
Ci sono un sacco di cose meravigliose nella vita: un tramonto sul mare, la pizza, una musica struggente e gli orgasmi; che siano da soli, in compagnia, multipli o silenziosi queste complesse reazioni neuro-muscolari involontarie (grazie Wiki) scandiscono i nostri momenti di privacy dove ci liberiamo dalle inibizioni e semplicemente godiamo; e in una vita di coppia, nonostante il grande amore, può mancare questo fattore?
Scopriamolo con la nostra nuova recensione!
Tirate fuori i pop corn Dolcezze!
The Feels
Pellicola del 2017, alcuni siti la datano 2018 nonostante sia stata presentata al New York Lesbian and Gay Film Festival dove ha vinto come miglior film; è un film tutto in rosa, dalla regista Jenée LaMarque, che vediamo davanti alla telecamera nel ruolo di Nikki, la sorella di una delle due protagoniste, al cast, composto da altri sei interpreti di cui solo uno uomo.
La peculiarità del cast è che tra gli interpreti c’era già un rapporto di amicizia il che ha reso la recitazione (e anche le improvvisazioni a detta della regista) molto conviviale cosa che ha pesato però sul prodotto finale; tra gli attori Ever Mainard, che interpreta “Regular” Helen, ha vinto il premio come miglior attrice al Long Beach QFilm Festival e al L.A. Outfest.
La Storia
Andi e Lu stanno per sposarsi, e per festeggiare l’addio al nubilato decidono di passare il weekend in una bella villa assieme agli amici più stretti; non appena si alzano i gomiti e qualche pasticca entra in circolo il gruppo inizia a tirar fuori i loro più reconditi segreti: dal divorzio della sorella di Lu al fatto che quest’ultima non ha mai raggiunto l’orgasmo spiazzando così la compagna.
Saprà la coppia a superare questo imprevisto?
“You’re nothing but a lot of talk and badge!!!”
C’è una cosa che accomuna i film lesbo: tante parole, sesso proposto senza mezze misure e drama e questa pellicola non esce dai contorni di mezza virgola, mettiamoci pure il fatto che è possibile trovarlo solo in lingua originale quindi, a meno che non mastichi la lingua come una morbida Fruit Joy, ti becchi un’ora e mezza di sottotitoli che manco la Passione di Cristo di Mel Gibson.Un punto su cui la pellicola non lavora, ma che lancia in modo anche piuttosto interessante tramite degli spezzoni che sembrano i confessionali del GF, è come i personaggi hanno scoperto l’orgasmo o come vivono la loro sessualità: chi grazie allo scorrimano delle scale dove era solita scivolare, chi in tarda età perché il suo paese d’origine lo considera un peccato e così via; ogni attore parla rivolto alla telecamera rendendo lo spettatore partecipe dei loro segreti, ma senza alla fin fine dare un senso alla cosa.
Nell’insieme è il classico film LGBT che cerca di unire la normale commedia con un lieto fine a tematiche private senza però creare un legame tra lo spettatore e la storia; nota positiva per le due attrici protagoniste che riescono a salvare in corner la pellicola con una scena queen drama magistrale.