Unioni Civili: Questo non è tuo padre, questa non è tua madre.

La questione è semplice: eliminare una profonda discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Essere gay non è una malattia, non è un disturbo, non è una condizione invalidante, non preclude carriere lavorative appagante e (perché no) di alto profilo, non sovverte l’ordine sociale, non preclude agli altri di vivere le proprie vite.

Diciamolo una volta per tutte: essere omosessuali è normale. Lo è. Lo è nel significato più semplice del termine normalità. L’omosessualità è sempre esistita, non è una condizione esclusivamente umana. L’Organizzazione mondiale della sanità la definisce da quasi 30 anni come “variante naturale del comportamento umano“, di conseguenza anche le relazioni omosessuali sono naturali, tanto quanto possono essere sane (o malate) le relazioni eterosessuali.

La logica conseguente vorrebbe che queste relazioni siano trattate dal legislatore allo stesso modo di quelle delle coppie eterosessuali. E così è, almeno nella maggior parte delle società occidentali, in tutte le società che noi definiamo “avanzate” meno che in Italia, ovviamente.

Non voglio discutere, adesso, sui perché e percome, sui motivi di tanto ottuso ostruzionismo, sulla presunta superiorità morale ed etica di chi si dice contrario a tutelare le unioni omosessuali, vantando motivi religiosi, per poi pubblicamente contraddire ogni precetto e prescrizione del proprio credo.

I figli delle coppie omosessuali crescono male. I figli delle coppie gay crescono gay. Una coppia gay non potrà mai insegnare l’alterità. Una coppia gay non conosce l’alterità. I gay vogliono soddisfare dei capricci. Le coppie gay facciano come vogliono ma a casa loro. Non servono le unioni civili, se un gay si vuole sposare lo può fare: prenda un* dell’altro sesso!

Non mi soffermerò nemmeno sul semplicismo “coppia eterosessuale uguale famiglia del Mulino Bianco”. Tutti sappiamo quanti e quali problemi affliggono le nostre famiglie, semplici litigi, difficoltà economiche, problemi relazionali fino ad arrivare ad episodi di violenza fisica e psicologica.

Vi è poi un’ampia letteratura, frutto di studi trentennali (perché sì, anche se nel nostro paese non esiste legislazione in merito queste famiglie esistono) che smentisce punto per punto ogni obiezione sull’incapacità di una coppia gay di crescere, accudire e rendere felice un bambino.

“Bisogna pensare ai bambini” è il mantra che si ripete tutte le volte che si affronta il nodo più spinoso del ddl Cirinnà. Bene, pensiamo ai bambini: ritenete che questi genitori non siano degni di crescere ed educare i loro figli? Prendetevi questa responsabilità, andate davanti ad ognuno di loro e diteglielo. Dite ai quei bambini: questo non è tuo padre, questa non è tua madre.

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