
Quando mia cugina Susan esclamò, qualche settimana fa: “Un altro lavoro su Sherlock Holmes?! Ma basta! Fra televisione e cinema ce l’hanno propinato un milione di volte! Non ne vedrò uno di più!” le ho dato ragione. Ma le ho dato ragione anche un attimo dopo quando ha detto: “Ops! Ma c’è Ian McKellen?! Ok… allora magari inizio a non seguirli più dalla prossima volta!“.
Gandalf… ehm no, scusate… volevo dire, Magneto… ehm ehm, NOOOOO!!! Ian McKellen è ormai un’eccellenza stimatissima del cinema, del teatro, della tv, del doppiaggio e pure della lotta per i diritti LGBT (che lo coinvolge in prima persona, tra l’altro). Sapere di andare a vedere un film con lui è ormai garanzia di magno gaudio e fuochi d’artificio alla stregua di una festa al palazzo reale.
E infatti è stato così anche con Mr Holmes – il mistero del caso irrisolto. Ma attenzione, non si tratta di una nuova trasposizione in cui il detective indaga e risolve omicidi nel modo classico. Lo fa per capire/ricordare delle cose di sé stesso. Il caso irrisolto è il suo personale.
Basata sul romanzo A slight trick of the mind di Mitch Cullin, la storia di Mr Holmes ci porta a conoscere uno Skerlock ormai novantatreenne pieno di acciacchi, tra cui le amnesie senili, che gli impediscono di ricordare una parte della sua vita su cui vuole scrivere un racconto. La voce narra in prima persona: “Watson si era sposato e io ero rimasto solo. Anzi, fu proprio il giorno in cui lui lasciò Baker Street che cominciò a dipanarsi il caso che per me sarebbe stato l’ultimo” . Ciò che si vede sul grande schermo è un triplo binario da seguire.
1. Il presente della sua vita da pensionato apicoltore (raccoglie e divora pappa reale per aiutare la memoria, o almeno così crede) nel Sussex, dove vive con la burbera governante Mrs. Munro/Laura Linney
e il figlioletto di lei, Roger/Milo Parker, un ragazzino molto intelligente e sensibile per la sua età (ad avercene di più anche nel nostro mondo) con cui instaura un forte legame che sarà di grande aiuto in questa “indagine” sui generis. Chissà, un nuovo futuro investigatore…?!;
2. Un flashback del viaggio in Giappone dove va in cerca del Fiore di pepe, pianta speciale (pare) per rallentare i danni dell’invecchiamento cerebrale e dai cui torna nel modo in cui torna Harry Potter con l’Hogwarts Express (locomotiva a vapore e immensità del panorama Made in UK);
3. Un secondo flashback su un’indagine di trent’anni prima che lo aveva profondamente colpito, portandolo ad “esiliarsi” in campagna, e che torna alla sua mente grazie all’aiuto del piccolo Roger. Il fascino sta nel vedere come tutto ciò avviene!
Colonna sonora misteriosa e simpatica, con quelli che mi sono sembrati clarinetto, fagotti, archi e un tocco di pianoforte. Devo essere sincero, da Bill Condon (non condoM, leggete bene!) regista anche degli episodi finali della Twilight Saga ed ex di Ryan “AHS” Murphy, non me l’aspettavo. Bravo!
Un finale dolce e commovente, con Holmes che si mostra in tutta la sua sensibilità e saggezza, immerso nel meraviglioso verde dell’Inghilterra. Quindi non aspettate oltre… catapultatevi al cinema!
E dopo tutto questo, forza! Vi sfido a dire che questa immagine non ricorda Gandalf a passeggio per la Contea insieme a Frodo! ♥
A presto, #CinemaCovers! Aspetto i vostri commenti online e alla mail a dan@ilpuntoh.com!