Romina Falconi, da X Factor al debutto con l’album “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”

Romina Falconi - ilpuntohBellissima, ma soprattutto brava. Con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri, Romina Falconi incarna la perfetta immagine della ragazza della porta accanto che sa conquistarti con quella bellezza evidente, ma mai volgare. Se a tutto questo si aggiunge una gran voce e quel pizzico di provocazione che caratterizza i suoi testi, allora si ottiene l’incarnazione della perfetta cantante pop. Ex concorrente di Sanremo Giovani, è con X Factor 6 che riesce a raggiungere il grande pubblico. Oggi Romina ritorna con il suo primo album, Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio, lavoro che arriva dopo una serie di EP pubblicati negli anni e alcune collaborazioni con il trasgressivo cantante Immanuel Casto.

Oggi Romina si racconta al puntoH, parlando del suo esordio, del suo interessante lavoro discografico, dei suoi progetti per il futuro, mostrando il suo lato trasgressivo e un’anima sensibile:

Hai preso parte al talent XFactor, ma hai partecipato anche a Sanremo Giovani: quanto è importante oggi passare attraverso questi canali per raggiungere il grande pubblico e perché?

«La televisione aiuta molto a far spargere la voce quando un cantante vuole far ascoltare il suo ultimo singolo o semplicemente quando vuole presentarsi al pubblico. Di Sanremo ho un ricordo meraviglioso perché è stata la prima esperienza importante e da lì ho avuto modo di trasferirmi a Milano e di lavorare come cantautrice. X Factor mi ha dato la possibilità di mettermi in gioco. Ho un bel ricordo di quel periodo anche se mi sento di voler mettere in guardia chiunque creda che un Talent possa costruire basi solide per una carriera nel campo musicale. Sono rarissimi gli esempi di cantanti che hanno avuto una carriera solida e brillante. La televisione è un mezzo molto potente ma da sola non basta. Serve un progetto lucido e un’idea chiara di cosa si vuole presentare.»

Hai debuttato con il singolo “il mio prossimo amore”, brano in cui dici di volerla far pagare al prossimo. Ci sei mai riuscita davvero nella vita e qual è per te l’essenza di questo pezzo che interpreti con tanta energia?

«Mi piace scrivere raccontando il momento, non importa se grottesco o profondo. Quella canzone è nata spontaneamente ed è la promessa che ci si fa e poi non si mantiene dopo una delusione d’amore. Dire “il prossimo le paga per tutti” è cercare di autoconvincersi di essere pronti a non farsi più deludere o intenerire ma non è mai vero. Ho voluto fermare un’immagine e raccontarla accoratamente.»

Spesso, tra gli ingredienti dei tuoi testi c’è un perfetto mix di sarcasmo e provocazione: quanto è importante oggi per un artista scuotere le coscienze?

«Sono profondamente convinta che scuotere sia decisamente più interessante rispetto ad assecondare. Sono sempre stata considerata “particolare”, “strana”. Io, quando ho saputo di avere la possibilità di fare un disco, non me la sono sentita di risparmiarmi. Non mi accontento mai e trovo che sia un bel modo di vivere quello di non accontentarsi. Dopotutto c’è così tanto ancora da sperimentare; siamo la generazione che deve “mettere la toppa”, quella che andrà in pensione non si sa quando e che farà il triplo dei sacrifici fatti dai propri genitori per ottenere la metà delle cose che si vogliono ottenere nella vita (una casa, un conto in banca non troppo in rosso, una famiglia, un contratto di lavoro…) è adesso che è importante provare a far qualcosa. Se una come me, senza una lira e senza santi in paradiso, è riuscita a portare avanti un progetto musicale (ho detto musicale ma è come dire alieno) allora chiunque ha il sacrosanto dovere di provare a realizzare quelli che sembrano desideri difficili da concretizzare.»

E questa tua voglia di trasgredire anche le regole ti ha portato ad una collaborazione con Immanuel Casto, uno degli artisti più provocatori della scena italiana…

«Io ed Immanuel abbiamo lo stesso manager, Jacopo Levantaci. Per “Crash” Casto aveva pensato ad un duetto con una cantante e il Jacopo ha avuto l’idea. È stato molto bello scoprire che il connubio di questi due mondi, apparentemente lontani, sia piaciuto tanto. Da dopo Crash siamo diventati amici e poi sono nati gli altri brani. Immanuel mi ha insegnato ad avere coraggio, fare un tour con lui è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Ad oggi non passa un giorno che io non lo cerchi per chiedere consigli. È un partner artistico ed un amico meraviglioso.»

Grazie a questa collaborazione e ai tuoi testi forti, stai diventando un’icona gay: come ti fa sentire l’idea a riguardo?

«Mi sento molto a casa. In adolescenza frequentavo pessime compagnie e mi ha aiutata la mia vicina di casa transgender. Sono cresciuta con lei, Giò, che mi ha insegnato molto. Un periodo importante come l’adolescenza, periodo in cui capita di sentirsi un po’ vittime del cambiamento imminente, vissuto accanto ad una persona che ha fatto del cambiamento una scelta (accettando rischi, paure…) è un mix micidiale. Io imparavo da lei ad andare sui tacchi e lei con me aveva l’istinto materno che non credeva di avere; prendeva gli ormoni e cercava di vivere ogni giorno con la voglia di non guardare più indietro. La sua casa aveva piume e paillettes, era povera come me ma aveva una generosità esemplare. Non è un caso, credo, che la maggior parte della gente che mi segue sia rinata o abbia avuto una vita particolare dunque anche una certa sensibilità, i simili si attraggono sempre.»

Attraverso i tuoi canali social i tuoi fan possono spesso leggere anche tuoi stati di manifestazione d’affetto: cosa rappresentano i social per te e quanto è importante il contatto diretto con il pubblico?

«I social ormai sono diventati un mezzo importante. Ho ancora da imparare molto ma mi piace rispondere di persona a tutti, magari ci metto un po’ di più ma so che mi capiscono. Ogni fan è sacro, questo lavoro senza le persone che ti sostengono non si può fare. Dovunque vada, soprattutto dopo uno show, non nego mai una parola, una chiacchierata, una foto… lo stesso vale su internet. All’inizio avevo paura di non essere in grado di usare i social (ho seri problemi con la tecnologia), allora addirittura chiedevo consiglio a loro che mi facevano i tutorial. Insomma si cresce insieme, si impara insieme, o a me piace viverla così.»

Dopo diversi EP, arriva finalmente in tutti i negozi il tuo primo progetto discografico completo: parlaci di “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”, che è un po’ il compendio del tuo percorso…

«I tre EP digitali sono nati per permettermi di far scoprire piano piano il mio progetto; le canzoni hanno tutti colori diversi e proprio per questo ci tenevo non mettere tutto in un unico calderone. Finalmente adesso esce il mio primo disco. 20 canzoni, VENTI. Della serie: ci ho messo un po’ ma adesso vi do tutto quello che ho. Lì dentro c’è la mia storia, il mio sangue e le volte che mi sono presa in giro da sola. Per la prima volta in vita mia ho avuto la certezza di aver mostrato tutta la verità su di me (talvolta anche scomoda se proprio te lo devo dire) ma è importante di questi tempi non risparmiarsi a mio parere, è importante mostrare tutto con naturalezza: dall’amore al filo d’odio.»

Il tuo album, sin dalla copertina, si propone come un lavoro di grande impatto: quanto è importante per te l’immagine?

«Mi piace sperimentare anche con l’immagine. La copertina volevo fosse particolare. Da sempre c’è questa dualità che mi rappresenta: un look molto femminile e dentro, invece, un animo da taglialegna. I testi sono sempre abbastanza taglienti… Come non mettere una mannaia da casalinga disperata? Quando mi hanno chiesto perché volevo proprio mettere una mannaia in una copertina album, ho risposto ai miei collaboratori: perché la vita è dura, non ci giriamo intorno; inoltre ho pensato di fare dell’ironia e dunque dedico questa copertina a tutti i commessi dei negozi di dischi: potranno sbizzarrirsi a mettere il mio cd vicino chi vogliono»

Quale il pezzo che pensi ti rappresenti di più?

«“Attraverso” è quando ti resta nel cuore un sentimento, “Sotto il cielo di Roma” è la mia preghiera personale, “Anima” è come sono cresciuta, “Playboy” è quello che ho capito delle tattiche in amore (brutta verità ma è pur sempre la verità), “Il segreto” è quella che avrei preferito non scrivere mai perché mi spezza letteralmente il cuore, avrò paura di cantarla perché rischierò di commuovermi ogni santissima volta : mannaggia a me e quando ho deciso di inserirla, mi dico, poi la riascolto e trovo che siano in tanti lì fuori che hanno avuto una parte di loro che se ne è andata e allora poi mi ripeto che è stato un bene condividerla… insomma molte di queste canzoni sono un pezzo di me che circola tra la gente.»

Quali i tuoi prossimi progetti?

«Sicuramente fare dei live, continuare a scrivere in studio e far circolare nuovi pezzi di me».

Per vedere Romina dal vivo, ecco gli appuntamenti dei firmacopie da segnare in agenda:

Il 7 novembre a Roma, alle 16.00 alla Discoteca laziale

L’11 novembre a Milano, alle 18.00 alla Mondadori Marghera

16 novembre a Bologna, alle 16.00 alla Mondadori

28 novembre a Torino, alle 16.00 alla Mondadori.

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