
Ciao! E buon 2016 cinematografico! Apriamo l’anno con un bel filmone di Steven Spielberg, scusate se è poco! #CinemaCove – vol. 20 dedica il suo articolo a Il ponte delle spie.
Stavolta si parla di fatti realmente accaduti. Quindi “ciao spoiler”, nel senso che, nei casi come questo, l’attenzione non cade prettamente su qualcosa che riguarda la trama da (non) rivelare, ma sulla trasmissione al pubblico della storia vera.
Il film racconta il delicatissimo periodo della Guerra Fredda riguardante la trattativa di scambio tra la spia russa Rudolf Abel, detenuto negli Stati Uniti, e Francis Gary Powers, pilota di un aereo-spia americano abbattuto e fatto prigioniero dai sovietici. L’incarico del negoziato viene affidato all’avvocato James Donovan, che riesce (agendo di testa sua) a fare di più: riportare a casa ANCHE uno studente di economia che era stato imprigionato dalla Polizia della Germania dell’Est, Frederic Pryor.
Il primo scambio avviene sul Ponte di Glienicke (Il Ponte delle spie del titolo) tra Berlino Ovest e la Germania Est a quel tempo separate dal Muro. Spielberg ce lo fa addirittura “vedere” in costruzione… impressionante!
L’altro giovane viene invece “restituito” agli americani presso il famosissimo Checkpoint Charlie. Ansiaaaaaa…!!! Si vive tutto, secondo per secondo. La marcata lentezza di un caos sociale urlante, il gelo dei luoghi e delle persone, il quasi perenne silenzio, la penombra di uffici e case in contrasto con buio fitto e luci accecanti delle prigioni. Una tensione che la sceneggiatura ha saputo creare alla perfezione. C’è anche lo zampino dei (non necessariamente amati) Fratelli Coen che, nonostante lo svolgimento del racconto dovesse essere strettamente legato alla realtà di quella parte del passato, si sono fatti sentire. Sembrava che non succedesse niente, invece succedeva tantissimo. Oltre due ore di immobilismo, di neve, di suspense… Bene! È così che doveva essere: portare lo spettatore ad un’immersione totale, come se si trovasse accanto ai personaggi. Il tutto potenziato, se possibile, da una direzione della fotografia eccellente, merito del due volte Premio Oscar Janusz Kaminski, al sedicesimo sodalizio con Spielberg.
Il Premio Oscar Tom Hanks è sempre una garanzia. Volto adattissimo anche a ruoli di questo tipo: giacca e cravatta, ufficio, tribunale, bicchierino di liquore, scrivania, parole intense. Qui ha fatto quasi tutto con gli occhi. Bravo anche l’inglese Mark Rylance che fa la sua bella figura nel ruolo della spia russa. È candidato al Golden Globe 2016 come attore non protagonista. Vi basta?
In un primo momento, non mi capacitavo dell’uscita al cinema de Il ponte delle spie a ridosso delle feste di Natale, poi ho capito che un’alternativa così ci voleva. Non a caso anche questo film fa il tutto esaurito. Sì, nonostante parli della Guerra Fredda. Confermo: da vedere in sala.
Per alleggerire un po’ il carico, data la corposità del tema, vi saluto con un pensiero che mi aleggia intorno da quando sono uscito dal cinema: Tom Hanks e un treno innevato —> Polar Express! Non c’è niente da fare, è più forte di me!
Alla prossima settimana!
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