India, libera donna chiusa in un ospedale psichiatrico perché lesbica

A meno di un mese dalla storica decisione di abrogare la sezione 337, che criminalizzava il sesso tra persone dello stesso genere, la Corte Suprema indiana ha per la prima volta concesso ad una coppia lesbica di convivere.

Aruna, 24enne, e S. Sreeja, 40enne, avevano deciso di convivere quando la famiglia della prima si è opposta, dichiarandola dispersa e scatenando la reazione della polizia, che l’ha trattenuta e portata via da casa sua dopo averla trovata.
Un magistrato locale, dopo aver analizzato il caso, ha deciso di rilasciare Aruna ma non appena uscita dal tribunale “lei e la sua compagna sono state maltrattate e la donna più giovane è stata portata via” ha raccontato l’avvocato di Sreeja, Preetah KK.
La donna, dopo essere stata rapita dalla famiglia, è stata rinchiusa in un ospedale psichiatrico a Thiruvananthapuram. Quando la compagna lo ha scoperto, ha fatto istanza alla Corte Suprema, ottenendo il diritto di convivere con la compagna di due anni.
“Lei [Aruna] ha detto di voler vivere con la richiedente. In base al verdetto della Corte Suprema, le è stato permesso di vivere con la richiedente” ha dichiarato l’avvocato, sottolineando l’importanza dell’abrogazione unanime della sezione 337, decisione celebrata vivacemente in tutto il paese.
Il caso di Arun e Sreeja è solo uno dei moltissimi casi di discriminazione verso le coppie lesbiche in un paese conservatore come l’India.
A giugno una coppia si è suicidata ed ha ucciso la figlia di tre anni a causa delle pressioni da parte della comunità, dicendo di aver voluto “allontanar[si] dal mondo così da potersi unire, ma il mondo non le ha fatte vivere”.
A marzo invece la preside di una scuola a Calcutta ha costretto dieci studentesse ha firmare una lettera che dichiarava che fossero lesbiche e mostrarla ai genitori come punizione per la loro amicizia troppo stretta, dopo aver ricevuto diverse lamentele.
Questa decisione però mostra un desiderio di svolta nel paese asiatico.

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