Quindi non avevo obiettivi, se non raccontare qualcosa di reale ma romanzato allo stesso tempo.
Sono felice già ad averlo scritto, a dirla tutta. Pubblicarlo è stato azzardato forse, ma non me ne pento per niente e mi sta lasciando tantissime soddisfazioni.
H: Nel primo capitolo affronti la questione del coming-out, dove Fabrizio è convinto che se lo dicesse ai genitori, questi regirebbero dandogli solo libero accesso all’armadietto dei medicinali: secondo te, al giorno d’oggi, cos’è che rende ancora così difficile fare coming-out in famiglia? Quali consigli ti sentiresti di dare ad un/una giovane che intende fare coming-out ma a cui manca il coraggio di farlo?
M: Penso che alla mia generazione vada di lusso, rispetto a quelle passate. Certo, i genitori radicalmente spaventati dell’omosessualità sono un evergreen, ma il supporto che può darti la comunità LGBT fuori dalla famiglia è molto importante.
A un ragazzo che vuole fare coming out consiglio solo di buttarsi. Non sarà l’ammettere il proprio orientamento sessuale a rovinarti la vita, e per quanto possa essere difficile, è giusto parlarne liberamente. Che poi mi chiedo sempre perché bisogni urlarlo al mondo per forza. È un dettaglio così piccolo nella vita di una persona. Io sono dichiarato, ma non ho mai fatto qualcosa di plateale del tipo girare con una maglietta “#gayisbetter” e i miei hanno saputo del mio orientamento solo dopo avermi beccato con un ragazzo. Si sono arrabbiati perché ero in una città grande da solo, non perché mi piace qualcosa di non conforme al prototipo dell’uomo medio.
Se dei conoscenti mi chiedono se mi piace una ragazza e dico “no, guarda, sono frocio”, loro non ci rimangono quasi mai male. Alcuni sì, ma perché dicono che “frocio” è offensivo ed è come se si prendessero male al posto mio.
Credo sarebbe irritati se mi presentassi con qualcosa del tipo “ciao, sono Mauro e sono gay”. Cioè, tutti penserebbero “ma chi te l’ha chiesto?”
Davvero, a chiunque sia prossimo al coming out, dico solo di viverla tranquillamente. Ciò che ti piace non determina mai completamente chi sei, è solo una sfaccettatura di ognuno di noi. Molti miei coetanei lo dimenticano, ponendo l’essere gay sopra al loro essere.
H: Nella sinossi leggiamo: “”Costellazione di brufoli” enfatizza una società moderna, dove gli atteggiamenti omofobici si stanno estinguendo e dove l’orientamento sessuale è un’etichetta sociale soltanto apparente.” – Sei davvero convinto di quanto affermato? Come vedi invece la nostra società ancora così pericolosamente omofoba e profondamente spaccata su temi come Matrimonio e diritti civili LGBTQI?
M: Sono abbastanza ottimista riguardo all’evoluzione dell’opinione sui ragazzi gay nel corso degli anni. L’omofobia, rispetto ad anni fa, è molto più tutelata, più odiata. Gli stessi che testimoniano contro i diritti gay alla fine ricordano quelli che stavano a sventolare bandiere razziste contro i neri o che esponevano cartelloni contro l’emancipazione della donna. Tra quarant’anni verranno visti come persone bigotte, e già ora da molti sono considerate chiuse di mente, quindi non do molto peso a loro.
Ci sono tantissimi progetti per aiutare la comunità LGBT a sentirsi accettata, e secondo me funzionano. È un processo graduale, durerà anni e anni.
H: Se fossi Simona Ventura e tu un cantante ti chiederei “ci sarà un tour?” proprio come lo dice lei, ma io sono Raffa (guarda caso lo stesso nome del migliore amico di Fabrizio) e tu un bravo scrittore, quindi ti chiedo: ci sarà un seguito a questo libro? Fabri e Lohn ci rifaranno vivere con loro nuove ed intense emozioni?
M: Come molti sanno, Costellazione di brufoli doveva essere una trilogia. Ultimamente sto pensando di trasformarla in una duologia, perché rispetto a CDB, il secondo e il terzo capitolo sono molto più brevi. Piuttosto che annacquarli separatamente, preferisco unirli e non compromettere la qualità, per quanto soggettiva, dei miei lavori.
Adesso ho scritto un romanzo breve, Jellyfish. Diversi personaggi, diverse situazioni, ma alcuni piccoli indizi che uniscono questo nuovo lavoro al mio esordio.
H: Che programmi ha il bel Mauro per il futuro?
M: Studiare. Devo andare in quinta, e voglio uscire dal liceo con un voto decente.
Penso di andare a studiare Film all’Università, in Inghilterra, e, nel caso non riuscissi a farcela, mi butterei sull’Accademia Nazionale del Cinema a Bologna o Roma, o sulla Holden di Torino. Incrociamo le dita 🙂
H: Sai che a noi de ilPuntoH piace chiudere le nostre interviste in maniera diversa: c’è una domanda alla quale muori dalla voglia di rispondere ma che nessuno ti ha mai fatto?
M: Vorrei tantissimo fare uno di quei giochi alla “celo/manca” o dover esprimere il mio parere su casi editoriali o d’attualità. Qualcosa alla “Victor Victoria”, per intenderci. Effettivamente non sarebbe molto producente, dato che me la prenderei con mezzo mondo.
H: Grazie mille Mauro!
M: grazie a voi e buona estate a tutti!