
Chi è l’amico immaginario per eccellenza?
Ripensavo a quando da bambino, giocando con mia sorella, quelle volte in cui il gioco non era il wrestling, capitava che non fossimo soli, ma prendessimo il The o facessimo colazione con i nostri amici immaginari.
L’amico immaginario era invisibile, e come ci si aspetta da un buon amico immaginario, silenzioso, inspiegabile, che faceva e diceva qualunque cosa io volessi senza mai farmi sbagliare.
Era bello avere un amico immaginario dalla mia parte a cui dare le colpe di piccole sciocchezze che accadevano, tipo bagni allagati o letti ribaltati, perché nessuno poteva vederlo nè sentirlo, quindi io potevo fargli dire di tutto, a mio favore.
Potevo chiedere porzioni doppie.
Potevo farmi istituire come capo del mondo, tanto nessuno avrebbe potuto contraddirlo.
E, quando mi mettevo davvero d’impegno, riuscivo a convincere anche gli altri bambini della sua esistenza.
Ma io ci credevo.
Avevo fiducia.
Poi un giorno è sparito.
Ho aspettato tre giorni, ma non è tornato.
Ci sono rimasto molto male a quell’epoca.
Non capivo perché proprio io dovessi rimanere senza un amico immaginario su cui contare in caso di bisogno.
Con cui pelare in caso di disperazione.
A cui chiedere aiuto ogni volta fosse servito.
Poi nonna mi ha portato in chiesa!