E allora siamo andati via – RECENSIONE

e6fb80d3719234bd1242182ec144fa8b_w600_h_mw_mh_cs_cx_cyLa più antica e radicata tematica americana, il viaggio, qui raccontata attraverso gli occhi e le parole devastanti nella loro semplicità di due bambini. Percorso che si sente necessario alla morte del fratellino. La necessità di stipare una vecchia macchina con le poche cose rimaste, famiglia e corpiccino del piccolo compresi e partire. Attraverso deserti di polvere, vecchie case che crollano allo sguardo, ruggine sulla pelle. Ogni passo comporta un ulteriore perdita, perdita delle cose, per barattare benzina, perdita di innocenza per andare via, barattare un allora, che crudelmente e selvaggiamente cambia.

Gli piegammo la pancia e le gambe e lo appoggiammo alla cassettina per farlo stare seduto così sembrava proprio il mio fratellino-bambola e noi potevamo aggiustarlo e farlo ridiventare bambola o persona abbastanza per ricominciare a giocarci insieme. Gli tirammo fuori le guance con le tenaglie ma gli facevamo solo buchi nella faccia. Gli aprimmo le labbra e la bocca con il coltellino finchè non sorrise.

sally_mann_family_pictures_05Percorrere una strada, consumare le ruote su un percorso, svuotati d’amore, quello più duro, sensibile, armonioso e quindi portante pace nella violenza spietata e reciproca della famiglia. Giorni, anni o mesi sono solo dimenticanze, svelte. La memoria del tempo, assente, in un vivere dettato dalla sopravvivenza personale ancorchè dall’esterno, siamo il nostro stesso inferno. E facciamo fuori non come prima solo le cose brutte ma anche quelle belle, perché sono davvero troppo poche per avere qualche possibilità di restare a galla nel mare di quelle brutte da far fuori, da dimenticare, da non aver mai vissuto. Barattare benzina rimane solo la scusante e casualità umana per farsi fuori.

Loro vanno via dentro di te e anche il mio fratellino. Vanno via dentro di te attraverso gli occhi e poi da lì arrivano fin dentro la bocca. Vanno via da lì per andarti sotto le costole e poi giù dentro il tuo didentro. Poi vanno fino alle tue braccia e alle mani e alle dita finchè non li senti più.

4Si può essere i bari al tavolo di gioco, azzardare per una gloria di vincita personale e quindi falsa e effimera, ma una cosa è chiara. Non si può sedurre la propria parte di cenere, compattarla e modellarla, spesso usando lacrime, perché ritorni compatta, carne. Siamo vivi in questo istante, ecco l’unica verità. Ci sono tanti modi di esserlo o non esserlo. Ed ecco la fucilata, lo sparo che risuona nello sgomento del silenzio, intorno al tavolo da gioco, tra il fumo dei sigari. Si è fregati da questa verità, in quanto unica. Se ne fa un’abitudine, una garanzia per vegetare senza esserne più consapevoli.

Mamma giocò a fare la morta e il bambino morì di nuovo. Le cadde dalla pancia e dal buco e dal sangue. D’ora in poi mamma non lo portava più dentro la pancia.

Sally-Mann-At-Twelve-c1984Arrivare a mangiarsi, divorarsi nella vana speranza di un analisi che tanto è personale quanto impetuosa e estenuante. Ancora, ancora, ancora … Il vento, l’asfalto bollente, le crepe e gli ostacoli sulla strada fanno il resto. Fino a quando per il troppo affannarsi il costato si rompe e deflagra un terribile pensiero. La libertà dell’agire anche nella crudeltà. I deboli festeggiano innalzando i calici di sangue umano per darsi la forza che il proprio non dà loro. Bisognerebbe solo essere censori di se stessi e quando il sangue caldo e denso raggiunge il colmo del calice, quando la cattiveria è al colmo, farla finita da se, scagliando lontano quella coppa o la propria persona.

Ma quando ci passi sotto le luci lampeggianti fanno il rumore del metallo che tintinna e noi dovevamo continuare a andare avanti finchè non lo sentivamo più e voi non sentite più noi né il nostro modo di parlare.

Kader

Link Utili:

Fammi tuo

Raccontamelo in una canzone

[embedyt] http://www.youtube.com/watch?v=JQnSc0bczg0[/embedyt]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *