“Luca era gay”, quando l’omofobia è una malattia da curare

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Luca Di Tolve Ero Gay cover copertina ilpuntohSe in Italia il cantante Povia millanta di una lobby gay che gli avrebbe remato contro dopo il bramo sanremese “Luca era gay”, pezzo in cui cantava la storia di un omosessuale convertitosi felicemente all’eterosessualità con una donna, un Luca che era gay nel mondo c’è davvero e, al contrario del cantante, continua invece a far soldi sulla sua ritrovata natura eterosessuale. Si tratta di Luca Di Tolve, autore del libro, manco a dirlo, Ero Gay, a Medjugorje ho trovato me stesso.

A raccogliere la testimonianza il portale inglese PinkNews, dal quale si legge che Di Tolve era gay perché permetteva a sé stesso di ascoltare il diavolo: «Succedeva perché Lucifero è il più potente di tutti gli angeli – dice l’“ex-gay” – e così lo si può sentire».

L’autore aggiunge inoltre che Satana porta la comunità gay nella “pena, disperazione e oscurità” attraverso una serie di “false promesse e piaceri sadici”.

Suggello di questo patto col demonio, che i gay siglerebbero, è sventolando alta la bandiera del “pride”, la bandiera arcobaleno (simbolo della pace): «La bandiera arcobaleno è stata disegnata da un attivista omosessuale, è la bandiera dei Gay Pride, mentre l’arcobaleno è il patto tra Dio e Noè. I colori sulla bandiera sono al contrario, e questo indicherebbe un patto col Diavolo».

Nel suo romanzo Di Tolve racconta di aver “curato” la propria omosessualità, dicendo che dopo aver abbandonato una vita di “assoluto peccato” è stato salvato dal movimento dei fondamentalisti Cattolici, utilizzando la sua scrittura come “prova” che essere omosessuali sia una scelta, piuttosto che un’attitudine genetica.

Probabilmente è banale dirlo, ma è molto più plausibile che il Diavolo serpeggi nell’animo degli assassini, in quello di coloro che uccidono brutalmente la propria donna per soldi o per l’amante, in quelli che ammazzano i propri figli, e in chi, ogni giorno, vive per vessare psicologicamente o fisicamente il prossimo, e non di certo in due uomini o due donne che, semplicemente, si amano.

Ma bisogna innanzitutto fare una premessa importante: la sessualità, come la stessa psiche umana, è infinitesimamente complessa, e pertanto ridurla ad una mera “scelta” di vita, soprattutto se a farlo è chi avrebbe vissuto tale condizione, è senza dubbio riduttivo, forviante per chi questo mondo non lo conosce o conosce appena e, soprattutto, superficiale. In secondo luogo parlare di “fondamentalisti Cattolici” come salvezza, in tempi in tempi di ISIS, è contraddittorio per quanti credono che il solo fondamentalismo islamico rappresenti per l’umanità un serio pericolo, e una contraddizione in termini per chi invece ritiene che Dio, fonte di amore universale, possa invece essere tanto crudele e discriminatorio per quella che, di fatto, è considerata fonte di AMORE UNIVERSALE, altrimenti lo stesso fondamento della Bibbia e la parola lasciataci da Gesù di amare “il prossimo” dovrebbero essere messe in discussione dagli stessi fondamentalisti Cattolici che attribuiscono grande importanza a tale scritto e parole

Sono gay da tutta una vita, ho sempre saputo di esserlo sin da quando avevo otto anni, e ho lottato fino all’età adulta contro me stesso per non esserlo, non perché pensassi fosse opera del Demonio, ma perché credevo ci fosse qualcosa di sbagliato in me, e lo credevo perché la nostra è una società che ancora oggi discrimina il diverso, con atti di bullismo o pregiudizi sociali o, grazie a persone come Luca Di Tolvo, che (si) raccontano la favola che essere gay è una scelta, come quella di mangiare pesce un giorno e carne l’altro.

Ho completamente risolto e superato i miei conflitti interiori, accettando di provare piacere con persone del mio stesso sesso, scoprendo che innamorarmi e amare un altro uomo non è così torbido, scabroso o demoniaco come tu, e persone come te, provate a raccontarlo. Quindi, mio caro Luca, l’amore non è una scelta o una malattia da “curare” come dici, l’omofobia sì.

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