PrEP: la pillola che NON sostituisce il preservativo

Si parla di PrEP, della sua effettiva utilità e delle possibili controindicazioni già da alcuni anni e pian piano si stanno facendo degli studi specifici su alcuni di questi aspetti.
Uno studio pubblicato all’inizio del mese, reperibile qui, ha dato dei risultati significativi sull’aderenza dei pazienti alla terapia e sulle conseguenze in materia di uso del preservativo e del rischio di contrarre altre malattie sessualmente trasmissibili (MST).

Facciamo però un passo indietro, cosa è la PrEP? PrEP sta per Pre-Exposure Prophylaxis (profilassi pre-esposizione) e sostanzialmente consiste nell’assunzione di un farmaco antiretrovirale, il Truvada, da parte di persone sane con lo scopo di prevenire il contagio da HIV. L’uso di questo farmaco come terapia preventiva è stato autorizzato negli Stati Uniti nel 2012 e al momento non vi sono altri Stati nel mondo dove questo sia consentito.

Molti test clinici (lavori di ricerca su volontari eseguiti in ambiente controllato), portati avanti in tutto il mondo, hanno confermato l’efficacia di questa terapia, con una probabilità superiore al 95% di non contrarre l’HIV assumendo dalle 5 alle 7 dosi giornaliere del farmaco in una settimana.

Lo studio appena pubblicato è invece di pratica clinica, ovvero è stato finanziato da un’azienda sanitaria statunitense che fornisce la PrEP ed è basato sui dati raccolti riguardo ai pazienti che hanno deciso di cominciare questa terapia presso le loro strutture a San Francisco. Lì, tra luglio 2012 e febbraio 2015, 657 persone hanno cominciato la terapia, di cui 653 uomini che hanno abitalmente rapporti omosessuali (in gergo tecnico, e vagamente politically correct, MSM, Men who have Sex with Men).

Durante lo studio i pazienti erano regolamente sottoposti a visite e test per l’HIV e altre MST. Da una parte il dato incoraggiante, nessuna di queste persone durante quel periodo ha contratto l’HIV. Dall’altra, invece, dopo sei mesi dall’inizio della terapia al 30% dei pazienti è stata diagnosticata almeno una MST, percentuale poi salita al 50% dei pazienti ad un anno dall’inizio.

Il primo risultato sembra portare alla conclusione che anche in un ambito concreto, e non solo di ricerca, le persone prendono seriamente questa terapia e la seguono con cura. Il secondo invece sembra portare alla conclusione che, così eliminato il rischio dell’HIV, i pazienti riducano l’uso del condom e quindi si espongano più facilmente al contagio da altre malattie sessualmente trasmissibili.

A sostegno di questa ipotesi vanno anche i risultati di un sondaggio fatto a questi pazienti sul cambiamento delle abitudini sessuali, a sei mesi dall’inizio della terapia (a cui però solo 147 di loro hanno partecipato). Il 56% di loro ha dichiarato di usare il profilattico quanto prima, il 41% meno di prima e il 3% più di prima, mentre il 74% di loro ha dichiarato di avere lo stesso numero di partner sessuali, il 15% di averne avuti meno e l’11% di averne avuti di più rispetto a prima di cominciare la terapia.

Dal punto di vista scientifico questo ancora non prova definitivamente che l’utilizzo della PrEP porti ad un maggiore rischio di contrarre un’altra MST, ma è un deciso suggerimento in tal senso. Anche l’aumento dei partner sessuali, che in questo studio comunque rappresenta un caso minoritario, può contribuire all’aumento del rischio di contrarre MST.

Di conseguenza la descrizione che è stata costantemente data della PrEP come “la pillola che sostituisce il preservativo” è del tutto inadeguata. La PrEP, sì, protegge dall’HIV, ma non dalle altre malattie a trasmissione sessuale, mentre il preservativo, se correttamente utilizzato, protegge da entrambi allo stesso modo. E come utilizzare il condom correttamente? Ve l’abbiamo spiegato in modo divertente qui.

In questa sede lo scopo principale è fornire informazioni e strumenti di interpretazione, ora perciò il mio compito non è non quello di convincere che la PrEP sia buona o cattiva. Vale la pena o non vale la pena di scegliere il male minore? Una risposta a questa domanda che sia diretta e valida per tutti non ce l’ha nessuno e chi pretende di averla non è intellettualmente onesto. A questa domanda ognuno avrà la propria risposta, che dipenderà da una lunga serie di fattori, la PrEP è uno strumento di prevenzione dell’HIV di provata efficacia, ma non in tutti casi può essere adatto. In ogni caso queste riflessioni non potranno avere una ripercussione pratica fintantoché questa terapia non sarà disponibile in Europa, probabilmente non prima di alcuni anni.

Si può aggiungere che, grazie ai progressi della medicina, per tutte le malattie sessualmente trasmissibili, comprese HIV, epatite C e sifilide (quelle con una ripercussioni più gravi sulla salute generale), se scoperte per tempo, esistono terapie efficaci che nel lungo periodo possono portare la condizione generale della persona infetta ad un livello analogo a quello degli individui sani.

Quindi, la cosa più importante da fare per la propria salute (sessuale e non) è effettuare regolari e periodici controlli per le MST. E usare correttamente il preservativo in ogni occasione.

 

Disclaimer
Le opinioni qui espresse rappresentano il mio personale punto di vista e non sono imputabili all’associazione Progetto IST.
Non ho peli sulla lingua e se ne avessi non sono miei, ça va sans dire.

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