
Inauguriamo oggi la rubrica del #discodelladomenica sul puntoH, con un tributo più che doveroso ad un artista scomparso da poco: David Bowie.
Il disco di oggi è “Aladdin Sane“, uno dei più famosi del Duca Bianco, un disco atipico rispetto a tutto quello che avevo ascoltato fino ad allora.
Aladdin Sane è stata la mia iniziazione al lavoro del Duca Bianco, e da allora ho cercato di conoscerlo il più possibile, affascinato dalla sua figura così grande.
L’album è stato pubblicato il 13 aprile 1973 e arriva ad un anno di distanza da “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars“, album ricordato per “Starman“, una delle canzoni più influenti dell’intero repertorio di Bowie.
Aladdin Sane viene concepito come una sorta di viaggio di Ziggy in America, i B rani dell’album sono ricchi di riferimenti agli Stati Uniti e in quasi tutte le canzoni si viene rimandati a città grandi americane, New York-Los Angeles-Detroit, in un tour ideale compiuto attraverso la musica.
Il titolo è emblematico, un gioco di parole a doppia valenza: Aladdin sane (Aladino sano di mente) diventa A – lad – insane (un ragazzo pazzo).
“Drive In Saturday“, brano del disco, venne pubblicato quasi in concomitanza con l’album, su 45 giri, ma, purtroppo, non uscì mai in America dato che la casa discografica produttrice preferì pubblicare “Time“, un brano dal sapore vintage, un salto nel passato, tra i ricordi, accompagnato dal pianoforte combinati sapientemente a passaggi che rimandano al jazz.
Aladdin Sane, con la sua complessità, tra sonorità dal retrogusto jazz e poi rock’n roll conciso ed immediato, gettò le basi per la svolta stilistica di Bowie nei successivi lavori della sua carriera immensa.
David Bowie ci ha lasciato ma non completamente, la sua musica echeggerà per sempre e Aladdin Sane è uno dei frammenti più significativi della sua arte
«Era la mia idea dell’America rock’n’roll; è un po’ Ziggy in America»
– David Bowie
Un maestro.
Non ci sono altre parole..