Caro Babbo Natale, sono Piccolo Pegaso

Caro Babbo Natale, non ho mai capito se esiti o sei solo frutto dell’onda a immaginazione di un qualcuno inspiegabilmente fissato oltre ogni spiegazione razionale con il panno rosso e il feticcio per i curvy.
Non ho mai capito se sei lo stesso venerato in India e a Natale ti imbaracchi in quel modo perché hai freddo.
Non mi interessa.
Volevo, un po’ per tradizione, un po’ perché lo fanno tutti, un po’ perché non sapevo a chi altro cazzo chiedere.
Devo ammettere, e forse un po’ sono dispiaciuto di questo, che non ripongo una grande fiducia nelle tue capacità dopo he per anni invece di portarmi e farmi avere ciò che volevo esaudivi solo i desideri di mia madre, però forse accontenti solo gli adulti, e allora, metti che questa è la volta buona, sono grande, ti scrivo e va a finire che mi accontenti.
È una richiesta ragionevole dopotutto.
Niente soldi, niente oro, niente ricchezze, tanto ormai ci stanno i gratta e vinci per quello.
Ti scrivo semplicemente per chiederti se puoi, coi tuoi poteri, fare qualcosa per riportare nel mondo una tradizione ormai troppo rovinata dal tempo e dalle novità.
Il mondo ha bisogno della bellezza di una volta.
Ha bisogno dei concorsi di una volta.
Il mondo ha bisogno delle Miss di una volta.
Quelle ragazze belle che sfilavano in costume senza pretese.
Quelle ragazze che avevano un unico grande desiderio: LA PACE NEL MONDO.
E credo che mai come in questi ultimi tempi ne avremmo davvero tanto bisogno per ricominciare a credere che sia possibile.
Poi magari il ’42 ci accontentiamo di riviverlo sui libri.
Grazie Babbo Natale chiunque tu sia.

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