L’omofobia tra le mura domestiche

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Si dice che la verità rende liberi, eppure niente per un gay è difficile quanto rivelare se stesso alla propria famiglia per esserlo davvero. Spesso fingiamo, trascorriamo a volte anche tutta la vita a fingerci qualcos’altro, a fingerci qualcun altro, vivendo con discrezione o ostentando interesse per le ragazze o, addirittura, sposandosi, per non vivere l’imbarazzo e la vergogna che la propria famiglia proverebbe nel saperti omosessuale.

Sacrifichiamo la nostra stessa felicità, con epiloghi giovanili spesso sfociati nel suicidio, o una vita che, al pari di una recita teatrale finisce con la calata del sipario, vivendo amori e tormenti all’ombra di un sorriso finto.

Madri disperate, padri imbarazzati, fratelli astiosi. È spesso nelle mura domestiche che nasce l’omofobia più feroce, che alimenta una società cieca che si rifiuta di vedere la verità.

Ci allontaniamo lentamente, ma inesorabilmente dalla famiglia. Andiamo via, scegliamo di vivere in esilio, mantenendo una parvenza professionale o eterosessuale.

Sono le bende sugli occhi, il silenzio di chi non osa pronunciare, quelle parole che proprio non si vogliono udire a generare generazioni omofobe, ignoranti, che percepiscono l’omosessualità come qualcosa di sbagliato e di cui doversi vergognare.

Se tutti i genitori, i fratelli, i parenti rivolgessero ai propri figli e fratelli la semplice domanda “Sei felice?” probabilmente le incomprensioni, l’omofobia, l’astio non avrebbero modo di esistere o serpeggiare tra partiti e cittadini che discriminano e vogliono sottrarre diritti.

Forse anche vostro figlio, vostro fratello, quel vostro lontano parente non è solo sensibile o stravagante, o un “artista”. Non ascolta Madonna o Lady Gaga solo perché ha bei gusti musicali. Forse è gay, ma ha paura di dirvelo, teme il vostro giudizio, la delusione, i pianti, le isterie. Teme che gli vogliate meno bene, che lo rinneghiate o che la vostra considerazione nei suoi riguardi possa cambiare.

Non siate quella famiglia che finge di non vedere puntando il dito verso il prossimo. Ascoltate, aprite gli occhi, svegliatevi. Questo mondo è già maledettamente difficile: date a vostro figlio l’opportunità di vivere serenamente la propria omosessualità.

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