
Da Findus a IKEA, passando per Tiffany, i brand hanno capito che per far rumore e attirare l’attenzione di media, e social soprattutto, bisogna inserire una coppia omosessuale all’interno delle proprie campagne pubblicitarie. Veri sostenitori della causa o soltanto strateghi del marketing non è dato saperlo, quel che invece è certo è che sempre più marchi strizzano l’occhio al mondo LGBT e a un’identità sessuale un po’ più di genere e meno di sesso. Lo sa bene Barbie che, in collaborazione con MOSCHINO, ha girato uno spot in cui, per la prima volta in assoluto, vede la presenza di un bambino tra le ragazzine intente a giocare con l’ormai mitica bambola e la sua nuova linea di capi griffati dalla casa di moda italiana. E se invece c’è chi, come Barilla, ha candidamente ammesso che non includerà mai una famiglia arcobaleno nelle proprie réclame, c’è invece chi, come Melegatti, prova timidamente ad occhieggiare con tanto di scivoloni e scuse al seguito.
Tutto ha avuto inizio quando il cantante Valerio Scanu ha postato una foto sui propri social annunciando una (per fortuna) limited edition del celebre pandoro il cui cartonato vede impressa la sua faccia. Al di là del fatto che tutti, come nello spot Activia, ci siamo chiesti attoniti “ma perché?!?”, trovando la stampa più consona per uno yogurt con il bifidus che per un dolce natalizio, la gaffe vera e propria è arrivata quando Melegatti, temendo forse di essersi esposta troppo (chissà?) ha corretto il tiro postando una foto sui social di due persone a letto, presumibilmente uomo-donna, che inneggiava, snaturando tra l’altro una nota frase biblica, all’amore del prossimo purché “dell’altro sesso”, con tanto di rima baciata che farebbe cambiare idea persino lo stesso Gesù su “chi di spada ferisce di spada perisce”.
Immediate le proteste della rete che, tra battute, veleni e parodie, ha letteralmente fatto a pezzi l’indecoroso comportamento della casa dei panettoni, che ha bassamente tentato di rimediare rasentando il ridicolo.
Che Valerio Scanu non sia la quintessenza della virilità, lo sapevamo senza nemmeno guardare i suoi video on-line sulle imitazioni della cattiva Ursula de La Sirenetta Disney, o di Belen nella vasca da bagno, o quando, a Tale quale show, interpretando Anna Oxa, era più Anna Oxa della Oxa stessa. Così come il fatto che, anche quando, incalzato in diretta televisiva sul proprio orientamento sessuale, non si è mai apertamente schierato negando o affermando ciò che ormai tutti sospettano (o sanno) da tempo. Ma che un marchio prima ti ingaggi e poi rinneghi ciò che potenzialmente potresti essere, gettandosi nell’altro verso della carreggiata come un’auto in fiamme in corsia d’emergenza, è una grave mancanza di rispetto, per il testimonial innanzitutto, facendo insinuazioni fuori luogo sulla propria sfera privata, e l’intera comunità LGBT che, implicitamente, sarebbe immeritevole di un chiaro riferimento quale target di pubblico ideale.
Dalla sua pagina facebook la casa di Verona ha subito precisato che la comunicazione fosse affidata ad una agenzia esterna immediatamente sollevata dall’incarico, e che “Da 121 anni Melegatti è per tutti”, il che forse è vero. Ma noi, da oggi, lo sentiamo nostro un po’ meno.