
“Dove guarderesti Potter, se ti chiedessi di trovarmi un bezoar?”
Chi oserebbe rispondere (esclusa Hermione figuriamoci) senza conoscere la risposta a questa, ormai celebre, domanda fatta da Severus Piton con la mantella nera, il caschetto corvino e il naso immenso minaccioso come la pinna di uno squalo nell’oceano?
È il primo ricordo che affiora dalle mie tempie appena ci avvicino la bacchetta: un sotterraneo, pietra, muffa, odore di muschio, provette, calderoni e libri di ricette, banchi e studenti seduti composti e silenziosi, sovrastato dalla presenza inquietante del professore di pozioni di Hogwarts.
Avevo undici anni quando ho letto per la prima volta “Harry Potter e la pietra filosofale” (undici guardacaso) e da quel momento per i successivi sette anni, ho nutrito un odio profondo, desiderando continuamente la sconfitta, di quel personaggio, apparentemente orribile, che era il professor Piton.
Il cinema mi ha fatto conoscere così Alan Rickman, come l’arcigno Severus Piton, desideroso di rivalsa su James Potter, per invidie e rabbie giovanili, legato al ricordo del suo amore perduto, costretto a rivederlo negli occhi del figlio di quella donna che non aveva mai abbandonato il suo cuore.
Un personaggio che ho sempre odiato, fino ai segnali contraddittori lanciati dalla Rowling negli ultimi capitoli della saga.
Un personaggio che ne “I doni della Morte” riacquista la sua vera identità, impone la sua reale importanza nella storia e lascia il segno guidando con Albus Silente la sequenza degli eventi che porteranno alla sconfitta di Lord Voldemort.
Un personaggio che sembra malato d’amore ed incapace di comprenderlo.
Un personaggio che invece ama davvero fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo pensiero sempre rivolto a lei, Lily Evans.
“«Ma è commovente, Severus» osservò Silente, serio.«Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?»
«A lui?» Urlò Piton «Expecto Patronum!»
Dalla punta della sua bacchetta affiorò la cerva d’argento: atterrò sul pavimento dell’ufficio, fece un balzo e si tuffò fuori dalla finestra. Silente la guardò volar via e quando il suo bagliore argenteo svanì si rivolse a Piton, con gli occhi pieni di lacrime.
«Dopo tutto questo tempo?»
«Sempre» rispose Piton.”
Severus Piton, Alan Rickman.
Per me come per molti, appassionati e fedeli o meno, sono la stessa persona.
Scrivo e non riesco a non emozionarmi (commuovermi forse), rileggendo il dialogo tra i due presidi più grandi di Hogwarts.
Non riesco a non emozionarmi ripensando al Patronus che prende le forme di una cerva, come quello di Lily.
Non riesco a non emozionarmi sapendo che l’uomo che ha dato vita, forma e voce a Severus non ci sia più.
Non riesco a non emozionarmi pensando che ora Severus Alan Rickman Piton, potrà, forse rivedere finalmente la sua Lily.
“La morte è solo l’inizio di una nuova grande avventura” A.P.W.B. Silente.