Dopo Bruxelles. Restiamo uniti. Restiamo umani.

Avrei dovuto scrivere il mio consueto articolo umoristico, sulla tettona zoccola di turno o su qualche stupida moda diffusa dalla televisione.
Ma oggi no. Oggi non c’è spazio per il divertissement. Perché l’Europa è stata attaccata. Di nuovo. Oltretutto la stessa città che solo circa un mese fa venne messa in ginocchio dal terrorismo.

Una città che era in stato di allerta e che, nonostante ciò, è stata di nuovo colpita al cuore. E questo ci fa sentire impotenti, tremendamente piccoli e indifesi.
Bruxelles oggi piange e noi piangiamo con lei. Perché il terrorismo è qui. Accanto a noi. Vivo e vegeto. E senza paura.
Hanno colpito loro, e prima i francesi, gli inglesi e gli spagnoli. Perché non dovrebbero prendersela anche con noi?
Vi scrivo da Milano. Ogni giorno prendo la metropolitana e vado a lavorare, vado in palestra, al cinema, esco con i miei amici. Faccio una vita comune, come quella di milioni di altre persone. Ma adesso c’è ancora di più la paura. Perché i morti di Bruxelles, Parigi e Madrid erano persone come me. Come tutti noi.
Lo scorsa Pasqua passai un weekend stupendo nella capitale belga: ricordo perfettamente la parte più europea e caratteristica che ti faceva sentire un po’ a casa, i vicoli stretti con le cioccolaterie, la calca di turisti in coda per fotografare il celebre monumento del bimbo che fa la pipì: il Manneken Pis. Respiravo una sorta di sensazione di antico e profondamente europeo. Stupefacente, d’altro canto, la zona del Parlamento europeo: grattacieli all’avanguardia e il meraviglioso Parco del Cinquantenario. Per non parlare dell’imponente Atomium. Le sensazioni che questa città mi diede erano di grande serenità, ordine e pace. Guardando le tragiche foto della strage di questi giorni, quasi non la riconosco.
E allora ti viene ovviamente da dirti ‘E’ successo a loro, potrebbe succedere anche a me’. Potrei morire o trovarmi con la casa rasa al suolo. Perdere tutto.
Ma è questo che i terroristi vogliono che pensiamo. Colpirci e farci vivere nel terrore più puro. E qui deve stare la differenza tra intento e risultato.
Non ci si può certo chiudere in casa e smettere di vivere. Bisogna andare avanti e rialzarsi. La voglia di vivere deve essere più forte e potente del terrore.
Ci vuole una forza sovrumana per reagire a tutto questo, ma la storia ci ha insegnato che è possibile.

Pillole pacifiste. Reagire si può. Si deve, loro l’hanno fatto:

1- Attentato a Beirut, 12 novembre 2015. In un meraviglioso articolo intitolato ‘Letter from Beirut: It is never just a bomb’, pubblicato in italiano su Valigia Blu, il medico libanese Elie Fares racconta di come abbia visto sgretolarsi la sua amata città ma anche di come i suoi connazionali si siano subito rimboccati le maniche, facendo fronte comune per soccorrere e proteggere i loro concittadini feriti. Qui il link dell’articolo.

2 – Strage di Parigi, 13 novembre 2015. La giornalista italiana e musulmana Sabika Shah Povia, scrive un articolo in cui rimarca la differenza tra terrorismo e cultura musulmana. Esortando all’unione di tutte le religioni contro la violenza e il terrore. E concludendo con una semplice ma efficace frase: ‘Restiamo uniti. Restiamo umani.’ Ecco l’articolo completo

3 – Attentato a Madrid, 11 marzo 2004. Il giorno successivo alla tragedia dei treni esplosi, nella capitale spagnola si tiene una manifestazione ufficiale convocata dal governo. I negozi chiudono in anticipo e 2,3 milioni di persone si riversano per le strade di Madrid (che conta circa 4 milioni di abitanti) sotto una fitta pioggia con i motti ‘Todos íbamos en ese tren’ (tutti viaggiavamo in quei treni). ‘No estamos todos: faltan 200’  (non siamo tutti qui: ne mancano 200) e España unida jamás será vencida’  (Spagna unita non sarà mai vinta). Oltre alle figure istituzionali del governo, partecipano anche il Principe Felipe e le infanti di Spagna. Evento storico senza precedenti.

4 – Attacco alla sede di Charlie Hebdo, Parigi, 7 gennaio 2015. Il regista Clément Lefer e la sua troupe l’11 gennaio scendono in strada per filmare la manifestazione convocata a Parigi per rendere omaggio alle vittime degli attentati terroristici.

Alle atrocità commesse, abbiamo risposto con un messaggio d’umanità. In Francia, la libertà è quello che ci spinge ad andare avanti.

Questo lavoro ha il titolo di ‘Cartouche’, un gioco di parole intraducibile in italiano. Cartouche significa cartuccia, ma anche cartiglio: ovvero il riquadro usato nei fumetti per introdurre la storia, fornendo particolari indispensabili per la sua comprensione.

5 –  Attentato alle Torri gemelle, 11 settembre 2001. Un attacco feroce e devastante che cambierà per sempre l’intero pianeta, colpendo gli Stati Uniti d’America. Molti agenti di polizia e soccorritori di altre parti del paese prendono dei permessi speciali dal lavoro per recarsi a New York ad assistere i propri colleghi nel recupero dei corpi dalle macerie delle Torri gemelle. Le donazioni di sangue hanno un immediato incremento nell’intero paese.  Per la prima volta nella storia, tutti i velivoli civili degli Stati Uniti e di altri paesi che non effettuavano servizi di emergenza, vengono immediatamente fatti atterrare, causando innumerevoli disagi a migliaia di passeggeri di tutto il mondo. Il Presidente Bush e il sindaco Giuliani reagiscono subito alla tragedia, esortando la popolazione a reagire, indicendo nove giorni di sforzi di salvataggio e ricostruzione della città. Molti fondi vengono immediatamente stanziati per assistere finanziariamente i sopravvissuti e le famiglie delle vittime degli attacchi.

Dopo una caduta ci si rialza, più forti e determinati di prima. Quando qualcosa si rompe, sistemiamo i pezzi e cerchiamo di rimetterli insieme, usando la colla della speranza e della volontà. Se i governi tentennano, i popoli si mettono al lavoro e ripartono da zero. E’ già successo, succederà anche stavolta.

Io ci credo.

Ci voglio credere.

Tracio

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